Joaquin Phoenix è senz’altro l’uomo del momento, con il suo Joker, drammatico e reale, ha affascinato milioni di spettatori e raggiunto il record d’incassi al botteghino.
Ma a quanto pare l’attore e il personaggio non sono così diversi fra loro, in quanto anche la vita di Phoenix si è rivelata ricca di eventi tragici, che lo hanno portato ad entrare ancor più in simbiosi con l’antagonista per eccellenza della DC.
Ma chi è veramente Joaquin Phoenix?
Joaquin Phoenix: La vita
Joaquin Rafael Bottom, questo il suo vero nome, nasce il 28 ottobre 1974 a Portorico. Terzo di cinque figli, dopo River e Rain, è figlio di John Lee Bottom e Arlyn Dunetz, missionari della setta “I bambini di Dio“. Dopo aver viaggiato in tutto il Sudamerica i genitori abbandonano il culto nel 1978 e rientrano in patria, dove, per celebrare la loro nuova vita, assumono il cognome di Phoenix. Tuttavia l’influenza della visione di questa setta, ha intaccato e non poco, la psiche dell’attore da bambino.
Si rifecero una vita in California a L.A. ma vivendo, per alcuni mesi, nella miseria più totale, fra un appartamento con una sola camera da letto, dove non era permesso avere bambini, ai quattro sedili di un’auto. Fu in questo periodo che lui e i suoi fratelli furono costretti a esibirsi in strada e iniziarono a partecipare a vari concorsi ad Hollywood. Joaquin che River iniziarono quindi a farsi un nome, finchè l’agente Iris Burton non li notò.
Il successo, la morte di River e la crisi
A metà anni 70 iniziò il vero successo per i due fratelli, tra partecipazioni a programmi abc, piccoli ruoli televisivi e cinematografici soprattutto per River in “Stand By Me” del 1986 e “My Own Private Idaho” del 1991. Assieme alla popolarità ricavarono anche una consueta dipendenza, da tutte quelle sostanze già conosciute ma che con la popolarità era possibile comprare in gran quantità. Fra barbiturici, droghe assortite e alcool i fratelli si lasciarono completamente andare, ma nonostante questi non intaccassero la qualità recitativa dei due, portarono River alla morte per overdose, a soli 23 anni, fuori dal celebre locale Viper Room.
Fu un duro colpo per l’attore, che prese una pausa dalla recitazione fino al 1995 e quando tornò al lavoro, non bastò indossare la sua “maschera migliore” per allontanare i sospetti della stampa. I giornalisti non facevano altro che scrivere di quanto, la morte del fratello, avesse danneggiato Joaquin più di quanto l’attore non desse a vedere.
Da qui in poi fu un succedersi di interpretazioni straordinarie dal “Gladiatore” del 2000, “Signs” del 2002, “Vizio di forma” del 2004 a “Walk the Line” del 2005; ogni suo personaggio era un vero successo.
Ma per quanto Joaquin si ostinasse a non ammetterlo i segni di un’imminente crollo psicologico erano evidenti, tanto da dover ammettere, più tardi, di trovarsi in un vero e proprio stato di crisi:
«Mi resi conto che avevo bisogno dell’alcol per sentirmi bene»
Così nel 2005 si reca in un centro di riabilitazione e successivamente inizia a partecipare agli incontri degli Alcolisti Anonimi.
«È stata la cosa migliore che abbia mai fatto».
Fama, Ansia e Solitudine
Per quanto, Phoenix sia riuscito a riprendersi e a lasciarsi alle spalle tutto questo, continua ad avere grossi problemi nella vita e soprattutto sul set, dove è costretto a usare della carta assorbente per le ascelle perché suda continuamente.
«Per le prime tre settimane di riprese di un film sudo e basta. Ma è un’ansia pura e mi piace!»
Ma non è tutto. Phoenix è anche il peggior critico di sé stesso. Pur essendo uno degli attori preferiti dalla critica e dal pubblico, Joaquin non riesce a riconoscere la grandezza del suo lavoro, ma lo disprezza così tanto che ha paura di iniziare a lavorare a un nuovo film. Inoltre, non si guarda mai allo specchio e non riguarda mai i suoi film.
«Non voglio essere influenzato da cose come “sto bene?” “ho un brutto aspetto?” Voglio solo ricordare quello che sento una volta finita l’esperienza delle riprese.»
Insomma, una vita per niente “rosa e fiori” quella del nostro attore, nonostante i fan e i media ne parlino come di qualcosa da invidiare. La sua vita è l’esempio più adatto per dimostrare che fama e talento non sempre bastano a rendere felici e che la solitudine si fa sentire ancora di più quando si è in cima.