Il primo diario. Arriva un momento, nella vita di molti di noi, in cui si cominciano ad avere i primi segreti, i primi pensieri profondi, che non si riescono magari a raccontare a mamma e papà, forse si dice qualcosa all‘amichetta (o amichetto) del cuore, ma alla fine è in quel momento che il diario entra a far parte della nostra vita.
Un mucchio di fogli, a righe principalmente ma anche a quadretti, in cui iniziamo a scrivere ogni cosa, tutto quello che ci accade attorno.
Dalla cosa più “stupida” in apparenza, a quella più importante, come una manifestazione d’affetto per quel nostro compagnuccio o compagnuccia di classe, che non riusciamo a dirgli in faccia per non diventare tutti rossi dall’imbarazzo.
Ed ecco che il diario diventa un piccolo prezioso amico, al quale ogni giorno, alla sera, raccontiamo tutto quello che c’è accaduto durante la giornata, racchiudendo una piccola parte di noi all’interno di quelle pagine. E guai a saltare un giorno, perchè anche se inizia sempre con quelle due parole, “Caro diario” con alla fine una virgola, dopo quella virgola niente è uguale ogni giorno.
Nuove esperienze, nuove emozioni, accompagnate a volte anche da disegni fatti sul momento in balia di mille pensieri.
Emozioni che crescendo diventano sempre più significative, più profonde, più intime, e il diario è lì pronto a raccoglierle: una cotta importante, le parole che gli/le si vorrebbe dire ma che dal vivo vengono sempre bloccate dall’imbarazzo, dalla paura magari di un rifiuto o di una risposta che non ci si aspetta. O magari quello che si vorrebbe all’oca giuliva di turno che hai in classe e ti sta talmente sulle scatole che la vorresti prendere a schiaffi solo per farla stare zitta.
Parole forti, ma che se esposte apertamente si affievoliscono davanti alla paura di possibili conseguenze, come la perdita di persone a cui vogliamo bene che potrebbero giudicarci.
Ecco una cosa bella di avere un diario: raccontare, sfogare le proprie emozioni, racchiuderle all’interno di uno scrigno senza voce, con la certezza che rimarranno lì, ascoltate ma mai giudicate.
E spesso, anche solo dopo aver calcato la penna su quei fogli, aver scritto pagine e pagine, ma anche solo una decina di righe, ci si sente sollevati, liberi da tutti quei pensieri che spesso affollano la nostra mente, di una parte di noi “nascosta” che vogliamo celare al mondo perchè da quel mondo non si sentirebbe capita, o peggio ancora derisa.
Pensieri
E a distanza di tempo, proprio quella raccolta di fogli ci aiuta a capire noi stessi.
Una raccolta di fogli che oggi il mondo della tecnologia cerca di eguagliare, con una serie di app che dovrebbero “simulare” un Diario, ma che alla fine rimangono solo un insieme di parole battute con la tastiera di un PC o di uno smartphone.
Profonde, sicuramente, ma sterili, perchè anche nel modo in cui scriviamo raccontiamo tanto di noi senza neanche rendercene conto.
Scrivere un diario, quindi, aiuta corpo e mente.
Questo perchè ci aiuta a drenare lo stress che si accumula nella vita quotidiana, che se troppo ha conseguenze sul nostro fisico. In più ci aiuta a mantenere la calma, scrivendo i pensieri negativi, e a liberare la nostra creatività, se trasformiamo il diario in un “cassetto” dove racchiudere le nostre idee, i nostri progetti, che un giorno si possono tirare fuori rileggendo quelle pagine.
“Non viaggio mai senza il mio diario. Bisogna sempre avere qualcosa di strabiliante da leggere in treno.”
Oscar Wilde