Se anche tu, quando arrivi senza partner alle cene e ai pranzi di Natale diventi una sorta di fenomeno da compatire, o da spronare a trovare l’anima gemella, partendo dalla tipica domanda di rito: “E tu il ragazzo?”; non potrai non sentirti affine alla protagonista di questa nuova serie, targata Netflix.
Natale con uno sconosciuto: La trama
Basata su 6 episodi di circa 30 minuti l’uno, disponibili dal 5 dicembre, “Natale con uno sconosciuto”, racconta la storia di Johanne, un’infermiera 30enne che lavora in ospedale, è single e ogni Natale viene trattata come un’appestata sentimentale, dalla famiglia ma anche dalla società che le impone di avere una relazione stabile. Un giorno mente ai suoi, annunciando di avere un fidanzato e così si ritrova a doverne trovare uno per davvero, avendo a disposizione solo ventiquattro giorni prima che giunga Natale e debba presentarlo a genitori e parenti.
A dominare la scena di questa serie norvegese, creata, scritta e diretta da Per-Olav Sørensen, è la protagonista Ida Elise Broch, trentaduenne di Oslo, incoronata migliore attrice del 2015 dai premi norvegesi dell’industria televisiva.
Una vita felice in coppia o anche da soli?
Natale con uno sconosciuto parte in maniera non brillante per riuscire poi, sul finale, a donare un messaggio, più intenso e concreto, allo spettatore. Il contesto è quello del tipico paese addobbato per le festività imminenti, qualcosa di già visto in tanti altri film natalizi, come Love Actually, non per nulla il film preferito da Johanne.
La ricerca incessante da parte della protagonista per trovare la sua dolce metà è indubbiamente una di quelle dinamiche che spesso ci vengono servite come prodotto natalizio classico dei film a tema, ed è anche per questo che la serie non parte nei migliori dei modi: mostrandosi all’apparenza, come l’ennesima storia che vede il personaggio affrontare diverse peripezie prima di coronare il suo sogno d’amore, per arrivare alle feste in famiglia con il principe azzurro al suo fianco.
Sicuramente una scelta imbarazzante l’esigenza sociale di pretendere che un individuo – donna o no – debba essere accompagnato per stare bene davvero, come se non fosse possibile avere una vita felice anche stando da soli.
Il finale, inaspettato ma perfetto
Se l’inizio appare traballante il finale dà un deciso cambio di rotta a tutta la storia, rivelando il suo messaggio più intimo: la serie norvegese stravolge quell’aura di superiorità di cui i rapporti di coppia fanno spesso sfoggio, riportando alla luce cosa c’è sotto.
Una vera metamorfosi, quella della protagonista, che la porta, prima ancora che ad appagare gli altri, a soddisfare sé stessa e il proprio concetto di felicità.
Perché per stare bene con gli altri è necessario, prima di tutto, stare bene con se stessi.
Fonte: Cinematographe.it