Il 26 marzo 2020 uscirà nelle sale cinematografiche il nuovo live action Disney.
Questa volta la protagonista sarà Mulan.
Mulan è stato uno dei primi personaggi femminili, dal carattere familiarmente femminista, a dare una svolta alla sua vita da sola. Non ha avuto nessun timore nel tagliarsi i capelli ed indossare la divisa del padre.
Lo ha fatto per amore e soprattutto lo ha fatto pechè era giusto farlo, perchè il padre stava male e non aveva nessun figlio maschio a sostituirlo.
La Disney, che ha sempre riportato personaggi forti, ha comunque dipinto le donne come principesse tutte trucco e uccellini, ma con Mulan finalmente ha stravolto l’immagine.
Tutte abbiamo tolto le scarpine di cristallo e siamo montate a cavallo per combattere. Ognuna col proprio cavallo, che si tratti di offese, bullismo o tristezza. Finalmente con Mulan si accetta l’idea che non abbiamo bisogno di essere salvate, anzi!
Mulan ha salvato la Cina.
Mulan combatte bene, ma con la mezzana non è lo stesso.
E ci può stare, no? Amiamo questa principessa proprio per questo: è goffa, dimentica le cose, è sfigata, ha bisogno di qualcuno che la indirizzi ed è libera.
È paradossalmente più facile immedesimarsi in Mulan che in Biancaneve e rifare otto letti ogni mattina.
Certo, la Disney con il tempo si è svecchiata, Mulan ha solo aperto la strada a eroine di tutti i giorni, protagoniste femminili, dal carattere femminista che si sono fatte amare fin da subito, che hanno messo da parte il bisogno di perdere la voce e la corone dei sette mari per amore, come Ariel e hanno sentito, invece, il bisogno di lasciare la tribù perchè il richiamo del mare, dell’avventura, era più forte, come Vaiana.
Certo, ogni donna nei film d’animazione che ci ha accompagnato ha avuto forza e ardore di fare le proprie scelte, che siano d’amore o di libertà, ma Mulan rimane comunque la madrina di un movimento, di un manifesto, di un ideale: le donne possono farcela. Sempre. Da sole.
Il live action, nonostante alcune rinunce come Mushu e l’amatissima canzone “farò di te un uomo”, contribuisce a questa visione.
Con la nascita del movimento #METOO ci sono state delle ristrutturazioni nel mondo del cinema e Mulan, che non è mai stata da meno, ha appieno assorbito il messaggio.
Non sarà presente nemmeno Li Shang. Perchè?
Il produttore Jason Reed ha provato a spiegare le ragioni di questo taglio:
“Abbiamo diviso il personaggio di Li Shang in due diverse figure: quella del comandante Tung (Donnie Yen), che farà da padre sostitutivo e da mentore di Mulan. Mentre l’altro personaggio è Honghui (Yoson An), che è un pari di Mulan nel gruppo militare. Penso che nel periodo del #MeToo avere un ufficiale comandante, che è allo stesso tempo un interesse sessuale, non fosse una cosa appropriata da proporre.”
Si può essere d’accordo o meno con queste parole, con queste idee, è vero però che mancherà un’altra colonna del colosso Disney. Li Shang alla fine dei fatti era solo la parte romantica del cartone animato, l’amore che sboccia in ogni idea Disney.
Il nuovo film ne risentirà? L’essere femminista in questo caso risiede nella scelta di mettere lei e solo lei al centro della bufera. Nessun personaggio maschile, Mushu o Li Shang che fosse, solo un mentore che le farà anche da padre.