Musica ed estate: un binomio che ci rimanda subito ad una cosa, il Festivalbar. Per il Vintage Friday, ricordiamo insieme quello che, per noi, era il simbolo dell’estate italiana.
Nessuno, e dico nessuno, non sa cosa sia il Festivalbar.
È stato il simbolo dell’estate per milioni di ragazzi ed adulti, che si godevano il binomio tra estate e musica.
Il Festivalbar è stato un evento canoro, che si è svolto, in Italia, dal 1964 al 2007. Fu ideato, nel 1964, da Vittorio Salvetti, produttore e conduttore televisivo dell’epoca. Il nome del programma proveniva dal fatto che gli ascolti delle canzoni dell’estate venivano rilevati dai jukebox posti nei bar di tutta Italia.
Inizialmente il programma era molto diverso da quello che divenne, poi, negli anni Ottanta e Novanta.
Si trattava di una gara estesa sul tutto il territorio: ogni jukebox aveva un “contatore” che rilevava quanto volte veniva scelto un certo brano. Alla fine dell’estate c’era una serata finale, in diretta su Rai Rete 2, nella quale c’era la premiazione.
Questo sistema fu adottato dal 1967 fino al 1982, anno in cui il format cambiò.
Nel 1983, infatti, il Festivalbar passò a Finivest (la moderna Mediaset), prima su Canale 5 e poi su Italia Uno. L’evento cambiò radicalmente la propria formula, diventando più invitante per gli spettatori per alzare gli ascolti televisivi.
Negli anni Ottanta, il Festivalbar divenne quello che oggi conosciamo tutti: un festival musicale itinerante, che toccava le diverse piazze d’Italia, ogni settimana. Con la scomparsa dei jukebox nei bar, il vincitore viene decretato basandosi sul numero dei passaggi radiofonici e televisivi delle canzoni.
Nel 1986 nasce anche il Festivalbar 33’, che premiava il miglior 33 giri dell’estate, diventato, poi, col passare del tempo, il miglior album dell’estate.
Il Festivalbar era un appuntamento irrinunciabile nella stagione estiva: si trattava di una manifestazione musicale più fresca e leggera, rispetto alle altre, inoltre, lanciò diversi tormentoni estivi, che ancora oggi ricordiamo.
Sul finire degli anni Ottanta e durante gli anni Novanta, ci furono diversi cambiamenti: innanzitutto, s’iniziò a fare una registrazione del festival, per poi dividerlo in più serate e mandarlo in differita. Altro cambiamento che non piacque agli spettatori, fu l’uso del playback per i cantanti.
Nel 1987 fu introdotto Anteprima Festival, un montaggio, mandato in onda durante la giornata, con stralci di back-stage e prove ed interviste ai cantanti ed ai presentatori.
Con l’inizio degli anni 2000, fu accantonato il playback, preferendo l’esibizione dal vivo da parte degli artisti.
Col passare degli anni, però, si decise per una drastica riduzione delle tappe della manifestazione musicale e di inserire anche Internet nei sistemi di votazione (tramite la piattaforma di MySpace).
Il 2007 fu l’ultimo anno del Festivalbar e la sua mancanza la sentiamo ancora oggi, anche a distanza di 12 anni.
Erano tanti i motivi per cui amavamo il Festivalbar: innanzitutto, sapevamo che il suo inizio corrispondeva all’inizio dell’estate e quindi un bell’arrivederci alla scuola.
Inoltre, sapevamo che, seguendo il Festivalbar, saremmo stati al pari coi tormentoni estivi di quell’anno.
E di tormentoni estivi che ne sono stati tanti, basti pensare a The Rhythm of the Night dei Corona o Macarena dei Los Del Rio (che ancora balliamo, controvoglia, ad ogni evento speciale, come feste di 18 anni, compleanni, matrimoni e funerali).
Tanti sono stati i successi che abbiamo cantato e gli artisti che hanno calcato quei palchi, sia italiani come gli 883 e Loredana Berté, ma anche stranieri come Ricky Martin e Lene Marlin.
Per non parlare delle ospitate delle popstar più in voga del momento. Come dimenticare le esibizioni di Baby one more time di Britney Spears e di I Want it that way dei Backstreet Boys?
Il Festivalbar è stato anche capace di lanciare volti nuovi, sia nella musica, grazie al concorso per esordienti, ma anche per quanto riguarda la tv.
Infatti il festival musicale dell’estate ha fatto la fortuna di alcuni dei conduttori televisivi di oggi: un esempio è Gerry Scotti negli anni Ottanta, il quale era partito come speaker su Radio Deejay; negli anni Novanta, invece, il palco del Festivalbar fu il trampolino di lancio di Fiorello, Alessia Marcuzzi ed Amadeus.
Purtroppo il Festivalbar ha smesso di esistere nel 2008 e se dovessimo ricercare un colpevole, lo troveremmo nel cambiamento del mercato musicale e della musica in generale.
Sono arrivati i talent show, è arrivato YouTube, non serve più avere un palco sul quale suonano gli artisti in estate o, perlomeno, non è più seguito così tanto. I costi sono diventati troppo alti, sia per la trasmissione televisiva e sia per i permessi nelle piazze italiane e le compilation, targate Festivalbar, non si vendono più.
Il Festivalbar ha segnato la nostra adolescenza, quella che profumava di mare e di sole, quella spensierata, coi capelli al vento ed il ritrovo con gli amici in piazzetta.
Ma gli anni sono passati ed il Festivalbar non è sopravvissuto alla terribile legge di Darwin che tocca anche ai palinsesti televisivi.
Chissà se, il continuo revival in cui viviamo, non ci riporti anche il Festivalbar, oltre che i mom jeans e gli anni Ottanta.
Per ora, vi lasciamo con l’interrogativo più impegnativo delle estati da Festivalbar: