E’ uscito lo scorso 7 marzo il fumetto “Post Pink- l’antologia di fumetto femminista” che propone nove storie di donne che vanno contro i luoghi comuni, nove autrici e nove modi diversi di vedere il mondo femminile.
A cura di Elisabetta Sedda, l’albo è un vero e proprio inno alla sorellanza.
Centimetri è il titolo della prima storia, e tratta del corpo femminile, spesso considerato oggetto, oggetto di controllo, desiderio, di sguardi.
In questo capitolo la fumettista Sara Minetti parla sia di cambiamento fisico, sia di tutti i cambiamenti, volontari e non, che ci toccano dall’adolescenza alla vecchiaia.
Alice Socal, invece, nel secondo capitolo cita l’esperta di sessualità Emily Nagoski:
«Sono stanca di vivere in un mondo in cui alle donne si raccontano menzogne sul loro corpo; in cui le donne sono oggetto di desiderio sessuale, ma non soggetto di piacere sessuale; in cui il sesso è utilizzato come arma contro le donne; in cui le donne credono che il loro corpo abbia qualcosa che non va, solo perché quel corpo non è maschile».
Qui la protagonista nei sui sogni vede il suo lato erotico, lato che nasconde una crisi d’identità.
Un inno all’guaglianza di genere
«Ecco, era diventata una bambina. Il suo comportamento poteva essere catalogato come femminile. Era stata domata. Gli stereotipi avevano trionfato».
Queste le parole di Elena Gianini Belotti che trasportano il lettore alla storia successiva, quella di Margherita Morotti: un inno all’uguaglianza di genere.
Ci fa riflettere particolarmente il “pensiero del rossetto”, il celebre “istinto femminile”, il pensiero che la donna sia stata creata unicamente per procreare, per la sua presunta indole alla pazienza, all’amore, al perdono.
L’idea di una “donna angelo” con un unico desiderio fisso: diventare madre.
Ma la donna è anche tanto altro, e la maternità deve essere accompagnata dalla volontà di ricoprire quel ruolo.
Ed in “Pensiero di donna“, questo “istinto” è spiegato con questa espressione: il prodotto del condizionamento alla sottomissione.
Il problema fondamentale, secondo la Murgia, è che per secoli noi donne ci siamo guardate l’un l’altra vedendo quello che avrebbe visto un uomo.
E questo dipende dalla totale assenza di solidarietà femminile.
Nell’introduzione di “Occhio per occhio” di Sara Pavan, il ruolo di rivali delle due protagoniste si trasforma infatti in un “inno alla sorellanza”.
Lo stupro è una violenza che non ha giustificazioni
Alice Milani (che dal 2017 dirige Rami) ci invita poi a denunciare la violenza, a non sentirci mai complici di colpa, perché una donna che subisce violenza è una vittima.
La società ancora tende a “motivare” uno stupro, ma non esiste motivazione.
Margherita Tramutoli in arte La tram, in “Piezz ‘e’ core” parla invece di libertà ed emancipazione.
Giulia, la protagonista, sceglie il lavoro al posto del matrimonio, creando un conflitto con la mamma che aspirava ad altro per lei.
In questa “fiaba moderna”, Giulia decide qual è il suo ruolo nel mondo, rinunciando al dovere di casalinga.
Silvia Rocchi, richiamando l’opera multimediale Cliteracy dell’artista visuale Sophia Wallace, in Destino anatomico ci parla della sessualità femminile in tutte le sue forme, guardando ai pregiudizi, alla repressione subita dalle donne.
La storia successiva è di Cristina Portolano, e parla della libido femminile.
Qui viene fatto riferimento all’opera della monaca benedettina Ildegarda di Bingen (proclamata santa) che per prima descrisse l’orgasmo femminile.
L’albo si conclude con la storia di Fumetti Brutti, ovvero Josephine Yole Signorelli, che pone domande sulla femminilità, su cosa voglia dire essere donna: si tratta solo di elementi distintivi?
Come risponderà l’autrice?
Non vi resta che scoprirlo all’interno del libro.
Virginia Di Leone