Starbucks aprirà a Roma tra polemiche e opportunità.
Dopo l’incredibile successo delle filiali milanesi della famosa catena americana, anche Roma è stata finalmente scelta per ospitare il nuovo punto vendita italiano.
Starbucks strizza l’occhio al Vaticano
Secondo i meglio informati, la caffetteria aprirà la sua prima sede romana in autunno, nei pressi dei Musei Vaticani.
Scelta saggia per il Gruppo Percassi, che gestisce gli Starbucks italiani, data la mole di turisti che ogni giorno sosta nei pressi di Via Conciliazione e Borgo Pio.
Uno dei siti più gettonati per la nuova apertuta sembra essere la storica ex Libreria Maraldi, anche se nulla è ancora certo.
Lo stesso Antonio Percassi, ha dichiarato che l’idea del Gruppo è di raggiungere nel giro di cinque o sei anni, circa 250 punti vendita in tutto il Bel Paese.
Tra le successive e papabili location per eventuali Starbucks futuri compaiono infatti città come Firenze, Torino, Bologna e Venezia.
Il successo milanese
Questi progetti a lungo termine non possono che essere associati allo strepitoso successo dei punti vendita insediati a Milano.
Dopo la prima inaugurazione della sede di Piazza Cordusio nel settembre 2018, definita la più grande roastery d’Europa e la quinta a livello mondiale, sono stati avviati anche altri cinque esercizi nella città della moda italiana.
Se volete assaporare l’atmosfera tradizionale degli Starbucks americani potete recarvi nelle sedi di Corso Garibaldi, Via Durini, Via Turati, Via Lentasio e in Stazione Centrale.
Le polemiche non mancano
Per i romani però, la Città eterna non sembra avere nessun bisogno che multinazionali estere come Starbucks, Mc Donalds e Burger King si insedino nel centro storico.
Secondo alcuni esercenti infatti, queste nuove attività moderne e turistiche, sarebbero colpevoli di abbassare il livello del centro storico, diminuendo così il prestigio della Capitale.
Per fortuna non tutti la pensano in questo modo, ma anzi sono molti quelli che vedono in questa novità un ulteriore incentivo per attirare giovani e clientela pagante.
Forse sarebbe più saggio pensare ai tanti posti di lavoro che invece la catena può offrire, e per i quali le candidature sono già aperte.
Chi non vede l’ora di avere un Frappuccino tra le mani?
Articolo di Tina Brooks