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La piaga del turismo dell’orrore e della spettacolarizzazione della cronaca nera

Negli ultimi anni, si è sviluppato il fenomeno del turismo dell’orrore, correlato alla spettacolarizzazione della cronaca nera. Vediamo in cosa consiste questo fenomeno.

 

Fonte foto: Il Secolo XIX

 

Negli anni la televisione è molto mutata: sono cambiate le trasmissioni ed il loro genere.
Se prima il palinsesto era ricco di talk-show e giochi a premi, con gli anni sono aumentate le trasmissioni con al centro la cronaca nera.

Negli ultimi anni, abbiamo visto i mezzi d’informazione, prevalentemente televisioni e giornali, occuparsi di cronaca nera. Ma non ci si limita più ad una semplice trasmissione di notizie: i casi di cronaca nera vengono dissezionati, scarnificati ed esplorati per poter estrapolare ogni più piccolo dettaglio, anche il più misero ed insignificante che potrebbe essere utile ad aumentare l’audience.

La spettacolarizzazione della cronaca nera è un fenomeno relativamente recente e che è presente in ogni mezzo d’informazione.

Casi di cronaca nera vengono trascinati per giorni, per mesi, ma anche per anni, sotto i nostri occhi, anche senza apparente motivo, imprimendoli nella nostra memoria.
Ma perché siamo così bombardati da queste storie?
E questo bombardamento quali meccanismi fa scattare nel pubblico e a quali conseguenze porta?

Tutto ciò fa parte della cosiddetta “tv del dolore”, le cui caratteristiche sono: la raffigurazione strumentale del dolore medesimo, continuamente esibito mediante volti affranti, pianti ed accanimenti morbosi; la sua spettacolarizzazione, mediante una forma inappropriata del racconto, con conduttori che spesso alimentano il dramma e prima ancora i litigi in pubblico e che possono avere anche atteggiamenti irrispettosi verso la vittima; l’eccesso patemico del racconto (con immagini e testi allarmanti); l’esasperazione della notizia, anche grazie all’uso di un linguaggio evocativo e sempre meno obiettivo; la ricerca spasmodica di qualche retroscena, meglio se morboso; l’uso frequente, ai limiti dell’ossessività delle immagini della vicenda, riproposte a ripetizione.

Fonte foto: Pontilenews

L’evento che portò alla rottura dei confini dei generi televisivi differenti, in Italia, fu la tragedia di Vermicino, quando si mescolarono informazione ed intrattenimento.
Vermicino segnò l’inizio della spettacolarizzazione della cronaca nera nella televisione italiana. Il protagonista fu Alfredino Rampi, un bambino che cadde in un pozzo in una località vicino Roma.
La sua vicenda fu interamente trasmessa in diretta televisiva sulla Rai (fu la prima diretta così lunga della televisione italiana, dovuta anche alle assidue richieste da parte dei telespettatori, preoccupati delle sorti di Alfredino).
Niente fu tralasciato in quell’occasione: fu ripreso il tentativo di salvataggio, furono pubblicate le foto del bambino, furono fatte ipotesi sulla vicenda, ma soprattutto, fu trasmessa la voce di Alfredino per tutta la durata della diretta.
Purtroppo Alfredino morì prima di essere salvato e la sua agonia fu trasmessa interamente in diretta, davanti agli occhi di migliaia di italiani.

Fonte foto: Corriere della Sera

 

Vermicino fu solo il primo caso di amplificazione di un caso di cronaca nera, seguirono il delitto di Cogne, il caso del piccolo Tommy, il delitto di Perugia, il delitto di Avetrana e tanti altri.
Tutti gli episodi sono stati messi sotto la lente d’ingrandimento dei media, dagli inizi al processo. I personaggi interessati e le loro famiglie sono diventati personaggi “famosi”.

Un fenomeno sviluppatosi parallelamente alla spettacolarizzazione della cronaca nera è il “turismo dell’orrore”.

I luoghi dove sono avvenuti delitti efferati diventano luoghi di visita per curiosi, che vogliono vedere da vicino ciò che appare in tv da giorni.
Su diversi siti Internet, molti di essi specializzati in occultismo e misteri, da alcuni anni, vengono proposti veri e propri “tour dell’orrore”.

Molte sono le mete, in tutto il mondo, destinazioni di questo nuovo tipo di turismo: il World Trade Center a New York; la cittadina di Pripyat, in Ucraina, resa inabitabile dal 1986, dal disastro di Chernobyl; il Pont del l’Alma a Parigi, dove perse la vita la principessa Diana Spencer; in Italia, sono presenti la villetta di Cogne, l’isola del Giglio dove, fino a poco tempo fa, vi erano i resti della nave Costa Concordia dopo l’incidente e la villetta di Avetrana.

Fonte foto: The Vision

Dove c’è domanda, ovviamente si creerà un’offerta, quindi ecco nascere dei veri e propri tour turistici per visitare i “luoghi famosi per la cronaca nera”, come il tour per i “luoghi famosi degli omicidi di mafia” che culmina con un “tradizionale pranzo siciliano” (il tutto organizzato da un’agenzia di viaggi con sede a Londra).
Negli Stati Uniti, invece, esiste un tour guidato che, al costo di 4mila dollari, permette una gita con Angelo Provenzano come guida, il figlio del boss mafioso Bernardo.

Fonte foto: Tp24

 

La grande risonanza mediatica di certi fatti di cronaca porta lo spettatore ad incuriosirsi, a sviluppare un interesse morboso per la vicenda che può portarlo a voler avvicinarsi ed a toccare con mano. Così parte per i luoghi dove si sono svolte tragedie, come disastri naturali, attentati ed omicidi. Andare in questi posti è più un toccare con mano qualcosa che vediamo solo in tv, invece di comprendere realmente quale storia ci sia dietro.
È proprio qui che s’intreccia il dovere di cronaca ed il voyeurismo.

Molte trasmissioni televisive di oggi spacciano per “interesse sociale” la macabra spettacolarizzazione di fatti di cronaca nera.

Così, luoghi come la villetta di Cogne, la nave della Costa Concordia ed i campi di concentramento diventano sfondo di fotografie, postate con leggerezza sui social ed allegate da didascalie in cui si esprime il proprio fatuo dolore.
È forse intrinseco nell’essere umano la voglia di toccare con mano un luogo in cui è avvenuta una tragedia, ma questo tipo di psicologia, che ormai si è radicata nella mentalità dell’essere umano, è stata sviluppata da un interesse macabro creato dal nuovo volto dei mass media.

 

Siamo nell’era del fatuo, della spettacolarizzazione e della commercializzazione; il tutto viene ridotto ad un semplice fatto di

marketing, che costruisce teatrini per spettatori curiosi, che trovano del piacere visitando luoghi dell’orrore.

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