“Le donne contano anche da sole, non in relazione a un uomo.
Tutte meritiamo il diritto all’autonomia fisica e di essere trattate con rispetto e dignità. Di dire basta ed essere ascoltate invece di venire costrette, derise e convinte che gli uomini sappiano più dei nostri desideri di noi. Non sono gli uomini che completano le donne, le donne sono già complete nel momento in cui vengono alla luce.”
Anne with an E, ep. 7, st. 3
Tutti pensavano fosse una semplice live action della tanto amata Anna dai capelli rossi che da bambini faceva iniziare la giornata prima di andare a scuola, ma la serie di Netflix Anne with an E è più di questo.
Basata sul famoso romanzo “Anna dai capelli rossi” di Lucy Maud Montgomery è stato adattato da Moira Walley-Beckett in una splendida serie tv piena di significato.
“Chiamatemi Anna“, è lotta al razzismo, classismo, accettazione di se stessi, diritti lgbtq+, storia degli indigeni, standard di bellezza, diritti umani, ma soprattutto femminismo.
Perché il termine femminismo nell’epoca di Anna era inaccettabile, in un epoca in cui le donne erano, letteralmente, proprietà di un uomo: prima del padre, che decideva per loro il futuro, e poi del marito, scelto dal padre.
Le donne potevano solo accettare la propria vita, farsi belle per l’uomo e occuparsi della famiglia: di crescere un figlio uomo e una figlia per un uomo.
Ma ad Anna di Green Gables questo non va bene, e cerca sin da subito di farlo capire alle sue compagne di scuola che, invece, si limitano a vivere nel loro mondo sessista.
“Una gonna non è un invito” dice loro, quando vede Diana, la sua migliore amica, non reagire alle provocazioni dei maschietti, perché “è normalità“.
Tuttavia Anna non accetta la normalità, perché la normalità non le sta bene.
E quindi Anna combatte, legge, studia, urla, parla, non sta mai zitta davanti a una qualsiasi ingiustizia, che riguardi lei o una sua conoscente.
Come quello successo nella terza stagione a uno dei personaggi femminili, che si trova a dover scappare dal suo promesso sposo che vuole farle fare qualcosa che lei, invece, non desidera.
E Anna sarà l’unica a giustificarla, a difenderla: anche se non vanno d’accordo, anche se l’ha sempre presa in giro per il suo aspetto, per la sua storia.
Anne with an E è una serie tv emblema del femminismo anche grazie alla giovane donna che scappa dal matrimonio per studiare, perché un uomo, una persona che ti vuole tagliare le ali, non merita il tuo amore.
Un uomo che ti vuole come soprammobile, come premio da mostrare agli amici, non ti merita affatto.
E, parlando di donne forti e indipendenti che prendono in mano la propria vita, come non citare anche la nuova insegnante, amata e adorata dai suoi studenti ma soprattutto da Anna, che la vede proprio come un idolo?
La signorina Stacy è una donna forte, letteralmente con i pantaloni (e per questo anche giudicata soprattutto dalle donne), non indossa il corsetto e non ha bisogno di un uomo per vivere, perché sa cavarsela benissimo anche da sola.
E, a proposito di ciò, un altro sguardo della società moderna che spunta fuori da questa serie tv, è che spesso e volentieri le donne si trovano a essere contro altre donne, a giudicarsi, farsi dispetti, far in modo di peggiorare l’una la vita dell’altra.
Come se già non ci fossero gli uomini a farlo, prendendo decisioni sulle donne (un po’ come la tanto parlata tampon tax odierna).
Anne with an E è quindi una di quelle serie che ti fanno sorridere, ma anche pensare.
E’ probabilmente uno dei modi migliori per spingere la nuova generazione, quella di cyberbulli, di ragazze insicure e ragazzi irrispettosi, entrambi sempre davanti al telefono, a volersi bene, a se stessi quanto agli altri.
Cerca di far comprendere il rispetto, che il femminismo non è una cosa sbagliata come spesso molti pensano, probabilmente per ignoranza o per fare i diversi; ma il femminismo è solo l’uguaglianza, è solo diritti umani.
E’ un peccato che, come tante altre belle serie, Netflix abbia deciso di cancellarla, rendendo la terza stagione di Anne with an E, l’ultima.
Tuttavia, queste tre stagioni sono state abbastanza per far urlare ad Anna tutte le ingiustizie che dominano il suo mondo come il nostro, adesso spetta a noi cercare di abbracciare le sue idee, farle nostre e combattere per vivere in pace.