C’è chi le ama e chi le odia, chi le sostiene e chi vorrebbe solo vederle in carcere, ma le Pussy Riot, qualsiasi sia l’opinione comune, continuano imperterrite a cantare la loro ribellione.
Per chi ancora non le conoscesse, le Pussy Riot sono un collettivo punk rock russo anonimo, non si conoscono quindi i volti e i nomi di tutti i componenti.
L’obbiettivo delle Pussy Riot non è quello di trasmettere emozioni d’amore o di fare musica per rilassare, la band vuole invece trasmettere alla Russia e a tutto il mondo il loro bisogno di ribellarsi al maschilismo e alla necessità di una democrazia.
Trattano quindi argomenti politici e femministi, vedendo come propria ispirazione le Bikini Kill e, in particolare, il genere riot grrrl degli anni ’90. Affermano infatti che
quello che abbiamo in comune è l’impudenza, testi che si nutrono di argomenti politici, l’importanza delle tematiche femministe e un’immagine femminile non-standard.
Pussy Riot
Chi sono le Pussy Riot
Prima di tutto, la particolarità delle Pussy Riot si manifesta sin dal nome del collettivo.
Pussy deriva infatti dall’inglese e ha due significati diversi: micio e vagina. Ovviamente, per quel che riguarda le ragazze, intendiamo il secondo significato.
Anche riot è un termine inglese e indica la rivolta, la ribellione. Nel complesso quindi il nome significa “la ribellione delle vagine”.
In tutto sono circa dieci membri, più lo staff che lavora per l’editing dei loro video e lo spam su internet, dove ottengono il maggior successo.
La città che ospita le loro esibizioni e i loro flash mob è Mosca, luogo dove manifestano sia contro il maschilismo russo che contro la campagna elettorale piena di brogli del primo ministro Vladimir Putin.
Soprattutto, a far infuriare le Pussy Riot e il quasi inesistente movimento femminista russo è stata la cosiddetta “Legge dello schiaffo” promulgata nel 2017, che ha decriminalizzato la violenza domestica.
Lo stile delle Pussy Riot
Una particolarità dei membri delle Pussy Riot è sicuramente l’anonimato. Infatti, non si conoscono né i nomi né i volti delle componenti, che sono coperte da un balaclava (passamontagna) colorato.
In realtà, tutti gli indumenti indossati dalle ragazze sono molto colorati ed eccentrici, in particolare indossano dei collant anche quando il clima sembra non permetterlo.
I diversi arresti e processi dei membri
Per quanto grande sia la loro passione e la loro voglia di cambiare il mondo in cui vivono, le Pussy Riot devono scontrarsi contro una realtà machista che non le accetta del tutto. Infatti, spesso e volentieri sono soggette ad arresti.
Uno dei più importanti è probabilmente quello dopo l’esibizione alla Cattedrale di Cristo Salvatore, dove le ragazze hanno cantato una preghiera punk dedicata a Theotokòs, ossia la madre di Dio, supplicandola affinché mandi via Putin.
Sono state subito interrotte e condotte fuori dal luogo sacro, creando molto scalpore soprattutto tra i fedeli, ma anche in tutto il mondo.
Le accusate, tre ragazze, sono ragazze normali, delle studentesse che lottano semplicemente per il loro futuro. Non sono terroriste, non sono criminali, ma non tutti la pensano così.
L’influenza delle Pussy Riot sul pubblico
Il pubblico, sia russo che mondiale, ha opinioni abbastanza differenti per quanto concerne il gruppo. C’è chi le sostiene e fa il tifo per loro, sperando che, in qualche modo, riescano a cambiare il mondo. Altri invece le ritengono delle teppiste e vorrebbe solo vederle in carcere.
Ovviamente l’esibizione in una chiesa ha contribuito a far aumentare le opinioni negative, poiché i fedeli cristiani ortodossi si sono sentiti mancati di rispetto e anche presi in giro per la propria religione.
Cirillo, arcivescovo ortodosso, ha detto in una sua liturgia
il Diavolo ci ha irrisi. […] Non abbiamo futuro se permettiamo che ci si prenda gioco di grandi luoghi sacri e se alcuni vedono queste prese in giro come una sorta di valore, come un’espressione di protesta politica, come un’azione accettabile o uno scherzo innocuo.
Cirillo
Nella loro patria, c’è chi lotta insieme a loro, come Fëdor Bondarčuk, sostenitore di Putin, chi invece va contro di loro (la già citata chiesa ortodossa) e chi invece non s’importa della loro esistenza.
Per quanto riguarda il Primo Ministro della Russia, non è sicuramente un fan del complesso musicale, ma si trova in bilico tra sostenere la religione e quindi condannando il gruppo e mantenere la sua immagine pubblica.
Come per ogni band, film, movimento politico, ci sono sempre i sostenitori e gli oppositori, ma in un caso come quello delle Pussy Riot, è giusto opporsi? In fin dei conti, esprimono solo il desiderio di essere trattate come esseri umani.
Quello di cui però siamo certi è che le Pussy Riot non spariranno dal web a breve, non finché non saranno riuscite a entrare nel cuore e nella mente di chiunque.
E voi cosa ne pensate? Siete pro o contro le Pussy Riot?