Smart Working in quarantena: ma è davvero così… “smart”?
Quando la casa diventa una gabbia
Donne e responsabilità in casa
Come può esserci equilibrio tra lavoro e vita domestica, se tutti i compiti spettano ad una sola persona?
Perché è soprattutto sulla donna che gravano le responsabilità, in casa.
Certo, esistono le eccezioni. Ma qui parliamo della regola. E regola vuole sia la donna a sobbarcarsi oneri e doveri, quando si parla della famiglia.
Sì, anche se lavora.
Un mese alla Spa, in quarantena: ecco, forse quello aiuterebbe.
Insomma, smart working fino a un certo punto: se non dovessimo gestire casa, figli, marito, genitori anziani, spesa, cani e gatti, sarebbe anche utile.
Ci sono aspetti positivi?
Secondo la ricerca di cui sopra, le lavoratrici dimostrano di avere una forte tenuta emotiva: circa il 60% delle donne ha espresso sentimenti “positivi e di rinnovamento”.
Il restante 40% , però, vive questo periodo con “ansia, rabbia e confusione”
Sono le giovani mamme a risultare più “confuse”, mentre la fascia femminile sopra i 40 anni riesce a fronteggiare meglio la crisi.
La speranza che tutto questo finisca presto: ecco ciò che accomuna tutte.
Tra gli aspetti positivi dello smart working, dovremmo concentrarci sul fattore meritocrazia: in teoria, si è valutati in base ai risultati e non per il tempo passato dietro ad una scrivania.
In più, se il traffico diminuisce, ci guadagna l’ambiente.
Considerazioni importanti, seppur magre consolazioni: l’unica soluzione è tener duro.
E, soprattutto, cominciare a dividersi i compiti in casa.
Molte volte siamo noi donne a pensare di esser le sole a detenere lo scettro del potere, nella vita domestica.
Ci accolliamo tutti i compiti perché convinte che nessun altro sia in grado.
Vi svelo un segreto: un marito, un compagno o quel che sia, non necessariamente dev’essere un individuo incapace di intendere e di volere.
Insomma, donne: se il tipo di uomo che avete accanto non si rende conto per primo che i compiti in casa vanno divisi equamente, toccherà a voi farglielo capire.
Come? Smettendo di far tutto da sole, semplicemente.
Ad un certo punto la pancia vuota e la catasta alta due metri nel cesto dei panni sporchi, faranno scattare l’allarme nel cervello dell’uomo. E se non dovesse bastare, fate presenti le vostre esigenze.
Parlate. Esigete l’aiuto che vi spetta: è un vostro diritto, se non un dovere.
Abbattiamo i “ruoli di genere”, anche tra le mura domestiche
Combattiamo per la parità di genere da secoli, che senso ha se non iniziamo dalle mura domestiche?
Cenerentola, ragazze, non c’è più. Non esiste più lo stereotipo della donna che deve necessariamente restare in casa e occuparsi di figli e pulizie, mentre l’uomo va a lavorare.
In Italia, il tasso di occupazione femminile continua ad elevarsi, e il divario
di genere nell’occupazione si è finalmente ridotto.
Perché dunque non dovrebbe accadere lo stesso tra le mura domestiche?
Il gap nel lavoro domestico, è spesso ancora decisamente netto. Pochi sono gli uomini che diventano corresponsabili della gestione di casa e famiglia: troppi seguono ancora i ruoli di genere “tradizionali”.
Legati al pensiero che “è l’uomo che deve portare il pane a casa“, non certo la donna. Che può sembrare cavalleresco, o decisamente misogino: a voi la scelta.
E così, anche le donne lavoratrici vengono in qualche modo svalutate: basti guardare all’enorme divario di stipendio che ancora persiste tra uomini e donne.
In questo modo, quarantena o meno, le donne continuano a lavorare il doppio, se non il triplo.
Basta pensare al congedo di maternità, e a quello di paternità.
Ragionare in questi termini, ci sembra ancora troppo normale: che questa quarantena possa darci uno spunto per rivalutare le cose, magari.
Insomma, donne: forza e coraggio. Tutto questo passerà, e torneremo presto ad odiare l’ufficio, il capo ed i colleghi antipatici.
Fino a quel momento, pizzicotti sulla pancia, e…“andrà tutto bene”.