Nel cuore di Colorno, proprio di lato alla reggia farnesiana, vi è il monastero dominicano: un luogo carico di silenzio, di fede, almeno fino al 1873 quando a Parma scoppiò il colera.
In quell’anno fu deciso di organizzare un ospedale psichiatrico in quella che fu la Versailles dei duchi di Borbone e di Maria Luigia.
Un nuovo uso per quelle storiche mura, forse meno nobile.
Il palazzo fu organizzato su tre quattro piani attorno a tre corti mentre il monastero fu usato su due piani con un sotterraneo.
Si possono distinguere tre fasi in questa struttura che conferì alla località il nomignolo, forse poco lusinghiero, di “Paese dei Matti”.
La prima, di stampo francese (1873-1950) era dedicata alla trasformazione dei locali interni del complesso per adeguarli a manicomio, separando per genere e malattia mentale.
La seconda, coincidente con il secondo dopoguerra (1950-1955) vide l’arrivo di nuove tecnologie.
L’ultima (1955-1978) vide l’ulteriore ammodernamento e la sua chiusura, dovuta alla legge Basaglia e ad una politica più aperta nei confronti della salute mentale da parte dell’USL.
Da allora, il palazzo è stato risistemato in occasione della nascita dell’ALMA mentre le memorie dell’ospedale psichiatrico rivivono nell’archivio.
Tuttavia il monastero è ridotto tuttora in uno stato di completo abbandono e degrado.
Uno stato che ha lasciato posto anche a ritrovi illegali e vergognosi di neonazisti come mostra un indagine di un esponente politico locale, oltre che di affreschi di discutibile gusto nelle sale dove riaffiora il passato ducale e le storie degli ospiti. Vita passata in quelle sale ora ridotte a nulla.
Qualcosa che sembra stridere con una pagina di storia che viene ricordata anche dall’annuale “Tutti Matti per Colorno” festival del circo di strada.
Parlando di nobiltà, non è un mondo estraneo alla follia. Caso straordinario a riguardo è sicuramente un sovrano, Giorgio III d’Inghilterra.
I primi sintomi di squilibrio furono visibili nel 1765 ma fu solo nel 1811 che il sovrano fu dichiarato pazzo e sottoposto a varie terapie dove oggi sorge Queen’s Square nel cuore di Londra.
Terapie non diverse da quelle offerte nel monastero colornese.
Si spera che in futuro, il monastero domenicano possa raccontare al pubblico la sua storia fatta di camici, cartelle mediche e qualche passeggino che, arrugginito, gira ancora per quei corridoi di degenza, dimenticati.
Mentre insieme a quello del Duca Ferdinando si può immaginare anche il fantasma di Giorgio III intento a passeggiare in quelle stanze nella sua innocua pazzia (dovuta forse all’arsenico)