La kermesse musicale nostrana più attesa dell’anno prende vita sulle note del direttore artistico Claudio Baglioni. L’energia del cantante è il miglior veicolo per proiettare lo spettatore direttamente nell’atmosfera sanremese e la sua prova canora supera l’eccellenza. Baglioni continua ad incantare gli italiani con la propria voce calda, ma saprà fare altrettanto con i brani, da lui selezionati, in gara?
Il sessantanovesimo Festival di Sanremo ha inizio.
Renga
Ad inaugurare il palco dell’Ariston è Francesco Renga.
All’ottava partecipazione, il cantante friulano apre le danze sul palco con “Aspetto che torni”. Il testo e tipicamente sanremese, e l’incipit della canzone pare la delicata carezza dell’autore alla propria amata. Mano a mano che le strofe scorrono, sgorga fuori la potenza canora di Renga, che viene leggermente tradito dall’emozione. Una prova convincente, che lo proietta già nell’Olimpo dei favoriti.
Nino d’Angelo e Livio Cori
Dopo Renga, è il momento di Nino d’Angelo e Livio Cori, due generazioni napoletane DOC a commistionarsi sul palco più importante d’Italia. La prova di Cori merita ampiamente la sufficienza, ma scompare, completamente, l’icona neomelodica partenopea, che anziché risaltare il pezzo, lo appesantisce. “Un’altra luce” non decolla.
Nek
Tocca a Nek risollevare le sorti di una serata nata non sotto la migliore stella. “Mi farò trovare pronto” recupera prontamente la situazione. La canzone è tipicamente sanremese nel testo, ma la melodia pop-elettronica è davvero travolgente. La potenza canora dell’autore emiliano trascina la barca in porto, anche grazie ad un ritornello particolarmente efficace. “Sono pronto a non essere mai pronto” è già entrata nella testa, e nel cuore, degli spettatori, che lo portano in trionfo al termine del brano.
The Zen Circus
Dopo la pausa pubblicitaria, sono i The Zen Circus ad occupare il palco. La quarta band in gara si esibisce con una prova canora di forza, decisamente rock e ritmata. Il testo si discosta prepotentemente da quelli che l’hanno preceduta, e conferisce a “L’amore è una dittatura” una grande presenza scenica. Il pubblico appare un po’ tiepido, ma questi ragazzi meritano di andare lontano nella competizione.
Virginia Raffaele da di nuovo spettacolo sul palco. Bisio regge molto bene il gioco alla comica, dando vita ad una grande alchimia.
Il Volo
Quinti a salire sul palco Il Volo, con “Musica che resta”.
Dopo aver trionfato nel 2015 con “Grande amore”, il trio di lirici italiani tornano sul palco dell’Ariston con una prova decisamente convincente. Un’inno d’amore nei confronti della musica stessa. Stupisce l’alchimia con cui le voci si mescolano e si regolano tra di loro, dando via a quel principio meraviglioso che è l’olismo e che è proprio la forza di questo gruppo.
Il pubblico li tributa con un tripudio, ma i tre compiono uno scivolone andandosene a metà dell’applauso. Per fortuna, c’è Claudio Bisio a riprenderli prontamente.
Bertè
Sesta in gara Loredana Bertè. La sorella dell’indimenticabile Mia Martini, recentemente tornata alla ribalta delle cronache proprio con il film a lei dedicato, si presenta con un pezzo con il suo stile pienamente rock. Rispetto alle ultime apparizioni sul palco dell’Ariston, quest’anno la Bertè pare molto più concentrata e prestante canoricamente. Tecnicamente, è una delle migliori
“Cosa vuoi da me”, la canzone in gara, è un inno che celebra l’indipendenza e la libertà, senza soccombere alle grandi pressioni. Una dedica, una carezza rock alla sorella.
“Ci vuole soltanto una vita per essere un attimo” è il verso più riuscito del festival sinora.
L’Ariston ricompensa una grande prova con un trionfo: tutta la platea si alza per applaudire la carriera di una leggenda italiana.
Primo grande ospite della serata è il Maestro Andrea Bocelli, con “Il mare calmo della sera”. Prova eccelsa di questa icona della musica italiana, che commuove gli spettatori presenti con l’ennesima dedica all’amore di una vita: la musica. Il pubblico lo tributa, giustamente, con una standing ovation.
Particolarmente commovente è il passaggio di consegne del “chiodo”, il giubotto con cui il mitico Andrea si presentò, per la prima volta, sul palco. Ad ereditarlo è il figlio, Matteo, con il quale il grande maestro si esibisce nella canzone che sta sbancando le classifiche musicali mondiali, “Follow me”. Il brano convince, e se fosse stata in gara non avrebbe problemi a stravincere la kermesse.
Silvestri ft. Rancore
Bisio regala la prima papera del 2019, ma recupera alla grande con l’ironia che lo contraddistingue. Lo scivolone è arrivato sulla presentazione di Daniele Silvestri ft. Rancore, settimi concorrenti in gara con “Argento vivo”.
A dispetto delle altre canzoni in gara, quella presentata dall’autore romano ha portato la prima canzone sociale. Al centro del testo c’è il dramma adolescenziale dei millenials, rinchiusi dietro schemi virtuali e repressi nel loro animo. La partecipazione di Rancore è un plus per la canzone, perchè la apre anche al pubblico a cui essa è diretta: la fascia dei più giovani.
Silvestri, in anteprima, aveva dichiarato che la canzone sarebbe stata “un cazzotto in un occhio”. Per la violenza, la crudezza e la schiettezza del testo, mai definizione fu più azzeccata.
Tiepida reazione dell’Ariston, certamente sorpreso dal pezzo.
Bisio, in un breve monologo, interviene a difendere il direttore artistico Claudio Baglioni dalle polemiche politiche insorte nei giorni scorsi. Con classe, stile e un poco di umorismo riduce in poltiglia il polverone sollevato.
Carta & Shade
Dopo una nuova esibizione del direttore artistico, sono Federica Carta e Shade ad ereditare il testimone. “Senza farlo apposta” gioca sulla sottile soglia tra neomelodico e rap. Nulla di nuovo, dunque, sotto il cielo ligure. Carta convice con una buona prestazione canore che ne esalta le doti artistiche, mentre Shade si lascia andare nei suoi versi senza tradire un briciolo di emozione.
Giovani, talentuosi, ma con un pezzo troppo tradizionalista, che li tradisce leggermente.
Ultimo
Nono concorrente in gara è Ultimo, vincitore della categoria giovani dello scorso anno. “I tuoi particolari” stupisce e convince il pubblico. Il testo profondo e la voce potente dell’autore proiettano il giovane nelle posizioni di vertice di questa chermesse. Se qualcuno volesse esprimere ancora qualche dubbio su questo giovane, dovrebbe decisamente rivedere i propri gusti musicali.
Bravo, bravo, bravo.
Turci
Pierfrancesco Favino, altro superospite, chiama sul palco Paola Turci, con “L’ultimo ostacolo“. La prova della cantante è particolarmente convincente, e la sua voce dolce accompagna tutto il testo in una commovente conclusione.
Motta
Nonostante il grande talento dell’undicesimo cantante della kermesse, Motta, “Dov’è l’Italia” riceve un tiepido tributo dalla platea. La canzone è potente e ben ritmata, mentre il ritornello, parecchio orecchiabile, resterà a lungo impresso. Rimane, però, un testo leggermente caotico rispetto a quello dei colleghi che lo hanno preceduto, e forse è questo ad aver penalizzato l’autore pisano. Avrà tutto il tempo di rifarsi nel corso della competizione.
Boomdabash
“Per un milione” è ritmata, poetica e decisamente diversa. La canzone prodotta dai Boomdabash non è la classica canzone d’amore, ma è un’alchimia del loro stile unico con un testo neomelodico e prettamente adatto alla kermesse. Il prezzo di aver preso parte a questa competizione è aver perso parte della loro identità, senza il tradizionale dialetto che contraddistingue le strofe dei loro pezzi.
Bravi sono bravi, ma senza calata salentina…
Pravo ft. Briga
Dopo un osceno sketch rievocante la famiglia Adams, vengono annunciati Patty Pravo e Briga con “Un po’ come la vita“. Ad attirare l’attenzione è decisamente più il look della donna rispetto alla canzone. I rasta sono un’inedito per la Pravo, che si lascia andare a troppi commenti fuori luogo prima dell’esecuzione.
Una volta attaccato il pezzo, però, si perde ogni vezzo. Il brano cerca di essere serio, ma la prova canora della strana coppia è da rivedere.
Cristicchi
Simone Cristicchi ha l’anima delicata di un cantautore navigato, che trasmette le proprie emozioni attraverso i suoi pezzi. “Abbi cura di me” è un piccolo capolavoro. Delicata, profonda ed intima.
La platea, in sala, non esiste. C’è solo il cantante con i propri pensieri, rivolti al più puro degli amori. Mano a mano che le note scorrono, il dialogo si tramuta in canto e il brano decolla.
Il pubblico riappare soltanto in chiusura con una standing ovation.
Anche lui entra di diritto tra i candidati più papabili per la vittoria.
Dopo un breve stacco pubblicitario, è il momento della terza super ospite della prima serata di Sanremo 2019: Giorgia. La cantante si presenta sul palco con “Le tasche piene di sassi“, il suo ultimo inedito preso in prestito da Jovanotti. Il tono delicato dell’autrice conferiscono a questo pezzo un’atmosfera decisamente surreale. Nemmeno il tempo di terminare il ritornello che la cantante si lancia in “Una storia importante“. Anche questa rimane sospesa, a favore di “I always love you“.
Sono pochissimi gli autori italiani che possono permettersi di cantare in lingua sul palco dell’Ariston, e Giorgia, grazie al suo talento cristallino, appartiene a questa stretta cerchia.
Lauro
Il quindicesimo cantante in gara è Achille Lauro, con “Rolls Royce“. Il pezzo si mantiene su delle ritmiche molto rock, ed anche il testo segue la via dei grandi miti della musica americana. Nelle tematiche, ricorda vagamente “Vita spericolata”, un altro pezzo iconico che ha fatto la storia di Sanremo. Probabilmente, Lauro non verrà ricordato altrettanto a lungo, ma sicuramente è un’elemento di diversità in questa kermesse.
Arisa
Un’altra big della musica italiana sale sul palco, per la quinta volta nella storia del Festival: Arisa presenta “Mi sento bene“. Dopo un’iniziale serietà apparente, prende il sopravvento il classico tono scanzonato della cantante ligure. Le note trasportano il pubblico sulle ali dell’entusiasmo, e l’atmosfera di tensione si scioglie di fronte ad una grande prova canora.
Arisa gioca in casa, ma gli scroscianti applausi dell’Ariston sono meritatissimi.
Negrita
Dopo sedici anni di latitanza, tornano sul palco della kermesse più importante d’Italia i Negrita. “I ragazzi stanno bene” è una delle canzoni più calde del festival di Sanremo 2019, poiché tratta il delicato tema dei migranti, al centro della discussione politica nazionale. Il gruppo toscano tratta l’argomento con un tono delicato e delle musicalità leggere, ma le parole del testo bruciano come il fuoco. Note che trasudano speranza, parole rivolte al futuro.
“Che cos’è la libertà? E’ non avere più paura.”
Sul palco sale un altro gradito ospite, Claudio Santamaria. Il protagonista di “Lo chiamavano Jeeg Robot” si presta ad uno sketch comico che include il quartetto cetra, “Baciami piccina” e, soprattutto, “Nella vecchia fattoria”. Momento decisamente dimenticabile della serata, che però alleggerisce adeguatamente la tensione della competizione. Nota di merito per Virginia Raffaele: simpatica, irriverente e molto naturale.
Ghemon
Si chiama Ghemon, ma il suo look ricorda più l’ispettore Zenigata. Il cantante campano, classe 1982, è un grande fanatico di hip-pop e rap americano. “Rose viola” non appartiene a nessuna delle due categorie precedenti. Il brano cerca di essere sanremese, con un testo struggente, senza però riuscirci sino in fondo.
Einar
Il cantautore albanese raccoglie idealmente il testimone lasciato da Ermal Meta. La canzone presentata, “Parole nuove” per questa edizione di Sanremo è un concentrato d’amore, forse un po’ banale, ma decisamente in tono con la kermesse. Anche il pubblico pare apprezzare l’opera del giovane, che porta a casa una buona prestazione.
Ex-otago
“Solo una canzone” è l’ennesima interpretazione della serata del classico brano sanremese. Pezzo romantico, ritmo lento e melodico, ritornello orecchiabile. Purtroppo ne abbiamo visti anche troppi, e questo pezzo non riesce ad emergere adeguatamente. In ogni caso, gli Ex-otago non sfigurano, portando a casa una prova canora valida ed una sonorità degna di nota.
Tatangelo
Anna Tatangelo non si smentisce, con una canzone d’amore profonda e commovente. “Le nostre anime di notte” esalta le doti canore della donna, e la sua voce potente si espande per tutto l’Ariston per l’intera durata dell’esecuzione. A lei è toccato l’onore di interpretare il brano numero 2000 nella storia del Festival.
Irama
“La ragazza con il cuore di latta” riesce, finalmente, a distaccarsi dallo stereotipo della canzone d’amore sanremese, con un ritmo decisamente più flow e tendente allo stile rap. Il brano racconta una storia struggente, e il coro di voci che accompagna il ritornello da ancora più slancio a questo pezzo.
Piacevolissima sorpresa.
Nigiotti
“Nonno Hollywood” è un brano ricco di nostalgia, che evoca tempi andati e persi, quando le cose erano un po’ più semplici e, forse, più genuine. Nel raffronto tra il passato ed il contemporaneo si evince la fragilità di questa nuova realtà. Il maestro Mecozzi dirige questa delicata melodia di Enrico Nigiotti, che guadagna i meritati applausi del teatro.
Mahmood
La sua musica Urban raccoglie elementi di elettronica, R’n’B e Reggae. “Soldi” incarna tutti questi elementi, in un brano che racconta la difficile vita di strada attorno al Dio denaro, in cui a predominare è la legge del più furbo, specie nelle relazioni interpersonali. La potente e calda voce di Mahmood racconta questa storia suburbana con uno stile decisamente inconfondibile nel panorama del festival. Questo era l’ultimo brano in gara.
Al termine delle esibizioni, vengono svelati i risultati del televoto. I cantanti sono stati divisi in tre gruppi in base ai voti ricevuti: i blu sono quelli che hanno ricevuto maggiori preferenze, i rossi sono stati quello meno graditi dal pubblico ed i gialli sono coloro che non hanno sfigurato.
Tra i migliori troviamo diversi big della kermesse: Bertè, Cristicchi, Il Volo, Nek, Irama, Silvestri ft. Rancore, Renga e Ultimo
Nella Terra di mezzo del televoto si collocano: Arisa, Boomdabash, Nigiotti, Carta ft. Shade, Negrita, Turci, Tantagelo, Pravo ft. Briga.
Infine, poco apprezzati dal pubblico, nella zona rossa, vi sono: Mahmood, Lauro, D’Angelo ft. Cori, Einar, Motta, Ex-Otago, The Zen Circus, Ghemon.
Questi voti sono assolutamente parziali, ed ogni giudizio può essere ancora ribaltato. Nella prossima serata saliranno sul palco solo dodici degli artisti che si sono esibiti stasera. Diminuirà la quantità degli artisti, ma ne gioverà la qualità, perché ognuno avrà il giusto tempo per esprimersi.
L’appuntamento, con il Festival di Sanremo 2019 e con The Web Coffee, è per domani sera.