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Dorothea Lange, la “fotografa degli ultimi”

Un passato difficile, fatto di sofferenze fisiche e non solo, che l’hanno portata a vedere la vita in un’ottica diversa, più profonda, e a raccontarla con uno dei mezzi di comunicazione più profondi, la fotografia: questa è Dorothea Lange.

La donna

Dorothea Lange nasce nel quartiere di Hoboken, New Jersey nel 1895. All’anagrafe è Dorothea Margaretta Nutzhorn, ma in seguito all’abbandono del padre quando lei ha solo 12 anni, deciderà di prendere il cognome della madre.

Nel 1902, quando ha solo 7 anni, le viene diagnosticata una terribile poliomielite, che le causa un deficit permanente alla gamba destra; questo non scoraggia Dorothea, che manda avanti la sua passione, quella della fotografia, studiando presso la Clarence White School di New York, e successivamente collaborando per diversi studi, come quello, celebre, di Arnold Genthe.

Nel 1918 completa la sua formazione, e dopo una spedizione fotografica attraverso il mondo, apre un studio fotografico a san Fransisco, e due anni dopo sposa il suo compagno il pittore Maynard Dixon dal quale ha due figli, Daniel e John.

Fonte: Wikipedia

Il matrimonio dura 17 anni, e in seguito al divorzio e al suo secondo matrimonio, nel 1935  la Lange inizia una serie di reportage, sempre sulla condizione di immigrati, braccianti e operai, le cui foto divennero famose e pubblicate in molte riviste dell’epoca.

Negli ultimi anni della sua vita combatte contro un terribile tumore all’esofago, che la porta a ritirarsi dalla fotografia. Muore nel 1965, all’età di 70 anni.  

La fotografa

“La macchina fotografica è uno strumento che insegna alle persone come vedere senza la macchina”

La carriera di Dorothea Lange da fotografa professionista ha inizio negli anni ’20 quando apre il proprio studio, dove si dedica alla ritrattistica, ma la vera svolta arriva negli anni ’30 quando decide di dedicarsi alla fotografia sociale.

L’occasione arriva nel 1932, quando Dorothea insieme al marito, inizia a documentare il disagio delle zone rurali, in un viaggio tra la California e il sud ovest degli Stati Uniti, per la Farm Security Administration.

Tra le foto scattate dalla Lange tra il 1932 e il 1935, emblematica resta quella di una donna, il cui volto racchiude sofferenza, ma al tempo stesso determinazione, speranza di una vita migliore per lei e i suoi figli.

Fonte: Wikipedia

Una foto che diventerà icona del ‘900 divenuta simbolo della sofferenza e della lotta per la sopravvivenza affrontata dagli americani durante la Grande Depressione, nonché la più famosa della fotografa americana: la Madre Migrante”.

Una donna che risponde al nome di  Florence Thompson: 32enne di etnia Cherokee e madre di sette figli, dalla vita travagliata fin dall’infanzia, con la separazione dei suoi genitori, che ricominciano la propria vita al fianco di altre persone. Un trauma che la segna nel profondo.

Si sposa all’età di 16 anni con Cleo Owens, con il quale tra il 1921 e il 1931 ha ben sei figli; in quello stesso anno la famiglia si trasferisce in California, ma poco dopo Cleo muore di tubercolosi e Florence si trova da sola a badare ai suoi figli.

Due anni dopo, incontra il suo secondo marito, Jim Hill dal quale ha altri tre figli, e con il quale condivide il lavoro di bracciante

Manda avanti la famiglia lavorando come bracciante, una dei tanti che trovano in quel lavoro un modo per sopravvivere. Una mamma che nonostante la fatica per un lavoro estenuante, si fa forte per il bene dei suoi figli.

Un po’ come ha fatto proprio Dorothea, fattasi forte nonostante l’handicap, l’abbandono del padre, per la sua passione, quella della fotografia, che l’ha avvicinata agli umili, ai poveri, agli “ultimi”, che coi suoi scatti vengono alla luce del mondo.

“Anche se c’è forse un campo in cui la fotografia non può dirci nulla di più di ciò che vediamo con i nostri occhi, ce n’è un altro in cui ci dimostra quanto poco i nostri occhi ci consentano di vedere”

Dorothea Lange

SITOGRAFIA:

Grandi Fotografi

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