È arrivato nelle sale il quarto capitolo della saga di Toy Story. Vediamo la recensione del film che ha riportato i nostri giocattoli preferiti sul grande schermo.
Il terzo capitolo della saga di Toy Story sembrava aver messo un punto sulla storia dei giocattoli della Pixar.
Avevamo visto Andy, il bambino ormai cresciuto, regalare i giocattoli della sua infanzia alla piccola Bonnie.
Sembrava finita un’era, ma la Pixar ha deciso di regalarci un quarto capitolo sulla storia dei nostri giocattoli preferiti.
Il film si apre con un piccolo ritorno al passato, quando Andy era ancora piccolo: una parentesi che ha stretto il cuore a tutti gli spettatori, che si sono trovati catapultati di nuovo in quella stanza dalle pareti con le nuvole.
Vediamo finalmente che fine aveva fatto Bo Peep e perché non era finita nella scatola dei giocattoli per Bonnie: la pastorella cara a Woody, insieme alle sue pecorelle ed alla sua lampada sono state portate via e, da quel momento, Woody non l’ha più vista.
Torniamo al presente, nella cameretta della piccola Bonnie, nella quale Woody non è più il leader di prima, come con Andy, anzi, è la quarta volta in una settimana, che viene lasciato nell’armadio.
Bonnie è una bambina adorabile e Woody farebbe di tutto per lei, ma non è Andy e questo lo sa lui, come noi spettatori.
La piccola Bonnie va all’asilo e, nonostante le raccomandazioni, Woody si infila nello zaino per supportarla. All’asilo, la bambina è piuttosto sola, ma grazie al cowboy, riesce a superare la giornata di orientamento e crea un nuovo giocattolo: Forky, un nuovo amico creato da un cucchiaio multiuso che, nella versione italiana, ha la voce di Luca Laurenti.
Forky pensa di essere spazzatura, ma presto capisce di essere importante per Bonnie, grazie anche alla pazienza ed ai numerosi salvataggi di Woody.
Bonnie ed i suoi genitori partono per un viaggio in camper e, durante una delle numerose fughe di Forky, Woody riconosce la lampada di Bo Peep in un negozio di antiquariato. All’interno conosce Gabby Gabby, una vecchia bambola con il meccanismo rotto, che non riesce a farsi portare a casa dalla bambina dei suoi sogni, proprio perché difettosa. La bambola è circondata da inquietanti marionette, fedeli servitori della bambola.
Quando Woody perde Forky, viene aiutato da un inaspettato ritorno: Bo Peep, diventata ormai un giocattolo libero, che non ha più solo un bambino di riferimento, ma vive una vita libera, piena di bambini.
I due si riuniranno, in un’avventura, per cercare di salvare Forky, con nuovi e vecchi amici.
Dopo il terzo capitolo della saga di Toy Story, che sembrava un perfetto finale della storia, in molti hanno storto il naso per un nuovo capitolo. In molti hanno pensato fosse l’ennesima mossa della Disney, per monetizzare, ma il film, in linea di massima funziona.
La pellicola fa sicuramente ridere, veramente tanto: tante sono le gag divertenti e, grazie al doppiaggio di Laurenti per Forky e si ride ogni volta che apre bocca.
Anche la componente malinconica non manca: a parte l’intro in cui si rivede Andy, che dà una stretta al cuore a tutti gli spettatori, il film riesce a riportare alla mente i vecchi film, a quando abbiamo incontrato, per la prima volta, Woody e Buzz ed il massimo del problema era la gelosia fra loro due.
Il terzo capitolo ci aveva dato un finale perfetto: il passaggio di testimone da Andy a Bonnie, di quei giocattoli che avevano accompagnato la sua infanzia (e la nostra).
Questo quarto capitolo ha un finale amaro: Woody decide di lasciare i suoi vecchi amici, compreso Buzz, per andare via con Bo Peep e diventare un giocattolo libero.
Il finale non rispecchia pienamente il Woody che conosciamo, quel cowboy che ce l’ha sempre messa tutta per ottenere la felicità del proprio bambino.
Invece spiazza tutti e decide di seguire la sua amata Bo Peep.
Nonostante l’amarezza del finale, Toy Story ci mostra, con questo quarto film, la crescita ed il momento di lasciare la vecchia vita, per rivolgersi a quella nuova.
Non si può rimanere attaccati ai vecchi ideali per sempre, bisogna cambiare ed evolversi.
Questo quarto capitolo di Toy Story è un altro gioiellino che si aggiunge alla collezione della Pixar.
Nonostante le grandi risate (grazie soprattutto ai nuovi personaggi Bunny e Ducky), il film si spinge oltre e possiamo considerarlo “più adulto” rispetto ai capitoli precedenti.
I bambini, forse, non capiranno i motivi della scelta di Woody, ma i più adulti sì.
Dispiace solamente che la storia sia incentrata su Woody, Bo Peep e Forky e che siano stati lasciati un po’ in secondo piano, i vecchi personaggi, anche lo stesso Buzz, ridotto a macchietta comica.
Un altro duro colpo è stato inferto ai fan italiani, col cambio (obbligato) di doppiaggio di Woody. La voce del cowboy è sempre stata di Fabrizio Frizzi, scomparso lo scorso anno e sostituito da Angelo Maggi, doppiatore ufficiale di Tom Hanks, voce originale di Woody.
A Frizzi è stato dedicato un piccolo ricordo, alla fine del film.
La Pixar è famosa per fare film che toccano le corde più profonde dell’animo, sia dei bambini e sia (ma soprattutto) degli adulti o, perlomeno, chi è cresciuto a pane e Disney.
Per questo dobbiamo ricrederci su questo quarto capitolo, inizialmente guardato con sospetto.
Il film non avrà un finale perfetto come il terzo capitolo, ma ci regala risate, lacrime e malinconia ed apre una via per delle nuove avventure.