Si avvicina il Natale con tutta la sua magia. Ma com’era il Natale negli anni Ottanta? Ricordiamolo insieme nel Vintage Friday di oggi.
Finalmente è arrivato il periodo natalizio.
Volenti o nolenti, la magia di questo periodo prende piede nei negozi e nelle strade delle città, che si illuminano con migliaia di piccole lucine, che regalano un’atmosfera magica anche alla più grigia delle giornate.
Ma com’era questo periodo negli anni Ottanta?
Le pubblicità
Innanzitutto partiamo dalle pubblicità. In questi anni la pubblicità cambia volto e si fa più presente nella vita di ognuno di noi.
In questo periodo iniziavano a fioccare le pubblicità ai giocattoli da regalare ai bambini (il Dolce Forno, i My Little Pony, i Playmobil); quelle di panettoni e pandori (come scordare la strana ed ormai pittoresca pubblicità del Tartufone Motta con la sua canzoncina?).
Ma soprattutto, è proprio in questi anni che diventa tradizione la pubblicità natalizia della Coca-Cola.
Negli anni Ottanta, infatti, il famoso brand inizia a voler associare il prodotto al Natale e nasce il motivetto “Vorrei cantare insieme a voi di magica armonia”.
A partire dagli anni Ottanta, iniziano gli spot del famoso brand nel periodo natalizio, pieni di Babbi Natale, di neve e di famiglia.
I regali
Cosa si voleva ricevere negli anni Ottanta?
Oltre ai regali per i bambini, in questi anni si desiderano alcuni oggetti di culto, che hanno poi fatto la storia di questa decade.
Alcuni esempi sono: le cinture del marchio Charro, il Commodore 64 (un home computer messo in commercio a partire dal 1982), il Game Boy, le scarpe Timberland (ancora di moda oggi), le cassette musicali degli artisti più in voga, il walkman, gli zaini Invicta (richiestissimi dai ragazzi per andare a scuola), i telefoni trasparenti per parlare con gli amici direttamente dalla propria cameretta e le vhs dei nostri film preferiti.
Film
Cosa c’è di meglio di entrare nello spirito natalizio che una maratona di film di Natale?
Un esempio è sicuramente S.O.S. Fantasmi, una rivisitazione (l’ennesima) del Canto di Natale di Charles Dickens con protagonista Bill Murray. Il protagonista è un cinico dirigente di una catena televisiva, che perde tutti gli affetti per seguire le sue ambizioni lavorative. Nella notte di Natale, tre fantasmi gli faranno visita per mostrargli il suo triste futuro.
Altro film natalizio è Gremlins, del 1984. Un inventore è alla ricerca del regalo di Natale perfetto per suo figlio ed acquista un dolcissimo Mogwai, da un negoziante di Chinatown. Il disastro è dietro l’angolo, quando l’uomo non segue le istruzioni (una fra tutte “non nutrirlo dopo la mezzanotte”): la dolcissima palla di pelo diventa un Gremlins, un orribile mostriciattolo dalla pelle verde molto pericoloso.
Poi c’è Die Hard, film poco natalizio, ma considerato negli anni una pietra miliare da guardare in questo periodo. Il protagonista è Bruce Willis, un padre che non ha un buon rapporto col figlio, ma con cui deve collaborare per fermare alcuni criminali.
Infine, come non citare un evergreen presente ancora oggi nella tradizione: Una poltrona per due.
Il film è un vero e proprio classico natalizio: le vite di un broker e di un mendicante vengono stravolte da una scommessa tra due ricchi annoiati; i due (Dan Aykroyd ed Eddie Murphy) si troveranno uno al posto dell’altro, creando tanti malintesi e risate.
Tradizioni
Nonostante siano considerate sacrosante alcune tradizioni natalizie, negli ultimi anni abbiamo visto qualche cambiamento, come per il cenone, decorazioni alternative per l’albero e per il presepe e altro ancora.
Negli anni Ottanta, l’albero di Natale si decorava categoricamente l’8 dicembre, insieme alle decorazioni per tutta casa ed il presepe.
Non c’erano alberi con fibre ottiche, ma solo le famose lucine di Natale che tradizionalmente si aggrovigliavano e per le quali occorrevano ore per sbrogliarle.
Ai bambini a scuola veniva fatta fare la letterina per Babbo Natale e tanti lavoretti con la pasta da colorare da portare a casa.
Al cenone della Vigilia non c’era alcuna mise en place da mostrare su Instagram: più era kitsch, meglio era; bastava una tovaglia rossa, il servizio buono (usato solo a Natale) e il candelabro d’argento.
Se qualcuno avesse fotografato l’abbondante vassoio dei fritti, sarebbe stato ritenuto in pazzo. Si mangiava tanto, forse troppo ed il menù era diverso a seconda delle proprie origini.
Si giocava a Mercante in Fiera e a tombola e sui numeri usciti si mettevano le bucce dei mandarini mangiati a fine cena.