La convivenza forzata, l’isolamento ed il clima di incertezza generale che contraddistinguono questo periodo di “emergenza Coronavirus“, possono comportare per le donne un ulteriore e gravissimo disagio: la violenza domestica.
E’ fuori dubbio infatti, che i periodi in cui si registra un aumento degli episodi di violenza domestica sono proprio le vacanze, le festività ed ogni momento in cui la convivenza diviene più “stretta” e frequente.
Del resto, questi dati erano già stati riportati da alcune ONG cinesi: anche lì, il boom di denunce da parte delle donne, durante la quarantena, è stato netto.
In Italia sta accadendo esattamente la stessa cosa.
Lo ha spiegato Eliana D’Ascoli, psicologa per il Telefono Rosa: “Stare a casa forzatamente – dice – sta aumentando in maniera esponenziale gli episodi di violenza anche in situazioni in cui, fino a prima della quarantena, non si erano mai palesate dinamiche violente. La noia, l’ansia e il nervosismo che viviamo in questi giorni stanno accentuando ancor di più le dinamiche delle famiglie violente“.
La prolungata condivisione degli spazi, determina inoltre non solo un aumento del numero di episodi violenti, ma anche un aggravamento dello stesso.
Per queste donne, la casa non è un luogo sicuro. E’ una gabbia, da condividere per giunta col proprio aguzzino.
Senza contare i bambini, testimoni diretti della violenza sulla propria madre: ci sono stati infatti molti casi in cui la denuncia è partita direttamente da un minore.
Inutile elencare i danni psicologici che subiscono anche loro: vivere in contesti del genere può minare in maniera decisiva e profonda il bisogno di sicurezza, e compromette il loro sviluppo, la loro serenità ed il loro futuro sotto più di un punto di vista.
La situazione è insostenibile.
Se poi le condizioni sono quelle dettate da questa quarantena in particolare, per la donna è anche molto più difficile denunciare. Non sono libere, non hanno privacy, non possono nascondersi. Non hanno la possibilità di chiedere aiuto.
“Una ragazza che aveva chiamato il 1522 alle 14 – dice la terapeuta – è riuscita a mettersi in contatto con me solo alle sette di sera. Un’altra signora mi ha chiamata mentre era chiusa in macchina, sfruttando un momento in cui era scesa per buttare l’immondizia. A volte faccio fatica persino a sentirle per il rumore che creano pur non farsi sentire dall’uomo“.
In Spagna, hanno pensato ad una possibile soluzione: considerato che anche lì è possibile uscire solo per comprovate necessità, come ad esempio acquistare medicinali, basterà recarsi in farmacia e dire “Mascherina 19“.
Si tratta di una parola in codice per denunciare la violenza domestica.
Una volta ascoltata la parola, scatterà una sorta di protocollo: il farmacista avviserà la polizia, ed a quel punto sarà informata la speciale sezione “violenza di genere” delle procure che attiveranno il sistema di protezione.
Speriamo che anche in Italia si possa ricorrere ad un espediente simile.
Ma nel frattempo, cosa si può fare?
Innanzitutto, bisogna fornire alle donne ogni contatto esistente riguardante la rete antiviolenza.
Far capire loro che chiedere aiuto è possibile, che c’è chi è presente ventiquattr’ore al giorno per supportarle, proteggerle, sostenerle in ogni modo.
Ovviamente è importante che anche chi assiste a episodi di violenza domestica, s’impegni a denunciare.
Violenza domestica: i contatti utili
Numero Nazionale Antiviolenza Donna 1522
È attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno ed accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo.
Le operatrici telefoniche forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking.
Il 1522 è inoltre collegato direttamente con il pronto soccorso e con le forze dell’ordine, è raggiungibile in ogni momento anche via chat. “Poche donne sanno che esiste la chat – dice la psicologa – ma in questo momento può essere fondamentale più che mai“. Il servizio è accessibile tramite il sito del 1522 o tramite l’apposita applicazione per smartphone.
E’ inoltre possibiile visitare il sito DIRE CONTRO LA VIOLENZA per individuare il Centro Antiviolenza più vicino.
In caso di pericolo immediato
Rivolgersi alle Forze dell’Ordine o al Pronto Intervento (Carabinieri – 112, Polizia di Stato – 113, Emergenza sanitaria – 118).
Nel caso in cui non si riesca a farlo personalmente, si può chiedere a qualcuno di chiamarle al proprio posto. Se c’è la possibilità, in caso di pericolo è bene scappare e portare con sé i propri figli e figlie e aspettare l’arrivo delle Forze dell’Ordine.
(fonte: savethechildren.it)
Insomma, l’emergenza Coronavirus ha reso la vita difficile a tutti, senza dubbio.
E’ un periodo difficile, incerto. Ma mentre gran parte dell’Italia canta sui balconi ed organizza flash mob da casa, c’è chi resta in silenzio, chi bisbiglia nell’ombra, chi vive nel terrore ventiquattro ore su ventiquattro.
Aiutiamo queste persone, queste donne, a non sentirsi sole.
Offriamo supporto.
Denunciamo per chi non può farlo.
Grazie.
“Andrà tutto bene.”