Let me take you down
‘Cause I’m going to Strawberry Fields
Nothing is real
And nothing to get hung about
Strawberry Fields forever
“Lascia che ti accompagni, perché sto andando proprio ai Campi di Fragole, niente è reale e non c’è niente per cui stare in attesa, Campi di Fragole per sempre.”(Beatles)
Queste sono le parole della nota canzone di John Lennon e compagni del 1967: una canzone autobiografica in quanto parla di un orfanotrofio, di un luogo dove Lennon passò parte della sua infanzia e che ispirò altri grandi successi come “Mother“. Una canzone che racconta il rapporto difficile di Lennon coi genitori in particolare con la madre il cui carattere, ingenuo ed imprudente, l’ha portato ad allontanarsi.
Di proprietà dell’Esercito della Salvezza, attraversò un periodo di abbandono e mancata curanza nonostante la fama dovuta al brano beatlesniano.
Solo di quest’anno l’idea partita dalla sorellastra di Lennon, di riaprire quel luogo caro ai fan dei Fab Four come centro per i giovani.
Una campagna che offre ai moltissimi fans dei Beatles la possibilità di acquistare una parte della gloriosa casa di Liverpool
In particolare, l’Esercito vorrebbe creare uno spazio per coloro che si trovano in difficoltà come lo fu anche Lennon nella triste infanzia, un luogo in grado di creare la differenza che questi meritano grazie all’aiuto di volontari e specialisti.
Un progetto, quello dello Strawberry Fields, che unirà la musica alla solidarietà nel cuore di Liverpool una città che con questi quattro ragazzi ha dato molto non solo al Regno Unito ma anche al mondo.
Un’ idea che cerca il supporto economico di molti donatori, attratti dalle note che parlano dell’irrealtà che si nasconde dietro il cancello rosso che divide il parco dalla città. Tra i vari modi vi è l’acquisto di mattoni provenienti dall’orfanotrofio vittoriano che un tempo sorgeva qui.
Un luogo che riapre alla città di Liverpool e a quanti amano la musica beat che qui trova non solo i suoi quattro fondatori ma anche luoghi che hanno fornito loro ispirazione proprio come la vicina Penny Lane, citata nell’omonima celebre canzone, ma che sappiamo deve il suo nome a James Penny, un mercante di schiavi del XVIII secolo che si stabilì a Liverpool per i suoi traffici e che, quando a fine Settecento si cominciò a parlare di abolizionismo, assunse la difesa della tratta degli schiavi.
Le loro case natali (quella di Lennon al n. 251 di Menlove Avenue e quella di McCartney, al n. 20 di Forthlin Road, considerata la vera e propria “culla” dei Beatles, dove il gruppo scrisse i suoi primi brani) sono oggi proprietà del National Trust come palazzi storici della nobiltà o parchi naturali inglesi. Ciò testimonia la loro importanza nell’identità stessa del popolo e della storia britannica.
Una storia la loro che è la storia di chi, da ragazzo, amava ascoltare i loro brani carichi di una certa Revolution su un Sottomarino Giallo che sembra ancora navigare nelle acque del Mersey davanti all’Albert Dock e al museo che parla di questo indimenticato ed indimenticabile gruppo.