Quando siamo costretti a casa, soprattutto se è per lungo tempo, per diverse ragioni, se alcuni trovano immediatamente qualcosa per ingannare il tempo, c’è chi si fionda su uno dei bisogni primari dell’essere umano: mangiare.
L’inappetenza. Quante volte infatti ci siamo sentiti dire, da parenti o amici, “ma quanto mangi?” , oppure “ma tu non mangi per fame, mangi per noia” . Poi ci sono anche delle volte in cui la situazione è capovolta ed ecco che la domanda diventa “ma perché non mangi?” e la risposta è “non ho fame”.
Cos’è esattamente l’inappetenza?
L’inappetenza è un disturbo legato all’alimentazione caratterizzato da una riduzione o mancanza dell’appetito, dovuto ad un calo del desiderio di mangiare.
Questo fenomeno è molto comune nei bambini, ma può anche riguardare adulti e anziani.
Da cosa può essere causata?
Quante volte il “non aver fame” è segnale magari di un qualcosa che ci turba, che ci mette ansia, di un qualcosa che non vogliamo dire.
Un qualcosa che accorgiamo quando sentiamo improvvisamente il nostro stomaco chiudersi, il famoso “nodo”, per capirci.
Tra le cause di inappetenza, le più comuni sono quelle di natura psicologica.
Tuttavia emozioni come ansia e tensione vanno tenute sotto controllo, magari con l’aiuto di uno psicologo, per evitare che queste prolunghino eccessivamente l’inappetenza.
Alle cause di natura psicologica, vanno aggiunte:
- cause farmacologiche, come l’ assunzione di anfetamine, antibiotici o alcuni farmaci chemioterapici
- condizioni fisiologiche, come gravidanza o età avanzata
- patologie a carico dell’apparato gastrointestinale
- alcune patologie cardiache
Inappetenza: come contrastarla
- Un primo passo importante è quello di individuare la “natura” dell’inappetenza (psicologica, farmacologica, fisiologica o patologica). Questo può aiutare a dirigere una terapia mirata, o comunque ad una risoluzione del problema.
- Per quanto riguarda la natura psicologica, un valido aiuto è rivolgersi ad un esperto. Un altro rimedio può essere adottare abitudini che possano incoraggiare a mangiare nuovamente e con gusto, come pranzi e cene in compagnia, o anche concedersi momenti di relax che aiutano a contrastare la componente stressogena.
- Allo stesso modo, è opportuno rivolgersi al proprio medico se l’inappetenza si presenta come effetto collaterale di qualche farmaco.
- Per contrastare l’inappetenza un valido aiuto è fare sempre un’attività fisica regolare, associata ad un’alimentazione sana, composta di 5 pasti al giorno, di cui 3 principali e 2 spuntini.
- Un altro valido aiuto è tenere un diario alimentare, in cui annotare cosa e quanto si mangia e si beve, al fine di evidenziare facilmente i cali dell’appetito.
E per quanto riguarda i bambini?
Come si sa, l’inappetenza è molto comune nei bambini, soprattutto nella prima infanzia, e come quella negli adulti, può essere causata da vari fattori, psicologici ( trauma legato ad un trasloco, piuttosto che l’arrivo di un fratello o di una sorella, o semplicemente il cambio di stagione), ma anche alimentari, come un cambiamento nelle abitudini alimentari (come può avvenire con l’inizio della scuola).
Per questo è importante valutare la natura dell’inappetenza, rivolgendosi eventualmente al medico, ma soprattutto aiutare i nostri piccoli a cambiare il rapporto con il cibo, rendendo il momento del pasto un divertimento.
Una prima soluzione è “partire dalle basi”, ossia coinvolgere i bimbi nella preparazione dei loro piatti : sarà più gratificante per loro mangiare e gustare qualcosa che hanno preparato loro.
Un altro aspetto importante riguarda le quantità di cibo nel piatto, che nel caso di un bimbo inappetente non devono essere eccessive.
Si sa che soprattutto quando si tratta di cibo anche l’occhio vuole la sua parte, quindi è importante portare in tavola piatti belli da vedere e divertenti per i bambini: ad esempio polpettine a forma di pesce, oppure una frittata buffa, con dei piselli come occhi e una carota come bocca.