Bene Sanremo è nel pieno dello svolgimento, e dopo due serate già è chiara una cosa: non c’è spazio per il presente.
A parte Tiziano Ferro che piange ad ogni respiro, e ancora non si capisce il perché, pare abbastanza evidente che la nostalgia del passato sia unanime comune alle due serate.
Senza nulla togliere alla grandezza dei personaggi, rendiamoci conto che hanno fatto il loro tempo e non siamo più negli anni 80.
Siamo andati avanti, siamo a 40 anni dopo e ancora stiamo a sentire i Ricchi e Poveri che cantano le solite quattro canzoni? Ma seriamente?
È normale che una Rita Pavone che canta da 50 anni (e forse di più) ancora stia in gara? Ha avuto una carriera spettacolare, lunga, ha un suo nome, ogni tanto spara idiozie dalla sua casa in Svizzera (tanto per dire che è italiana ma le tasse col cavolo che le paga qua) e ancora va in gara a Sanremo?
Non sarebbe il caso di lasciare spazio a giovani proposte, o altri big più attuali che vogliono farsi vedere?
Perché questa rincorsa al passato? Che senso ha? Il revival dei Ricchi e Poveri a cosa è servito? Riportare ogni anno Al Bano e Romina che cantano le solite canzoni da 30 anni, a che serve?
Guardiamo avanti, smettiamo di criticare la musica moderna come vecchi nonni inaciditi, e di dire “ci vogliono persone come Modugno” perché si sta parlando di 60 anni fa, di un mondo che non esiste più e sarebbe ora di farsene una ragione.
Il mondo attuale non sarà perfetto, ma non lo era nemmeno quello passato e stare ad ascoltare cantati ormai datati e canzoni trite e ritrite non riporterà indietro i tempi passati.
Il mondo è quello di oggi, la vita si vive nel presente e si va verso il futuro che piaccia o no. Quindi è ora di dare spazio ai giovani, alle nuove idee e svecchiare un paese che vive solo di ricordi e malinconie: lasciamo andare il passato ed accogliamo a braccia aperte il futuro.