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Unorthodox: 3 motivi per cui guardare la serie tv sulla comunità ebraica

Unorthodox: la vera storia di Deborah Feldman

Unorthodox è una miniserie di 4 puntate, prodotta da Anna Winger e Alexa Karolinski, e resa disponibile su Netflix. Tratta dal romanzo Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots di Deborah Feldman, racconta la vera storia della donna, appartenente alla comunità ultraortodossa chassidica Satmar di Williamsburgh (NY).

La protagonista che la interpreta, Esther Shapiro, detta Etsy (Shira Hass) è una diciannovenne che decide di scappare dalla sua comunità e ricominciare a vivere secondo le sue regole a Berlino. Perchè dovremmo guardare questa serie?

Unorthodox: 3 motivi per cui guardarla

Innanzitutto, la serie ci conduce all’interno di una realtà sconosciuta a molti, quella della comunità ebraica Satmar.

Attraverso i 4 episodi, entriamo a conoscenza di un mondo dove sono gli uomini a farne da padrone. Le donne sono soltanto mogli e madri, devono occuparsi della casa, di far sentire il proprio uomo un “re” ma allo stesso tempo non possono considerarsi delle “regine”, come fa notare la suocera di Etsy alla ragazza.

Conosciamo la storia della protagonista attraverso flashback della sua vita. La vediamo felice di appartenere ad una comunità, pronta a seguirne tutte le tradizioni e rituali, fino al momento in cui le rigide pressioni sociali, non la spingeranno ad allontanarsi.

Costretta a sposare Yanky (Amit Rahav) un uomo che conosce appena, si ritrova all’interno di un rapporto dove l’unico scopo è quello di procreare. Tuttavia, Etsy è diversa. La vediamo alle prese con la scoperta del suo corpo, della sessualità, e delle problematiche connesse. Soffre infatti di vaginismo, disturbo che non le permetterà inizialmente di riuscire ad avere un bambino e di sentirsi “guasta” agli occhi delle altre donne della comunità.

Dietro la produzione di Unorthodox c’è un grande lavoro, per riprodurre fedelmente la comunità.

Le scene del matrimonio, girate in due giorni, hanno previsto più di 100 comparse. I balli, i canti, la separazione tra donne ed uomini, trucco e parrucco, sono fedeli alla realtà. La contrapposizione tra le scene girate a Berlino e quelle a Williamsburg è tale da farci quasi immergere in una serie tv moderna e allo stesso tempo storica, come se la comunità Satmar vivesse in un’epoca differente. Lo vediamo nelle scene in cui Yanky non sa utilizzare il telefono, o Etsy il computer.

Il lavoro è stato reso possibile grazie alla presenza di esperti, come Eli Rosen (interprete del rabbino), attore, traduttore e profondo conoscitore della lingua Yiddish, utilizzata per la prima volta per girare una serie tv.

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Unorthodox: La rivalutazione di Berlino

Stanca di non poter avere il controllo della propria vita, Etsy decide di scappare. Lascerà Williamsburg diretta a Berlino, luogo dove ritroverà sua madre, anch’essa fuggita dalla comunità.

Qui abbiamo la prima differenza tra realtà e finzione, infatti tutte le vicende narrate a Berlino sono inventate (al contrario dei flashback che riproducono fedelmente la storia di Deborah). Questa scelta è stata dettata dal fatto che la Feldman è un personaggio pubblico e dunque la storia di Etsy avrebbe dovuto essere differente, come dichiarato dalla produttrice Anna Winger.

Tuttavia, quel che si vede va a rappresentare l’inizio della seconda vita di Etsy. Berlino diventa il luogo della salvezza, andando a capovolgere quanto era successo in passato. Se infatti per gli ebrei ha rappresentato a lungo un simbolo dell’olocausto e dei dolorosi ricordi annessi, ora diventa il luogo che porterà Etsy verso la libertà.

Unorthodox: il messaggio di libertà

La ragazza si integra in un gruppo multietnico di giovani musicisti e seguirà la sua più grande passione. Due sono i momenti importanti: il bagno nel lago, dove Etsy si sentirà libera per la prima volta, togliendosi la parrucca e rivelandosi per quella che è. Le donne Satmar infatti, in seguito al matrimonio, devono rasarsi e purificarsi, pronte per il loro nuovo marito.

Un momento catartico seguito dal suo graduale integrarsi alla cultura occidentale e che la spingerà a provare tutto quello che le era stato negato; Il secondo momento è quello dell’audizione dove la ragazza esprimerà l’amore per la musica, trovando nel canto la sua vocazione. Alle donne Satmar infatti, è proibito cantare in pubblico, poichè significherebbe prevalere sugli uomini. La stessa “Babby” (Nonna) di Etsy, cantava solamente in assenza del marito.

Berlino diventa il luogo in cui Etsy trova sé stessa. Soltanto qui infatti imparerà cosa significhi fare l’amore per puro piacere, saprà cosa vuol dire essere libera, anche solo per provare un rossetto rosso. Diventerà una donna e rinascerà con la musica, presentata in ogni sua sfaccettatura, e che diventa la guida che la condurrà a sperimentare e conoscere.

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L’attrice inoltre, seppur molto giovane, ha un’espressività tale da permetterci di entrare in sintonia con i suoi sentimenti e le sue sensazioni, aspetto che ci spinge a voler proseguire nella visione di Unorthodox.

Unica pecca è forse il finale, lasciato in sospeso. Non sappiamo se Etsy ha superato l’audizione, se e come crescerà il figlio che porta in grembo, come sarà la sua nuova vita accanto agli amici che conosce nella città tedesca. Tuttavia, Unorthodox ci porta all’interno di un mondo sconosciuto, e ci fa comprendere come si può scappare dalle restrizioni che non permettono di esprimerci. Di come sia importante trovare il proprio posto nel mondo, anche se significa ricominciare da zero.

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