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L’asessualità è un orientamento?

Forse perché immersi in un contesto sociale ricco di riferimenti al sesso, pensare che esista qualcuno che non provi nessun desiderio al riguardo ci sembra quasi impossibile.

Eppure esiste per natura chi l’impulso al rapporto fisico non lo prova ed è perfettamente normale. Parliamo dell’asessualità, un orientamento che non è né una disforia né è paragonabile all’astinenza volontaria.

La percentuale di asessuali al mondo è, secondo uno studio pubblicato nel 2004 dal CNN (Cable News Network) di circa l´1%. Da allora si può facilmente presumere che la percentuale sia aumentata: negli ultimi anni una maggior presa di coscienza e il tentativo di abbattere pregiudizi ha portato sicuramente più consapevolezza all’interno della società. Soprattutto il web ha avuto in questi termini un ruolo molto positivo aprendo il dialogo e dando la possibilità a tutti gli individui che si riconoscono in questo carattere sessuale di confrontarsi. Un esempio è l’Aven (Asexuality Virtual European Network) un portale online nato a livello europeo nel 2001 proprio per rivendicare l’appartenenza dell’asessualità allo spettro di orientamenti riconosciuti. Dal 2005 lo stesso portale è specificatamente presente per l’Italia e conta quasi 3000 utenti.

Ma essere asessuali non significa vivere in solitudine o non provare il desiderio di un’unione emotiva o di una relazione a livello sentimentale con altri generi. Un individuo che si riconosce in questo orientamento può, infatti, legarsi con un partner, non per forza asessuale, e decidere con lo stesso le modalità della coppia.

Prima di capire, però, quali siano le caratteristiche dell’asessualità e quali le sue possibili sfumature, è bene specificare brevemente la differenza tra orientamento sessuale e orientamento romantico per avere un quadro un pochino più chiaro del campo in cui ci muoviamo.

Solo alcuni anni fa in pochissimi sapevano, infatti, che la sfera sessuale comprende molteplici aspetti tra cui due grandi categorie di orientamento non necessariamente coincidenti. Quando si parla di orientamento sessuale si fa riferimento alla sola attrazione fisica dell’individuo verso nessuno, uno, più o tutti generi. Non rientra nella definizione l’identità di genere (ovvero se ci si riconosce in quanto uomo, donna o nessuno dei due) e, come già accennato negli articoli precedenti non si tratta di una scelta volontaria ma può essere influenzato in parte dalle condizioni spaziali e temporali vissute dall’individuo. Oltre all’eterosessualità, omosessualità e bisessualità vengono riconosciute in quanto orientamenti veri e propri anche l’asessualità, la pansessualità e la polisessualità.  Chiaramente, a parte queste cinque definizioni (che ricordiamo essere solo di puro interesse scientifico ma che all’interno della società non sono che etichette di cui disfarsi) esistono moltissime altre sfumature.

Con orientamento romantico, invece, si parla del solo desiderio di stringere un legame affettivo ed emotivo con nessuno, uno, più o tutti i generi. Proprio come nell’orientamento sessuale anche qui non c’è alcuna rigidità nella differenziazione delle categorie. All’interno degli orientamenti romantici possiamo parlare di:

eteroromantico: chi si sente sentimentalmente attratto solo dal genere opposto;

omoromantico: chi si sente emotivamente legato solo allo stesso genere;

biromantico: chi si sente emozionalmente attratto da entrambi i generi,

panromantico: chi può stringere legami amorosi con tutti i generi;

aromantico: chi non si sente attratto emotivamente  da nessun genere.

Come già accennato, i due orientamenti non sono necessariamente convergenti. Ciò significa, per fare un esempio, che non sarebbe assurdo pensare di essere sessualmente attratti da due generi ma di poter stringere un legame emotivo esclusivamente con uno solo dei due (bisessuale eteroromantico/omoromantico), o nel caso dell’asessualità che, nonostante la mancanza di desiderio di un’unione fisica non si possa essere emotivamente attratti da un altro genere (asessuale eteromantico/omoromantico/biromantico ecc.).

Questo sistema di suddivisione, che bisogna sempre precisare non è una lista finita ma sempre in itinere, ci dimostra come la sfera della sessualità sia complessa e non riconducibile al trinomio etero/omo/bisessuale.

Basti pensare che oltre a quanto sopracitato, nell’asessualità esistono infinite sfumature. Giusto per fare un esempio esiste la cosiddetta “zona grigia” nella quale si riconoscono gli individui che sentono di provare solo raramente o in specifiche occasioni desiderio sessuale. O ancora i demisessuali ovvero coloro che provano libido esclusivamente con chi sono legati da una forte relazione emotiva (un esempio di demisessualitá lo abbiamo visto sullo schermo anche se non in termini espliciti. Sheldon Cooper, l’amatissimo protagonista della serie “The Big Bang Theory”, fino all’incontro con Amy non dà alcun segno di interessamento nei confronti del sesso a differenza invece degli altri personaggi sia maschili che femminili della sitcom. Solamente dopo aver trovato una forte intesa emozionale con la fidanzata sentirà di poter godere di un rapporto anche a livello fisico con la stessa).

Esiste, inoltre, un termine specifico per definire il tipo di rapporto che non è prettamente amoroso ma neppure un legame di sola amicizia che può unire sentimentalmente due individui.

Questo tipo di legame viene definito relazione queerplatonica. Si tratta di un concetto che mette in crisi i principi cardine classici dei rapporti interpersonali. I partecipanti a questa unione, che non devono essere necessariamente due, decidono le modalità in cui questa debba avvenire: quindi quali atteggiamenti assumere, la quantità di contatto fisico ecc. L’intimità della relazione non è determinata dalla presenza di rapporti sessuali con il o i partner (generalmente, seppur non esclusivamente, le persone che scelgono di unirsi queerplatonicamente si riconoscono come asessuali-aromantici) bensì dall’intensità e il coinvolgimento degli stessi. Il desiderio di unirsi in una relazione queerplatonica viene detto “squish”, mentre “zucchina” è il nomignolo che le persone coinvolte nel legame si danno affettuosamente tra di loro.

Insomma più si va avanti più ci si rende conto che negli anni siamo riusciti a mettere dei confini troppo netti ad una tematica che di confini di fatto non ne ha. E sebbene non sia facile comprendere appieno un orientamento in cui non ci si sente rappresentanti è giusto, per amore della libertà e uguaglianza di cui ci facciamo portabandiera, accettare che la natura vada oltre a ciò che ci concerne individualmente

In ogni caso che tu sia eterosessuale e biromantico, pansessuale e aromantico, asessuale e panromantico o zucchina la sola cosa che conta è essere gentile e non passare davanti agli altri in coda alle poste. Il resto è noia.

Autrice: Morgana Meli

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