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In che modo leggere le fiabe ai bambini aiuta a combattere la paura

Leggere le fiabe ai propri bambini è un’occasione preziosa e utile per differenti motivi. Il primo, e forse il più evidente, è quello di creare un legame tra genitori e figli attraverso il racconto.

Destinare una parte del proprio tempo a questa attività è senz’altro un aspetto da non sottovalutare e rientrerà tra i ricordi più piacevoli che il piccolo porterà con sé da adulto.

Altri aspetti, invece, riguardano i tanti benefici a livello psicologico tra i quali risulta l’aiuto nel combattere le paure.

Vediamo nel dettaglio come e perché leggere le fiabe è importante e come è possibile che aiutino a superare le paure (per un approfondimento sul potere delle fiabe leggi qui).

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“Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono, perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che  i draghi possono essere sconfitti”.

(Gilbert Keith Chesterton)

 

Nemici reali 

Secondo la definizione del vocabolario Treccani, la paura è quello “stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso: più o meno intenso secondo le persone e le circostanze, assume il carattere di un turbamento forte e improvviso, che si manifesta anche con reazioni fisiche, quando il pericolo si presenti inaspettato, colga di sorpresa o comunque appaia imminente”.

Si manifesta fin da piccolissimi e può essere di tre tipi: paure innate (es. perdita del contatto con la mamma); legate alla crescita e alla scoperta (paura dell’ignoto,degli sconosciuti) oppure conseguenti a un episodio traumatico (paura del dolore, della morte).

Ogni tipo di paura è collegata a una fase della vita per questo leggere le fiabe fin da piccolissimi aiuta i bambini ad affrontare le sfide del mondo reale.

 

Nemici immaginari

Nelle fiabe troviamo diverse creature che rappresentano la personificazione delle paure. Streghe, maghi, orchi, lupi, draghi sono sono alcuni personaggi che abitano il mondo dei “nemici”. Dal punto di vista strettamente psicologico, essi rappresentano la personificazione di quei sentimenti negativi che albergano in ognuno di  noi. L’eroe, in cui il bambino si identifica, è chiamato a sconfiggerle e a raggiungere così il lieto fine.

Vediamo, brevemente, come elementi immaginari e reali si sovrappongono e come quindi la lettura serva ai bambini a tenere sotto controllo le proprie emozioni negative.

  1. L’eroe deve compiere un viaggio, molto spesso da solo. Qui la tematica principale è il distacco dalla propria famiglia, o il nucleo originario, per andare alla scoperta di terre sconosciute. Al bambino si insegna che il distacco è necessario per crescere ma che non significa eterna separazione.
  2. L’imprevedibilità: durante il viaggio l’eroe si imbatte in molte avventure e farà incontri. L’ignoto e lo sconosciuto, visti come elemento di paura, diventano fonte di nuovi stimoli per conoscere il mondo e gli estranei, che non sempre rappresentano un pericolo. Inoltre, l’essere da soli, spinge l’eroe a doversela cavare senza aiuti esterni ed è una cosa che, crescendo, anche il bimbo dovrà imparare a fare.
  3. Il dolore per la perdita o la morte di un compagno: dolore e morte sono, purtroppo, elementi della vita reale con cui, prima o poi, bisogna fare i conti. Anche se sono elementi molto rare da trovare nelle fiabe, può però capitare di imbattersi. In questo caso, il bambino capirà che questo tipo di trauma fa parte della vita e che bisogna saperlo affrontare.

Leggere le fiabe per sconfiggere ogni paura

Leggere le fiabe, come abbiamo visto, porta con sé il beneficio di sconfiggere la paura. Molti genitori, però, vedono le favole in cattiva luce pensando che siano troppo cruente o che possano deviare i figli dalla realtà.

Sebbene le fiabe, molto spesso, siano effettivamente più crude rispetto alle trasposizioni della Disney, è anche bene ricordare che esse non sono niente di pericoloso per la psiche del bambino e che, anzi, lo aiutano a mettersi in gioco, a esporre i propri sentimenti e, infine, a crescere.

 

 

 

 

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