“Siamo rimaste insieme, siamo cresciute insieme, come due alberi contorti, intrecciate l’una all’altra provando a sopravvivere.” è questo che Lila e Lenù sono. Due bambine che si conoscono per caso o per fortuna tra le strade di un rione napoletano, dove la povertà e le mazzate avanzano più velocemente delle chiacchiere tra dirimpettai.

Da subito si evince quali sono le caratteristiche che riguardano le due protagoniste, che rappresentano la voglia di Elena Ferrante di voler raccontare una storia di donne, per le donne.

A metà degli anni 40 Raffaella Carracci ed Elena Greco crescono insieme in un mondo di uomini, dove i padri fanno da padroni e decidono quando puoi uscire di casa, quando ci puoi tornare e quando te ne devi andare per sempre, magari in sposa ad un altro uomo che sarà il nuovo padrone da rispettare.

Rispetto ad allora, noi donne oggi abbiamo sicuramente una maggiore libertà, ma di certo non mancano casi in cui si è costrette e sottomesse alle leggi imposte dagli uomini. In modo diverso, siamo ancora in prigione.

Ma l’avere dalla nostra parte anche soltanto una persona, può essere uno spiraglio di luce. Questo sono Lila e Lenù, l’una per l’altra. Delle piccole donne che finiscono per essere diventare grandi troppo in fretta, schiacciate dal peso delle responsabilità, dai doveri di casa, e dal dover porre le basi per un futuro ancora troppo incerto.

La loro è un’amicizia fatta di mille sfaccettature: invidia, competizione, ammirazione. Elena vorrebbe trovare il coraggio di essere come Lila, spigliata, ipnotica e meno invisibile. Lila è infatti quel tipo di ragazza a cui non importa il giudizio della gente, e che tuttavia fa girare tutti gli sguardi al suo passaggio.

“Qualunque cosa si fosse messa addosso, la sua bellezza sarebbe esplosa come una stella e ciascuno si sarebbe affannato ad afferrarne un frammento”.

A sua volta, Lila vuole emulare Elena, lo vediamo inizialmente nella prima stagione con il suo impegno nello studio ed in questa seconda stagione lo abbiamo visto con il suo voler riprendere a leggere per non sentirsi esclusa ed ignorante. Vuole dimostrarle che anche lei è capace di saper fare qualcosa.

Lila ed Elena rappresentano due tipologie di donne complementari l’una all’altra.

Da un lato vi è la forza, il carattere, l’aggressività, una donna che ha i suoi ideali e per la quale non esistono ragioni se non le proprie. “Lei era così: rompeva equilibri solo per vedere in quale altro modo poteva ricomporli.

Dall’altra c’è la passività di una ragazza che fa tutto quello che le viene chiesto di fare, come un cagnolino dall’aria bastonata. Elena non reagisce, ma osserva e cerca di comprendere Lila, si lascia influenzare dalla sua persona fin quando impara che non può più vivere per lei, per gli altri.

recensione-amica-geniale-2-960x521 Lila e Lenù, le piccole donne de "L'amica Geniale"

Ne “L’amica Geniale” vediamo anche lo svilupparsi, attraverso le storie delle due protagoniste, di alcune tematiche come la violenza sulle donne e la sessualità.

Lila cresce a suon di schiaffi da parte del padre e continua a non avere libertà, soggiogata prima dalla famiglia e poi dal marito Stefano, che rappresenta un pò lo stereotipo dell’uomo del sud: ignorante, dedito al lavoro, in attesa solo del piatto pronto e che sua moglie rispetti i doveri coniugali. Elena invece sceglie la carriera, un pò perchè è probabilmente l’unica cosa in cui riesce, un pò per mascherare i dolori dell’amore non corrisposto di Nino Sarratore.

Quest’ultimo è un personaggio non apprezzato da molti, e dallo stesso attore (Francesco Serpico) in quanto si rivela viscido e traditore proprio come suo padre. Eppure lui dice di non voler essere come il genitore.

Nino rappresenta il protagonista maschile che unisce ed allontana Elena e Lila. Fa credere alla prima di provare un’interesse nei suoi confronti ma è da sempre stato innamorato della seconda. Tuttavia, alla prima difficoltà la abbandona incinta del loro bambino.

Quello che però più colpisce è l’incredibile forza d’animo delle due protagoniste.

Nonostante vivano in un periodo non facile, riescono a sollevarsi da sole, a bastarsi. A raggiungere i propri scopi senza il bisogno incessante di avere un uomo al proprio fianco.

Sono quasi prive di supporto familiare ma nonostante la loro condizione di essere figlie del proletariato, emergono grazie all’intelligenza, che le porterà ad evadere dal ruolo di donna-moglie-madre in cui sono invece rinchiuse le loro coetanee.

In particolare, non si può non ammirare la caparbietà di Lila, che nonostante sia costretta ad una vita che non le piace, non smette mai di spronare la sua amica a fare meglio, a dare di più. Coraggiosa è anche Elena che decide di abbandonare il rione e di partire per Pisa, e sappiamo bene quanto possa essere difficile ambientarsi in una nuova città dove non si conosce nessuno.

Nell’ultima puntata della seconda stagione vediamo le due ragazze intraprendere vite completamente diverse.

Lila finisce per lavorare in un salumificio, accettando l’unica strada che le sembrava idonea mentre Elena si laurea alla Normale di Pisa. Nonostante la lontananza, le due amiche rimangono ancorate ad un filo invisibile. La loro amicizia supera persino i rancori passati di un amore mal corrisposto e le divergenze di opinione che le avevamo portate ad essere quasi due estranee.

Per comprendere meglio questo contorto legame, prendiamo in considerazione due simboli: i diari di Lila ed il racconto “la fata blu”. I primi raccolgono tutte i pensieri che “le sono passati in testa” ed è attraverso la lettura di queste pagine che Elena si rende conto di essere sempre un passo indietro.

La fata blu è invece il titolo di un racconto che Lila scrisse a dieci anni e da cui, inconsciamente nascerà il primo romanzo di Elena. Una dimostrazione, che nonostante tutto, sono sempre state la mente e la penna, l’una l’amica geniale dell’altra.

All’improvviso mi resi conto che tutta la mia vita era un “quasi”. Ce l’avevo fatta? Quasi. Mi ero strappata a Napoli e al rione? Quasi. Avevo amiche e amici nuovi, che venivano da ambienti colti? Quasi. Di esame in esame ero diventata un studentessa ben accolta dai professori che mi interrogavano? Quasi. Dietro tutti quei quasi, mi sembrò di vedere come stavano le cose. Avevo ancora paura e sentivo che da qualche parte, Lila, come sempre, era senza “Quasi”.

Importante sarà il loro ultimo incontro. In pochissime parole, si ragguagliano sulle loro vite ed è forse in quest’occasione che ognuna finalmente raggiunge un pò di pace. Smettono di rincorrersi.

“Io torno, non voglio perderti” dice Elena

“Neanche io voglio perderti” risponde Lila

e si scambiano uno di quei lunghi abbracci che sanno molto più di milioni di parole.

 

 

 

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