Abbreviazioni, T9, kappa a go-go, e la grammatica va a farsi benedire.
Ma oggi ci pensiamo noi di The Web Coffee a rispolverare le care vecchie regole base del corretto italiano.
Non vorrete mica fare la figura degli ignoranti nella chat con il bello/la bella della spiaggia, che casualmente è anche super laureato in etimologia e filosofia del dizionario?
Nessun problema!
Ecco a voi i 10 errori più frequenti commessi dagli italiani (da non commettere più):
1. L’apostrofo: ecco uno degli errori più comuni che spesso commettiamo. L’apostrofo si applica solo ai nomi femminili e non a quelli maschili (esempio: un’amica – un amico).
2. Qual è o qual’è? Questo dubbio amletico ha sconvolto tutti almeno una volta nella vita. Ma alla fine, ci va o no l’apostrofo? No, no e ancora no! Si scrive sempre e solo “qual è”.
3. Gli e Le: quante volte vi sarà capitato di sentire “gli” riferito a persone di sesso femminile invece che più correttamente “le”? Decisamente troppi! Ficchiamocelo in testa: gli è maschile!.
4. Un po, un po’ o un pò? Che differenza c’è tra queste tre tipologie? E’ presto detto: con l’uso sempre più smodato delle tastiere querty è maggiormente usato “pò” fatto direttamente con soli due tasti; mettiamoci un millesimo di secondo in più e scriviamo correttamente po’.
Qui ci ricolleghiamo anche al nostro nuovo migliore amico, citato al punto 1: po’ non è altro che il troncamento della parola poco, e richiede l’apostrofo.
5. C e Q: le vostre maestre delle elementari sentiranno le orecchie fischiare in questo momento, chiedendosi com’è possibile che ancora possiate scrivere squola invece che scuola, cuadro invece di quadro.
C’è un piccolo trucco per non sbagliare più: Qu si usa se dopo di essa abbiamo una vocale (come quadro, acquario, quaderno, quindici), mentre sarà sicuramente Cu se subito dopo c’è una consonante (cubo, cuscino).
Però, c’è un però.
Ci sono alcune paroline monelle che nonostante le regole sopracitate, non ne vogliono sapere di andare a braccetto con la simpatica Q: scuola, cuore, cuoco, promiscuo, innocuo, taccuino, scuotere, cuoio.
Le perdoniamo vero?
6. Coscienza o coscenza? Conoscienza o conoscenza? Nonostante queste quattro parole sembrino così simili tra loro, sono legate da due regole ben diverse. Infatti si scrive coscienza e non coscenza, ma si scrive conoscenza e non conoscienza. Proprio come sufficienza e non sufficenza.
7. La D eufonica: Chi? Ad e Ed vengono spesso usati a sproposito, come capire se la D è necessaria? La “d” eufonica si usa quando la parola successiva inizia con la stessa vocale con cui termina la precedente (esempio: ed era prorpio lei), al contrario è da evitare se la vocale che segue è differente (esempio: e andai via).
8. L’accento, ossia il cugino dell’apostrofo. In molti casi viene messo qua e là a casaccio, invece di elencarvi i casi in cui è accettato, vi sveliamo dove invece non va assolutamente inserito: do, qui, qua, sa, va, fa, sta, so, sto.
9. Il congiuntivo, questo sconosciuto! Si usa dopo i verbi che esprimono opinioni, pensieri o sentimenti, come per esempio pensare, credere, ritenere, aver la sensazione, ecc.. e nel periodo ipotetico.
Facciamo qualche esempio pratico: Suppongo che Chiara sia uscita (e non è uscita). Penso che lui abbia recitato abbastanza bene (e non ha recitato). Credevo che i bambini facessero meno chiasso (e non fanno meno chiasso).
Se pensate che nessuno farebbe errori così sciocchi, bé mi spiace deludervi, succede eccome.
10. Terminiamo infine con una carrellata di parole sbagliate che vengono usate quotidianamente, tanto che qualcuno è davvero convinto siano corrette: pultroppo invece di purtroppo; propio invece di proprio, salciccia invece di salsiccia, cortello invece di coltello, avvolte invece di a volte.
Potremmo andare avanti ad oltranza, ma per oggi ci fermiamo qui.
Ora che siete pronti per abbordare l’acculturato o acculturata da spiaggia, fatevi avanti e buon divertimento!
Articolo di Tina Brooks