Siamo arrivati alla fine: ieri è stata trasmessa l’ultima puntata di Game of Thrones, The Iron Throne. Ecco l’ultima recensione di Game of Thrones.
Siamo arrivati alla fine di tutto.
Otto stagioni, otto anni, migliaia di morti, decine di tradimenti e colpi di scena: tutto finito, in un ultimo grande episodio.
Dopo una quinta puntata che ci ha lasciato di stucco, per tutto quello che è successo, siamo arrivati alla resa dei conti, la puntata che ha decretato la fine di una serie tv che è diventata un fenomeno mondiale sulla bocca di tutti.
L’episodio si apre su Tyrion che cammina tra le cenere di quello che, ormai era, Approdo del Re: Daenerys ha ucciso tutti, soldati ed innocenti ed ha ridotto la città a fuoco e cenere.
Tyrion sa di aver tradito la Regina dei Draghi, liberando suo fratello ed in cuor suo spera che sia accaduto il miracolo, ovvero che Cersei e Jaime siano riusciti a scappare.
Ma la sua speranza si spegne, quando va nei sotterranei e vede i corpi dei suoi fratelli, esanimi: qui Peter Dinklage, pur non proferendo parola, ci regala una delle sue migliori interpretazioni.
Se da una parte si piangono ancora i morti, dall’altra la Regina dei Draghi si prepara a mettere a fuoco e fiamme il resto dei sette regni, finché non ci sarà più alcuno schiavo, finché non sarà distrutta la ruota.
L’immagine che dà Daenerys non è più quella della liberatrice di popoli (lo è mai stata?), ma, con l’esercito che la sostiene, ricorda più una tiranna, una dittatura.
Tyrion, ormai distrutto dalla morte dei fratelli e dal tradimento di Daenerys, diventata folle, abbandona la carica di Primo Cavaliere e viene arrestato per aver tradito la Regina. Tyrion sarà condannato a morte per aver liberato suo fratello ed aver provato a far fuggire Cersei, questi sono gli ordini di Daenerys.
Una lunga scena di confronto tra Jon e Tyrion (forse una delle più belle di questa ultima stagione) cerca di fare dei chiarimenti sulla situazione attuale: Daenerys è folle, vuole solo il cieco potere e passerà sopra a tutti quelli che cercheranno di ostacolarla, tutti si dovranno inchinare alla nuova regina (anche le stesse sorelle di Jon); Varys aveva ragione e Tyrion se ne accorge, ormai, troppo tardi, Daenerys non deve sedere su quel Trono.
Troviamo Daenerys in quella che era la Sala del Trono, nella quale, però, il Trono è sopravvissuto: lo tocca con mano, eccolo quell’obiettivo che la Regina dei Draghi ha rincorso per otto stagioni.
Entra Jon, che sembra ancora aver lasciato il senno a casa, sembra perdonarla, sembra darle quasi ragione, ma ecco il “colpo di scena”: durante un appassionato bacio, Jon pugnala Daenerys, che muore tra le sue braccia.
“L’amore è la morte del dovere”
ecco il punto centrale di tutto e lo aveva anticipato Aemon Targaryen a Jon tempo prima: l’amore annebbia la capacità di riflettere e bisogna scegliere fra una delle due cose, Jon ha scelto, giustamente, il dovere.
Drogon percepisce la morte di Daenerys, arriva nella Sala del Trono, distrugge con foga, il Trono di Spade, quel simbolo di potere che aveva governato per secoli, prende il corpo della Madre e scappa via.
Daenerys è morta per la sua follia, ma Jon, tradendola, ha perso molto di più.
Dopo un lasso di tempo non ben precisato, vediamo Tyrion incatenato, di fronte ad un’assemblea composta dai rappresentanti delle casate ancora esistenti, come Sam, Brienne, i fratelli Stark (escluso Jon, ancora imprigionato, dopo il tradimento alla Regina) ed il nuovo principe di Dorne.
Gli uomini e le donne più potenti devono decidere chi guiderà i Sette Regni e, dopo una ridicola autocandidatura da parte di Edmund Tully ed una giusta, ma immeritatamente derisa, proposta di Sam, di passare alla repubblica, Tyrion propone Bran, il Corvo con Tre Occhi, come nuovo re di Westeros.
Bran, in un certo senso, spezza la ruota che voleva distruggere Daenerys, poiché non potrà mai avere figli, quindi c’è una novità nella politica di Westeros: il potere non sarà più ereditario e verrà eletto, ogni volta, un nuovo re, questa volta insieme.
Sansa chiede che il Nord diventi indipendente e ne diventa Lady.
Il nuovo Concilio Ristretto vedrà Tyrion come Primo Cavaliere, Sam come Gran Maestro e Bronn come Maestro del Conio; completano il Concilio Davos e Brienne.
Insieme cercheranno di costruire Approdo del Re e di rendere Westeros, finalmente, un continente libero dai conflitti.
Piccola menzione a Brienne, che rende onore a Jaime Lannister nel Libro Bianco, uomo che ha amato e che l’ha abbandonata, per proteggere la Regina, sua sorella e la donna da lui amata.
Vediamo anche la conclusione della storia degli Stark, grande famiglia che abbiamo amato fin dall’inizio: Jon, dopo aver scampato una condanna a morte, viene esiliato oltre la Barriera, come Guardiano della Notte e lo vediamo unirsi ai Bruti; Arya decide di andare “più ad ovest di Westeros”, esplorando nuove terre; Sansa è finalmente Lady di Grande Inverno, ciò che ha sempre desiderato.
Termina così la serie tv che ci ha più appassionato e ci ha tenuto incollati allo schermo, per otto lunghissimi anni.
Ma non tutti si sono rivelati felici del finale, anzi, la maggior parte dei fan si è chiesta se fosse uno scherzo ed ha organizzato e firmato una petizione per rifare l’ottava stagione.
Un finale non è mai facile ed in anni come questi, in cui tutti si sentono registi, sceneggiatori, chef ed avvocati, è facile fare polemica sulla cosiddetta “fuffa”: qualsiasi finale fosse stato scelto per Game of Thrones, sarebbe stato sbagliato e fatto male, a detta dei fan, poiché, giustamente, ognuno di noi si è fatto delle idee nella propria testa e voleva finisse in altro modo.
Ma il finale di Game of Thrones chiude un cerchio: ha spazzato via la tirannia, ci ha fatto soffrire con morti che non ci aspettavamo, almeno nel modus operandi (basti pensare a Cersei e Jaime nella scorsa puntata), ma è un finale corretto, un finale giusto, che porta pace, sia a Westeros, che ai protagonisti.
Forse ci saremmo aspettati i fuochi d’artificio, dei colpi di scena grandiosi, ma, lo ripetiamo, un finale non è semplice e questo chiude tutto.
Non è stata una stagione perfetta, anzi, fin troppo frettolosa e lasciata a sé in alcuni punti, ma ha dovuto chiudere una storia di 8 anni, una storia di tradimenti, morti, lacrime e sotterfugi e questo è il finale perfetto per la serie, non per noi fan, ma per i protagonisti.
Non ci saranno più “teaser della prossima puntata”, non ci saranno più strampalate teorie dei fan, non ci saranno più discussioni di ore, per determinare chi debba sedere sul Trono.
Game of Thrones termina così, lasciando molti fan insoddisfatti, ma questa è la dura realtà: quello che abbiamo visto ieri è il finale della serie diventata fenomeno mondiale, difficile pensare che un’altra serie potrà avere, in futuro, un tale riscontro.