In questo periodo di quarantena, Instagram sta pullulando di nomination, di challenge e adesso anche di “vasetti”. Ci sono stati i vasetti delle paure, degli universitari e, negli ultimi giorni, i vasetti dei casi umani. Il problema è che fanno body shaming verso gli uomini.
La challenge dei vasetti, che in realtà non in molti hanno capito, prevede di riempire i vasetti in base a quanto hai fatto, o vissuto, o avuto, la targhetta sotto il vasetto. Quindi, nel caso delle paure, se hai tanta paura dei clown, devi riempire tutto il vasetto, mentre se hai una leggera paura degli insetti, lo riempirai a metà.
E la stessa cosa dovrebbe valere per i vasetti dei casi umani, solo che, in questo caso, invece delle paure, devi riempire i vasetti in base a quanti “casi umani” hai frequentato (donne/omosessuali/pansessuali/bisessuali/ecc edition, insomma, chi apprezza le donne è escluso dalla nomination) nella tua vita.
Tra i casi umani, prima di leggere, possiamo immaginare di trovare cose come “quello geloso ossessivo che non ti permette di essere chi sei”, “quello che ti vieta di avere amiche” o ancora “lo scomparso” o “il traditore” (che figurano nell’immagine), ma di sicuro non immaginiamo di trovarci cose riguardanti l’aspetto fisico, o il proprio ceto economico, o la propria istruzione.
E invece, questa volta, in un decennio in cui ancora lottiamo per il femminismo, per l’uguaglianza di entrambi i sessi e di tutti gli orientamenti sessuali, in un decennio in cui si cerca di far capire a tutti che ognuno è bello a modo proprio, esistono questi vasetti che tentano di sminuire gli uomini per il loro aspetto.
Ma procediamo gradualmente.
Analizziamo per bene, insieme, la foto e perché alcuni attributi, creati dalla ragazza che ha inventato questo “scherzo”, potevano essere evitati.

Nel lungo elenco creato dalla ragazza, figurano appellativi come “nano” e “pelato”, che mirano a sminuire, a chiamare caso umano, una persona per delle caratteristiche fisiche che non ha scelto.
Come se tu, ipotetica ragazza in soprappeso, fossi stata chiamata caso umano perché sei in sovrappeso. Quanto ti avrebbe fatto piacere? Saresti stata felice?
Non che “palestrato fissato”, “il fissato con la politica” o “musicista” siano migliori. Una persona che tiene al proprio aspetto, che ha una passione, un hobby, non è un caso umano.
Andando avanti, leggiamo poi “con la terza media”, “il fallito”, “povero”, “cattolico praticante”, “con figli” e addirittura “con traumi infantili”.
Quindi adesso dobbiamo giudicare una persona non solo per il suo aspetto, ma anche per la sua istruzione, per cosa fa nella vita, per la sua fede e addirittura perché non ha avuto la fortuna di avere un’infanzia piacevole?
Concludiamo l’elenco dei vasetti dei casi umani con “terronazzo” e “milanese imbruttito”, perché ovviamente abbiamo giudicato per l’aspetto, per le passioni, per chi sei, manca solo dove vivi per completare il quadretto.
Eppure nel 2020 dovrebbe essere chiaro che il valore di una persona, in particolare di un compagno, non si misuri con il suo mestiere, con il suo passato o con le sue passioni, ma con le sue azioni presenti nei tuoi confronti.
Se ti tratta bene, se ti rispetta, se è gentile e altruista nei tuoi confronti. Non tutte hanno la fortuna di avere un fidanzato nano e pelato che le tratti come fossero delle regine. Alcune hanno avuto la sfortuna di avere un uomo fisicamente perfetto, che le picchia.
Ma la parte più agghiacciante dei vasetti dei casi umani, sono le pseudo femministe che li difendono
Partendo con il presupposto che questi vasetti dei casi umani siano stati creati da una ragazza che nella bio del profilo ha scritto “body positivity” (ma, a quanto pare, solo per le donne), in molte l’hanno difesa dicendo che “scherza”, che “è ironia”.
E stessa cosa è stata detta da Tommaso Zorzi, influencer, che ha fatto questa challenge.
Il problema che molti hanno giustamente posto, è che come c’era scritto “nano”, “pelato”, poteva esserci scritto “il gay”. Sarebbe stata comunque presa così alla leggera? E se fosse stato un uomo a crearla, se un uomo avesse inventato i vasetti dei casi umani, avrebbero comunque detto che “è ironia”? O sarebbe esplosa la terza guerra mondiale?
La verità è che, nel 2020, si tende a dimenticare che il femminismo è l’uguaglianza fra entrambi i sessi, e come una ragazza non vuole essere ovviamente chiamata “balena”, un omosessuale non vuole essere chiamato “frocio”, un ragazzo non vuole essere chiamato “nano”.
Nessuno sceglie di essere in sovrappeso, gay o basso. Però se si prendono in giro donne o omosessuali, tutti iniziano subito a gridare al body shaming, al maschilismo, alla misoginia (giustamente!), ma se è un uomo a essere la vittima, chi è che urla al femminismo? Chi è che ci mette la faccia?
Purtroppo, sebbene ci riteniamo di mentalità aperta, tendiamo comunque a pensare che gli uomini siano forti, che non possano essere feriti, “boys don’t cry“, ma non è così.
Come una donna resta ferita se definita caso umano per una sua caratteristica, per una sua passione, anche un uomo può.
E se non riuscite a comprendere l’errore, forse c’è un problema di base. Perché se qualcuno chiama un ragazzo o una ragazza “frocio” o “chiattona“, ma poi vi dice “scherzo”, in molti, in particolare i più sensibili, resteranno feriti anche nonostante “fosse uno scherzo”.
Un ragazzo su Instagram ha anche creato una sorta di risposta con tutti gli stereotipi che le ragazze non vogliono sentirsi dire, poiché offensivi, proprio per far comprendere a chi difende a spada tratta e a chi ha creato la nomination, quale sia l’errore.
Come ci si sente a essere giudicati per il proprio aspetto.
Fa quasi ridere, detto così. Un uomo che vuole far capire a una donna cosa si prova a essere giudicati. Eppure, è stato necessario farlo, sebbene la versione creata dal ragazzo fosse abbastanza pesante.
Se vogliamo l’uguaglianza, se vogliamo essere trattate con rispetto, dobbiamo cominciare anche noi a trattare con rispetto gli altri. Questa dovrebbe essere una cosa ormai chiara.