Captain Marvel è uscito nelle sale cinematografiche italiane il 6 Marzo di quest’anno, e le reazioni dei fans Marvel e dei critici sono state diverse, sia riguardo il film che riguardo l’attrice protagonista.
C’è chi ha amato il film in quanto primo nella storia dell’MCU interamente dedicato ad un personaggio femminile, e chi invece l’ha giudicato proprio per la sua protagonista, cercando di boicottarlo per le posizioni femministe, definite “razziste e sessite” di Brie Larson.
Sì, nel 2019 ci sono ancora persone che non accettano idee opposte alla propria, o forse sono spaventati dal potere, dal coraggio, dalla forza, che alcune donne riescono a trasmettere (la Larson è stata persino sottoposta a un Body Language per giudicare la sua persona!).
Tuttavia, le critiche alla supereroina (presente anche in Avengers: Endgame), iniziano già prima che il penultimo film della fase tre della Marvel uscisse nelle sale.
Vediamo perché.
Chi è Brie Larson?
Brie Larson nasce il 1 Ottobre 1989 a Sacramento ed è una donna con innumerevoli talenti. E’ infatti non solo un’attrice, ma anche cantautrice, produttrice e regista.
Inizia a recitare sin da bambina, ma avrà il suo vero primo debutto sul piccolo schermo nel 1998, recitando al The Tonight Show.
Farà poi altre comparse ed avrà altri ruoli in film e serie tv fino al 2015, anno in cui reciterà in Room e vincerà anche diversi premi per il ruolo, tra cui Oscar e Golden Globe.
Nel 2017 uscirà poi il film che la vede regista e produttrice, Unicorn Store, presente sulla piattaforma di streaming Netflix.
Ad ogni modo, oltre che per le sue doti artistiche e per la sua bellezza, Brie è conosciuta anche per le sue posizioni femministe che spesso e volentieri sono considerate estremiste e, addirittura, sessiste.
Carol Danvers: il personaggio di Captain Marvel nel film…
Nell’MCU Carol Danvers è considerata la più forte di tutto l’universo Marvel, la supereroina in grado di sconfiggere Thanos, e forse il fatto che questo personaggio sia una donna, ha fatto arrabbiare un po’ di persone.
Tuttavia, il messaggio che il film vuole trasmettere non è una supremazia della donna, né che la donna sia più forte dell’uomo, ma un messaggio molto più sentimentale.
Non importa quante volte Carol cadrà, quante volte verrà sconfitta, quante volte sarà lei stessa a cadere in pezzi, perché lei si rimboccherà le maniche, si alzerà e sarà ancora più forte e volenterosa di prima.
Even when everything feels lost,
Captain Marvel
even when everything is falling apart,
even when you are falling apart,
you need to stand up and fight for it.
Ovviamente, una frase del genere fa pensare ad un personaggio femminista, magari paragonato a una Emmeline Pankhurst che fa di tutto per raggiungere i suoi obbiettivi, ma in realtà può essere una frase abbracciata da qualsiasi persona.
A prescindere da sesso, razza ed età, devi lottare, non devi abbatterti mai, a prescindere da qualsiasi ostacolo tu ti trovi ad affrontare. Le persone non sono perfette, hanno i loro punti deboli e i loro difetti, ma questo non significa che non possano vincere.
Per quanto riguarda la storia editoriale del fumetto, è palesemente un personaggio strutturato per l’era in cui è stato creato.
…e nel fumetto
Era il 1977 e le donne lottavano per avere pari diritti con gli uomini, iniziavano a rendersi conto dei propri valori e delle proprie capacità, e tra le tante rivendicazioni, hanno ottenuto anche un bel personaggio che trattava tematiche applicabili anche ai giorni nostri.
Nel fumetto Carol viene rapita, stuprata e messa incinta; dovrà quindi convivere con questa gravidanza non voluta, e non viene capita dal resto degli Avengers (è comunque una gravidanza innaturale, poiché la donna partorisce in poche ore e il figlio diventa adulto nelle stesse ore).
Questa vicenda fu abbastanza criticata per la leggerezza con cui i compagni Avengers avevano reagito allo stupro e alla “lieta” gravidanza della donna, tanto da essere criticata da Chris Claremont, che inizierà poi a occuparsi della scrittura di Carol, dando più valore al personaggio.
Rivedremo la Captain Marvel a cui si ispira il film nel 2005, dove in un episodio crossover Scarlett Witch crea un mondo parallelo con tutti gli eroi più forti e, tra questi, c’è Carol Danvers.
La lotta di Brie Larson a fianco delle minoranze
Brie Larson non è solo una femminista, non lotta solo per le donne e contro il maschilismo, ma protegge qualsiasi minoranza.
La critica del web avviene proprio in seguito a una sua affermazione, probabilmente fraintesa (volontariamente o no) da molti uomini bianchi.
«Sto dicendo che odio i maschi bianchi? No. Ma non voglio sentire cosa ha da dire un uomo bianco su un film come Nelle piaghe del tempo. Voglio sentire cosa ne pensa una donna di colore o gli adolescenti. Se giri un film che è una lettere d’amore alle donne di colore, c’è comunque la possibilità che nessuna di loro abbia modo di poter scriverne una recensione».
Brie Larson
Quello che la Larson voleva far comprendere era semplicemente che fra i critici, fra i giornalisti, gli uomini di colore e le donne, di qualsiasi nazionalità, sono molto di meno rispetto agli uomini bianchi.
Ma Brie non si è limitata a questo, ha anche creato un sondaggio che dimostrava la sua tesi.
Infatti, il 67% dei critici cinematografici più gettonati è composto da uomini bianchi, il 25% dalle donne (di cui il 2,5% sono nere), mentre i giornalisti di colore sono solo il 10%.
Le persone, però, hanno voluto intendere che lei odiasse gli uomini bianchi, rifiutandosi di lavorare con loro, quando, al contrario, voleva solo aiutare persone ritenute nella minoranza.
Ha ragione? Ha torto? Egoismo? Altruismo? Probabilmente ognuno continuerà a vederla come meglio ritiene, ma quello di cui siamo certi è che Brie Larson, insieme a Carol Danvers (e anche insieme agli altri personaggi femminili della Marvel) continueranno a lottare e a portare alto l’orgoglio delle donne.