Autunno 1942, Monaco di Baviera.
Lungo tutta la Ludwing Strasse e sui muri della Ludwig-Maximilians-Universität compaiono delle scritte in vernice catramata. Abbasso Hitler. Libertà.
Dal giugno dello stesso anno, cinque volantini che incitavano alla Resistenza morale al Nazismo erano stati ciclostilati e diffusi a Monaco e in altre città tedesche. Erano firmati “Gruppo della Rosa Bianca“. “Weisse Rose”, in tedesco.
Il sesto volantino viene diffuso con le stesse modalità e, nella speranza che questo scuota le coscienze degli studenti, lanciato dal balcone del secondo piano della già citata università il 18 febbraio 1943.
A farlo sono due fratelli, Hans e Sophie Scholl. Un bidello li vede, li ferma e li consegna alla Gestapo. Per quattro giorni la polizia nazista interroga i due fratelli, insieme all’amico e collaboratore Chistopher Probst, fino a condannarli a morte e a giustiziarli il 22 febbraio.
Hans Scholl aveva 25 anni. La sorella Sophie, 22. Christopher, 24. Fino alla fine, restano convinti che il loro operato non sarebbe stato vano.
In una serie di processi successivi, la Gestapo condanna anche Alexander Schmorell, Will Graf, e il professore universitario Kurt Huber, che aveva guidato gli studenti lungo tutto il loro percorso di resistenza.
Così, il gruppo della Weisse Rose viene eliminato con meccanica spietatezza.
Questa è, in breve, la vicenda del gruppo di resistenza al nazismo “Rosa Bianca”.
Pare una vicenda insignificante, di breve durata, una parentesi di opposizione destinata ad essere sconfitta. Come avrebbe potuto avere successo? In fondo, i creatori e membri del gruppo non erano altro che un pugno di studenti.
Ma la forza degli studenti è stata dimostrata altre volte, e anche l`esperienza della Rosa Bianca fu di estrema importanza.
Addirittura, gli alleati lanciarono i loro volantini sulle città inglesi per far vedere che c`era una Germania che voleva combattere con dignità il totalitarismo nazista.
La loro fu un`esperienza di opposizione alla società nata a seguito di un percorso interiore di presa di consapevolezza. I fratelli Scholl hanno partecipato con passione agli incontri della gioventù hitleriana: il cambiamento è arrivato in seguito, attraverso eventi quotidiani, letture, confronti e sopratutto incontri.
La dimensione collettiva del gruppo “Rosa Bianca” è evidente: amici, fratelli, famigliari, professori, preti: la rete di incontri e confronti che hanno portato a quel piccolo gruppo di resistenza morale è enorme, e proprio il fatto di lavorare insieme ha reso l’azione di portata tale da spaventare le SS, anche se condotta sempre e solo con la non violenza. “Resistenza pacifica e intellettuale” viene di solito definita.
Tuttavia, quello che colpisce maggiormente della vicenda è soprattutto il segno indelebile che questi giovani hanno lasciato, grazie alle loro azioni, nelle persone, dai loro contemporanei fino alle generazioni dei giorni nostri. Robert Mohr, che in carcere ha interrogato Sophie Scholl, afferma, così come gli altri dipendenti del carcere, di essere rimasto profondamente colpito dalla forza d’animo dei ragazzi, durante gli interrogatori e prima della condanna.
E oggi, le parole di Hans, Sophie, Chris e gli altri sono ancora lette.
C`era, nei volantini della Rosa Bianca, una dimensione moderna incredibile. I giovani studenti parlano addirittura della necessità di creare gli “Stati Uniti d`Europa” per mantenere la pace. Nel 1942, con l’Europa dilaniata dalla guerra, l`idea di un’unione Europea era impensabile per la maggior parte della popolazione.
Una forza tanto grande, in un gruppo di ragazzi tanto normale.
Guardando le fotografie di Sophie, di Hans, di Chris, tutto ci si aspetta da loro tranne la forza di opporsi al nazismo. Una ragazzina minuta con i capelli corti, due ragazzi forti, sì, ma dall`aria profondamente semplice. Giovani normali, che amavano la natura, la lettura, la filosofia. Che amavano gli amici e che amavano la vita.
Proprio in questo sta un`altro grande insegnamento della Rosa Bianca: tutti possono provare a cambiare il mondo. Basta compiere della scelte, uscire dalla “zona grigia” di Primo Levi. Basta agire con i propri mezzi, con I propri tempi, mettendo in gioco le proprie capacità.
“Non hanno fatto nulla di sovraumano. Sono scesi in campo per una cosa semplice: per i diritti e la libertà dei sigoli, per la loro libera evoluzione e per il loro diritto a una vita libera. Non si sono sacrificati per un’idea fuori dal comune, non perseguivano grandi scopi. E la cosa grande è forse proprio questa, che hanno difeso, una cosa così semplice, i diriti più elementari dell’uomo.”
Così scrive Inge School, sorella di Hans e Sophie.
Nulla di sovrumano, che però dura nei decenni.
Allora forse avevano ragione Hans, Sophie e Chris, a dirsi, durante l`ultimo abbraccio concesso loro prima dell`esecuzione “non é stato vano“.
Aveva ragione, Sophie, a scrivere sul retro della sua condanna a morte “Freiheit”, “Libertà”.
Aveva ragione, Hans, a scrivere sul muro della cella “Vivere a dispetto di ogni male“.
Avevano ragione gli altri membri del gruppo a ripetere il motto della Rosa Bianca “Uno spirito forte, un cuore tenero“.
Avevano ragione, perché qualcuno quegli insegnamenti li ha raccolti e fatti germogliare. Li ha curati, come si durerebbe una rosa. Una rosa bianca, magari.
Ora sta a tutti noi fare in modo che quella rosa non muoia.