Una bellezza misteriosa, quasi mistica, avvolge Erice, un piccolo borgo medievale situato sulla vetta dell’omonimo monte, a 751 metri d’altezza, affacciato sul mare della bella Sicilia.
Città fenicia e poi greca, Erice prende il nome da Eryx, figlio di Bute ed Afrodite, che fu poi ucciso da Eracle.
Delimitata da boschi, circondata da mura e bastioni, Erice è un incantevole labirinto di stradine acciottolate, vicoli strettissimi ed improvvisi scorci da sogno.
Grazie alla sua posizione, dalla città si può godere di panorami meravigliosi: da un lato il Golfo di Trapani e le Saline e le isole Egadi, dall’altro la vallata di Valderice, Custonaci e le vaste, verdi terre circostanti.
Erice era nota per essere sede del tempio dove nell’antichità veniva adorata Venere: il monte Eryx era difatti punto di riferimento per i navigatori, dei quali la dea divenne protettrice.
Di notte vi era un grande fuoco accesso situato all’interno dell’area sacra, che fungeva proprio da faro.
La fama di questa “Venere Ericina” fu tale che il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo, e ad ella fu dedicato un tempio persino a Roma.
All’ingresso della città, subito dopo l’arco principale, oggi si trova il Duomo.
Costruito nel 1334 da Federico D’Aragona e dedicato alla Vergine dell’Assunta, è realizzato in stile gotico ed affiancato da un alto campanile.
E partendo da lì si può iniziare a visitare il centro del paese.
Il modo ideale per conoscere davvero Erice però, è perdercisi.
Mi spiego: ogni stradina, ogni vicolo, ogni angolo nasconde tesori preziosi.
Uno scorcio improvviso da cui si vede il mare, la vetrina di una pasticceria storica piena di dolci e biscotti tipici, una chiesa nascosta, il negozio di meravigliose ceramiche realizzate a mano e centinaia di piatti esposti, dai mille colori.
In particolare è d’obbligo fermarsi nella storica Pasticceria di Maria Grammatico.
Maria Grammatico è un’istituzione ad Erice: cresce con le suore, e da loro impara i segreti della pasticceria.
Qui potrete gustare le sue famose genovesi, i biscotti alle mandorle, le cassatelle e mille altre prelibatezze.
Tappa fissa poi, resta ovviamente il noto Castello di Venere. Realizzato in epoca normanna, sorge proprio a strapiombo sulla rocca.
Fu costruito intorno al dodicesimo, tredicesimo secolo sui resti di un antico tempio dedicato al culto di Venere.
E da qui, lo spettacolo è meraviglioso: panorami mozzafiato che comprendono la catena di monti che cingono la pianura di Trapani, Capo San Vito, il promontorio di Cofano, il porticciolo di Bonagia.
Accanto al castello ci sono le Torri Pepoli e la villa comunale Balio.
Qui è situato un piccolo bar, fuori dal quale, in una bella giornata di sole, è possibile sorseggiare una birra, o gustare un cannolo, ed insieme ammirare il panorama, circondati dalla natura.
Sotto le Torri c’è la suggestiva Torretta Pepoli, realizzata per il conte Pepoli.
Egli qui soleva invitare ospiti illustri ed eruditi, circondato dalle bellezze della natura.
Ma la città non è soltanto questo.
Erice ha un duplice volto.
E’ luminosa, tranquilla nei giorni in cui il sole splende alto sulla montagna e rende meravigliosi scorci e panorami.
In quei giorni la città diventa un luogo di pace e la vallata ai suoi piedi brilla maestosa, insieme ai suoni della natura e al profumo dei primi fiori che sbocciano dopo l’inverno.
Ha però un’altra faccia, quella mistica, quando le nuvole circondano la cima del monte e la nebbia avvolge completamente la città.
Erice tra le nebbie sembra quasi un mondo a parte, un mondo magico, ultraterreno, un’altra Avalon.
Tutto, le chiese, il castello, le case, le vecchie rovine di cui muschio e rampicanti hanno ormai ripreso possesso, ogni cosa è avvolta da un alone di mistero, come se un velo separasse il paesino dal mondo reale.
Ed è in quei momenti che Erice si apprezza ancora di più.
Non è soltanto una meta da non perdere in Sicilia: è un luogo in cui far ritorno, più d’una volta.
Perché ogni volta è diversa, ed ogni volta si scopre un nuovo luogo, un nuovo mistero, rimasto finora celato.
Stupenda descrizione, preziosa ed elegante