Siamo nel 2020, ci sono smartphone che possono piegarsi, i treni viaggiano sempre più veloci, ormai ci sono modi per essere in contatto all’istante anche con chi vive dall’altra parte del mondo: e poi gli esseri umano rovinano tutto con il revenge porn.
Il revenge porn, di cui si sta parlando tanto negli ultimi giorni, in realtà esiste da tanti anni. Un caso molto emblematico e che forse in molti ricorderanno è quello di Amanda Todd che risale al 2012, in cui una ragazza di 15 anni vittima di revenge porn, di bullismo e di cyberbullismo è arrivata a togliersi la vita.
Nel caso di Amanda, la ragazzina aveva fatto l’errore di mostrare in videochat il seno nudo a un ragazzo che poi l’ha minacciata di mandare le foto a tutti i suoi conoscenti se non le avesse mostrate di nuovo. Il giorno dopo alla minaccia, la polizia ha avvisato la famiglia di Amanda di ciò che stava succedendo sul web, e da quel momento, la vita della quindicenne è caduta nell’oblio, finendo con il suicidio.
Ed è proprio ciò che questo articolo vuole evidenziare: quello che succede nella vita delle persone di cui spammate le foto, di cui pubblicate filmati su siti pornografici, di cui vi scambiate foto come se fossero un oggetto senza alcun valore. Solo un corpo come tanti.
Revenge porn: cosa succede nella vita delle vittime
Stai chattando con il tuo fidanzato, con il ragazzo con cui ti frequenti, con un ragazzo di cui pensi di fidarti, così decidi di mandare a lui una foto in cui ti si vede il seno, o il sedere, perché fa piacere a te, e fa piacere a lui.
Sei una ragazzina insicura, non ti piaci, per quanto tu ti senta anche in colpa a farlo, hai bisogno di quei complimenti, ne sei dipendente, e allora invii delle foto a degli uomini, anche troppo grandi per la tua età.
Sei fidanzata da tanti anni, sei sposata, oppure hai solo il desiderio di farlo, così proponi al tuo compagno, o accetti la sua proposta, di girare un filmino a luci rosse, da tenere fra voi.
Ti piace il tuo corpo, ci stai bene insieme e allora decidi di postare su Instagram, su Facebook o dove cavolo ti pare una tua foto in costume.
Ed è giusto così! Non fai assolutamente niente di sbagliato. Tutte le conseguenze che le tue scelte potrebbero portare, non sono dovute a te. E lo sai anche tu, perché sei una donna e quello è il tuo corpo.
Tuttavia, un giorno ti svegli e vieni a sapere che, quella foto che hai mandato mesi prima, quel filmato che hai fatto con il tuo ormai ex ragazzo, non sono più privati, ma sono di dominio pubblico e chiunque può vederli.
E ancora, quella foto che hai messo sui social, di cui andavi tanto fiera perché lavori tanto sul tuo corpo, è stata pubblicata su gruppi pornografici in cui i ragazzi, gli uomini, degli sconosciuti, ti additano con i peggiori appellativi.
E se non bastasse, vedi in questi gruppi anche una tua foto normale, sei vestita, sei sorridente, sei felice. O un fotomontaggio in cui sei nuda… ma quello non è il tuo corpo.
E, da quel momento, tutto cambia, la normalità ti sembrerà solo un lontano ricordo. Il solo camminare per strada, accettare una richiesta di amicizia su facebook, un mi piace su una tua vecchia foto, ti faranno sentire a disagio.
Vivrai con la costante paura che, chi ti conosce, chi ti ama, possa vedere quelle foto, quel video e cambiare idea su di te. Gli attacchi di panico, l’ansia, le notti insonne a controllare quei gruppi, quelle chat, i messaggi, i vari social, diventeranno la tua nuova routine.
Ti sentirai sola nel mondo, ti sentirai sbagliata, ti sentirai in colpa non solo per quello che hai fatto, ma per la figura che hai fatto fare ai tuoi genitori.
Leggerai i commenti che le persone faranno su di te, e ti chiederai se hanno ragione. Perché se lo pensano in così tanti, forse è vero. Forse sei tu quella sbagliata.
Ma, stampalo nella testa: se un ragazzo ti chiede una foto e tu gliela mandi (e viceversa), non sei sporca, non sei troia, non te la sei cercata.
Cercheranno di farti pensare che è colpa tua, che “se hai mandato le tue foto a cani e porci, adesso ti prendi anche le conseguenze”.
E lo penserai anche tu, mentre ti guarderai allo specchio con le lacrime agli occhi, mentre sarai raggomitolata sul tuo letto al buio, con lo sguardo fisso sui messaggi che non smettono di arrivare, con i commenti che aumentano sempre di più, con le parole che ti dicono che rimbombano nella tua testa.
Sarai debole, sarai stanca, non ne potrai più, non vedrai futuro per te perché tutti ti riconosceranno e ti ricorderanno sempre come la donna che ha fatto un video porno, la ragazzina che ha inviato foto nuda, la ragazza di quel canale.
L’unico modo che vedrai per far finire il revenge porn sarà quello di toglierti la vita, perché solo così le persone smetteranno di parlare di quello che hai fatto ma ti compiangeranno e basta, dicendo che eri una brava ragazza, magari diranno anche che non è giusto quello che ti è successo.
Ma molti continueranno. Tu non potrai leggerli, non ti toccheranno più le loro parole, ma loro continueranno a guardarti, a vederti, a masturbarsi sulle tue foto, sui tuoi video, sul tuo errore di fidarti della persona sbagliata.
Lui, invece, l’uomo che ha tradito la tua fiducia, che ti ha trattata come un oggetto, che ti ha usata come fossi merce da barattare, che conseguenze avrà?
Se va bene, finirà in carcere e dovrà risarcirti. Se va male, se non si riesce a capire chi è stato a rovinarti la vita (come avverrà e avviene per molte su Telegram), continuerà a vivere la sua vita.
Forse è un uomo sposato, ha una famiglia, una figlia; magari è un ragazzino che va a scuola, con una fidanzatina; forse è un nonno che ama i suoi nipoti.
Può essere chi vuole, ma se pubblica foto di persone senza la loro autorizzazione, è solo un mostro che indossa la maschera di un essere umano.
Con queste parole, non si intende dire che le donne devono limitare le loro azioni, che devono smettere di pubblicare foto o di mandarne. Con queste parole, si vuole sensibilizzare quegli uomini e quelle donne che urlano “te la sei cercata” e poi guardano negli occhi i loro figli, le loro amiche e le loro sorelle.
Perché, come mandare foto ha delle conseguenze, anche un commento, ne ha. Condannare la vittima non vi rende diversi da chi la rende tale.
Amanda Todd, ma anche Tiziana Cantone, la donna che divenne famosa per il suo “Stai registrando? Bravo!” e che si è suicidata in seguito a tutti gli insulti e a tutta quella notorietà che lei non aveva richiesto.
Le vittime sono innumerevoli, alcune sono anche inconsapevoli, alcune sono minorenni, alcune sono delle mamme. E ovviamente anche gli uomini, sebbene comunque siano vittime in minor misura, sono compresi nel revenge porn.
Riusciresti a dire a uno dei loro parenti, al loro fidanzato, alla loro mamma, al loro migliore amico, che è morta perché se l’è cercata?
Quando, l’unico errore che una vittima di revenge porn ha fatto, è stato quello di dimenticarsi che il genere umano, più va avanti, più peggiora. Più tu sei libera, più ami il tuo corpo, più sei felice, più loro cercheranno di farti credere che sei sbagliata. Solo perché non sei come loro.