Mai sentito parlare di Mindful Eating o mangiare consapevole? Vediamo di cosa si tratta insieme alla dott.ssa Michela Cicuttin, biologa nutrizionista, Midful Eating coach e blogger, che a dicembre ci aveva già dato i suoi consigli per affrontare le feste senza pensieri.
Che cos’è il Mindful Eating?
La pratica del Mindful Eating è una pratica antica di consapevolezza. Affonda le sue origini negli insegnamenti del Buddismo ma ha anche molte applicazioni moderne. L’obiettivo principale di questa pratica è quello di risolvere la relazione di amore/odio che molte persone hanno con il cibo, attraverso la consapevolezza.
La nostra civiltà è caratterizzata da sovrabbondanza di cibo e, paradossalmente, siamo tutti ossessionati dal desiderio di voler perdere peso. Il mangiare è sempre un atto inconsapevole: mangiamo senza prestare attenzione, in modo frettoloso, impegnati in altre attività (televisione, internet,…). In questo modo non riusciamo mai ad assaporare realmente quello che stiamo mangiando.
Inoltre il più delle volte non mangiamo per fame “fisiologica” ma solo per soddisfare dei bisogni emotivi come noia, ansia o rabbia. È la cosiddetta “fame nervosa” che scatena ulteriori emozioni negative come il senso di colpa. La pratica del Mindful Eating ci aiuta ad andare in profondità per comprendere le nostre emozioni legate al cibo. Così facendo riusciamo a scoprire i nostri reali bisogni e possiamo fare pace con il cibo.
Come si svolgono le sedute di Mindful Eating?
Per quanto mi riguarda non seguo uno schema fisso. Cerco di capire i bisogni della singola persona e mi comporto di conseguenza. C’è chi ha bisogno di imparare ad ascoltare di più i segnali del proprio corpo oppure chi non è consapevole delle emozioni negative che lo spingono a cercare conforto con il cibo. Le mie sedute di Mindful Eating avvengono in concomitanza con i controlli nutrizionali mensili che faccio e il loro obiettivo principale è quello di aumentare la consapevolezza della persona sui suoi schemi automatici per risolvere le problematiche legate all’aumento del peso.
Quanto può incidere il Mindful Eating in una dieta dimagrante?
Credo sia una parte fondamentale. Nella mia esperienza come biologa nutrizionista ho capito che le persone non mangiano quasi mai in modo consapevole. Sono spesso spinte da emozioni negative che non riescono ad accettare. Cercano rifugio nel cibo. Il cibo è un conforto facile perché ci da un piacere immediato: quando si mangia si entra in uno stato di “trance” nel quale i problemi sembrano scomparire. Tuttavia, terminato l’ultimo boccone, i problemi sono ancora lì e a questi si somma il senso di colpa per aver mangiato schifezze. Come risultato si cerca nuovamente il cibo di conforto entrando in un circolo vizioso difficile da spezzare. Un percorso di Mindful Eating può essere fondamentale nella perdita di peso se si vuole spezzare questo circuito.
Chi sono, secondo te le persone che ne hanno bisogno?
Le persone che soffrono di fame nervosa o che mangiano in modo inconsapevole, velocemente e senza trarne trarne davvero piacere. Il cibo è nutrimento. Non deve essere visto come un nemico da combattere, ma come qualcosa di utile al nostro corpo per vivere in modo ottimale. Tutti coloro che hanno un rapporto di odio e amore con il cibo possono trarre beneficio da un percorso di consapevolezza di questo tipo.
Può contribuire alla cura di disturbi alimentari come bulimia e anoressia?
Anoressia e bulimia sono malattie complesse, determinate da condizioni di disagio psicologico ed emotivo, che quindi richiedono un trattamento sia del problema alimentare in sé che della sua natura psichica. Per questo motivo devono essere trattati prima da psicoterapeuti specializzati e solo in un secondo momento, quando la patologia è stata risolta, possono essere supportati da un percorso di consapevolezza alimentare.
C’è qualcosa che possiamo già fare nel quotidiano per aumentare la consapevolezza?
Quello che possiamo fare è cercare di essere presenti nel qui e ora in qualsiasi azione quotidiana facciamo, cercando di fermare la mente il più possibile dai continui pensieri che le arrivano. Continuamente proiettati nel futuro, preoccupandoci di quello che potrà succedere, ci perdiamo il momento presente e tutte le cose belle che ci porta. Se riusciamo a pensare meno, saremo in grado di ascoltarci di più e capire di cosa ha realmente bisogno il nostro corpo.