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Oscar 2019: il trionfo del politically correct e delle poche emozioni

Si sono svolti stanotte gli Oscar: tante le star premiate in questa edizione anomala senza presentatore e ricca di polemiche. Un’edizione che non ha brillato particolarmente per intrattenimento.
Ma vediamo cos’è successo durante la 91° edizione degli Academy Awards.

 

Fonte foto: TPI

 

Stanotte ci sono stati gli Oscar, la notte più importante per il mondo del cinema.

Si sapeva già che sarebbe stata un’edizione anomala: diverse sono state le polemiche per alcune scelte fatte dall’organizzazione (e poi retratte), ma, soprattutto, a pesare è stata l’assenza di un presentatore, vero e proprio mattatore della serata.
La cerimonia è stata una lunga sfilza di premiazioni, con pochissimi sketch comici, rallegrata solo dalle esibizioni delle canzoni in gara (anche queste accorciate, per motivi di tempistica).
Insomma, il tanto promesso intrattenimento, da parte di attori famosi, non c’è stato.
In questi Oscar non si ride mai, ci si emoziona poco, ma ci sono tantissima politica e politically correct, forse troppi.

Negli scorsi anni, tante sono state le polemiche per l’assenza delle minoranze, specialmente quella afroamericana: in quest’edizione, si è raggiunta l’equità, sia nei vincitori che nei presentatori, ma questa equità appare forzata, quasi fosse solo di apparenza.

Ma passiamo alle vittorie di questa 91° edizione degli Academy Awards.

Iniziamo dai premi tecnici, dove non sono state poche le polemiche dopo alcune vittorie.

Partiamo subito dai Migliori effetti speciali, categoria nella quale vince First Man, il grande snobbato di quest’edizione degli Oscar: un premio veramente inaspettato per il film di Chazelle, soprattutto in confronto al film Ready Player One (forse più meritevole).

I premi per il Miglior montaggio sonoro e per il Miglior sonoro se li aggiudica entrambi Bohemian Rhapsody.

Il premio per il Miglior Trucco va a Vice, vincendo l’unico Oscar di tutta la serata, a fronte di ben 8 nomination; il premio per Migliori Costumi va a Ruth Carter per Black Panther, entrando nella storia come prima afroamericana a vincere in questa categoria.

Anche il premio per il Miglior Montaggio va a Bohemian Rhapsody.

Iniziano le polemiche con il premio come Miglior Scenografia: la statuetta va a Black Panther, ma in molti hanno criticato la scelta dell’Academy, soprattutto a fronte di avversari come La Favorita, Roma e First Man.

Il premio per Miglior film straniero va, ovviamente ad Alfonso Cuarón, per il meraviglioso Roma e sempre Cuarón vince anche nella categoria di Miglior fotografia, uno dei premi più ambiti agli Oscar.

Il Miglior film d’animazione va a Spider-Man – Un nuovo universo, battendo ben due film della Disney (che, di solito, padroneggia in questa categoria) e L’isola dei cani del visionario regista Wes Anderson.

Passiamo alla parte musicale: il premio per la Miglior colonna sonora va a Black Panther, mentre quello per Miglior canzone va, molto prevedibilmente, a Shallow, canzone di A Star is Born.
Lady Gaga si è esibita con un emozionatissimo e tesissimo Bradley Cooper in un’emozionante esibizione della canzone campione d’incassi. Forse, il momento più bello dell’intera serata, insieme all’immagine di una Lady Gaga emozionatissima ed elegantissima, salita sul palco per ritirare il premio.

Passiamo alle sceneggiature: il premio per Miglior sceneggiatura originale va a Green Book, battendo a sorpresa il favorito Roma, mentre la statuetta di Miglior sceneggiatura non originale va (finalmente) a Spike Lee, per BlacKKKlansman, che festeggia la vittoria del primo Oscar competitivo dopo 40 anni di carriera e si stringe in un commovente e divertente abbraccio con Samuel L. Jackson che ha presentato il premio.

 

Passiamo ai premi per le migliori performance.

Il premio per Miglior attore non protagonista va allo strepitoso Mahershala Ali per Green Book, mentre quello per Miglior attrice non protagonista va a Regina King, per Se la strada potesse parlare, battendo le due candidate per La Favorita, Emma Stone e Rachel Weisz.
I due premi non hanno destato sorprese: i due avevano già vinto i Golden Globe ed erano i favoriti alla vittoria.

Fonte foto: Sky News

 

La Miglior Regia va, prevedibilmente, ad Alfonso Cuarón, per quel gioiellino di Roma ed il regista sale sul palco a ritirare il suo terzo Oscar della serata.

Il premio per il Miglior attore protagonista va a Rami Malek, per Bohemian Rhapsody: la vittoria non era così scontata, soprattutto per i grandi attori che si contendevano la statuetta, come Viggo Mortensen e Christian Bale. Malek, emozionatissimo, prima di salire sul palco scocca un profondo bacio a Lucy Boynton, che ha conosciuto sul set del biopic.
Malek pronuncia un discorso emozionante e si prende una delle statuette più importanti:

“Abbiamo fatto un film su un omosessuale, immigrato, che ha vissuto impudentemente, e il fatto che questa sera stiamo festeggiando lui e la sua vita è la prova che abbiamo bisogno di storie come questa”.

Fonte foto: SkyTg24

Il premio come Miglior attrice protagonista va ad un’emozionatissima Olivia Colman, per La Favorita. La Colman, nonostante fosse una delle favorite, appare veramente sorpresa per la vittoria del suo primo Oscar per la sua prima nomination.
La Colman batte, fra tutte, anche Glenn Close, che rimane a mani vuote dopo la sua settima nomination.

Fonte foto: Hello Magazine

 

Ma il premio più importante, quello per Miglior Film, va sorprendentemente a Green Book, la storia dolceamara che racconta il razzismo con una calibrata drammaticità ed ironia, battendo, fra tutti, Roma, il favorito nella categoria.
I produttori, il regista e tutto il cast sale sul palco, affermando che il film non sarebbe esistito se non ci fosse stato Viggo Mortensen (protagonista e vero punto focale del film).

Fonte foto: Il Messaggero

 

Come detto, sono stati degli Oscar anomali: non c’è stata quella sensazione d’intrattenimento, ma più una sfilza di premiazioni ed esibizioni, nonostante qualche momento comico, come Melissa McCarthy vestita come la regina de La Favorita, conigli inclusi.
I momenti commoventi non sono mancati, come il già citato discorso di Malek per la vittoria, il discorso di Olivia Colman con in mano a statuetta e, soprattutto, l’esibizione di Lady Gaga e Bradley Cooper in Shallow.
Tanti sono stati i delusi: su tutti Glenn Close, che ha mancato la vittoria per la settima volta.

Ma c’è stata anche grande delusione per molti film favoritissimi dai bookmaker: La Favorita vince solo un premio (seppur importante) a fronte di 10 nomination, Vice vince solo in Miglior trucco, a fronte delle 8 nomination, Black Panther, pur vincendo quasi solo in categorie tecniche, forse vince troppo.

Questa 91° edizione degli Oscar è stata all’insegna della rivincita della cultura afroamericana, pienamente (e finalmente) ben rappresentata quest’anno.

Ma questo alone di politically-correct forse è stato troppo: aver snobbato un prodotto come La Favorita e, soprattutto, un regista come Yorgos Lanthimos appare come una scelta fatta solo a furore di popolo, per pellicole spinte più dal pubblico che da una critica. Ciò si vede prevalentemente per le statuette vinte da Black Panther nel reparto tecnico, nel quale c’erano pellicole nettamente superiori.

Ma gli Oscar sono così, alla fine c’è sempre qualche polemica e se non c’è polemica non ci sono Oscar.
Intanto, possiamo solo essere felici di un’annata che non è stata mai così poliedrica ed eclettica, che ha raccolto numerosi film di valore.

Ai prossimi Oscar.

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