Il Coronavirus ha cambiato le nostre abitudini e continuerà a cambiarle, un esempio sono le vacanze. Ci sarà un ritorno al passato, agli anni Cinquanta e Sessanta, vediamo cosa succederà.
È innegabile che il Covid-19 abbia radicalmente cambiato la nostra vita: oltre alla catastrofe umanitaria in tutto il mondo, con un particolare risvolto per l’Italia, la pandemia ci ha cambiato radicalmente. Ha cambiato le nostre abitudini, il modo in cui lavoriamo o studiamo e, soprattutto, i rapporti interpersonali.
Abbiamo imparato a non avvicinarci troppo alle persone che amiamo, perché vogliamo proteggerle, a cercare di toccare meno cose possibili, ad usare il gel disinfettante come se fosse bagnoschiuma. Abbiamo imparato a lavorare e a fare esami attraverso lo schermo di un computer e a fare aperitivi con gli amici su Zoom e Skype.
Lentamente torneremo alla vita di prima, ma il virus ci ha cambiamo definitivamente.
Uno dei temi più dibattuti sono le vacanze: si avvicina l’estate, arrivano le ferie, ma la crisi e le precauzioni da dover prendere rimangono un problema cruciale.
L’Italia è un Paese che basa sull’economia anche, e soprattutto, sul turismo, con migliaia di turisti che accorrono nel Bel Paese durante la stagione estiva. Il Covid-19 continua a mettere a dura prova tutti i lavoratori nel campo del turismo, dagli albergatori ai ristoratori, dagli operatori turistici ai baristi.
Per non parlare, ovviamente, degli stabilimenti balneari, nei quali i bagnanti dovranno sottostare a regole rigide per evitare il contagio, basti pensare al divieto di fare la respirazione bocca a bocca da parte dei bagnini.
Anche per quanto riguarda i viaggi all’estero ci saranno numerosi problemi: le compagnie aree stanno studiando dei modi per poter tornare a volare in sicurezza, ma è molto difficile. Per questo, l’estate italiana sarà perlopiù concentrata sul suolo nazionale, tornando ad una sorta di vacanza vintage degli anni ’50 e ’60.
Gli operatori nel settore del turismo hanno già auspicato che le vacanze del 2020 saranno fatte di piccoli weekend fuori dalle città, escursioni e gite fuori porta, ponendo attenzione sul suolo italiano.
Addio alle spiagge caraibiche, a città giovani come Londra e Berlino, ai viaggi avventurosi negli States o a contatto con la natura: quest’anno si sceglie il Bel Paese con accezione vintage.
Ve le ricordate le vacanze degli anni Cinquanta e Sessanta?
In quegli anni gli italiani godevano di una solida economia grazie al miracolo economico, capace di risollevare il tenore di vita degli italiani, anche quelli di ceto medio o basso. C’era stato il boom nell’acquisto di nuovi elettrodomestici ed ecco apparire in tutte le case frigoriferi, televisioni, lavatrici e soprattutto automobili (in particolare, la Fiat 500).
Le vacanze, a quell’epoca, erano una sorta di status sociale, solo i più ricchi avevano una seconda casa in un posto di villeggiatura, come una piccola casa al mare o in montagna. Perciò si facevano grandi viaggi in macchina, tutti stipati nelle piccole utilitarie dell’epoca con tutta la famiglia e i bagagli a seguito.
Si andava al mare, in campeggio e anche in montagna: il luogo non era importante, bastava staccare la spina per alcuni giorni.
Proprio in questo periodo si diffusero le cosiddette “partenze intelligenti”, ovvero la decisione di partire prestissimo, anche a notte fonda, per arrivare in giornata nel luogo di villeggiatura, peccato che, poi, la stessa idea l’avevano avuta tutti: quindi ecco vedere file chilometriche sulle autostrade, anche all’alba.
La famiglia italiana tipo si svegliava alle due di notte (dopo essere andati a dormire presto, per svegliarsi quantomeno un po’ riposati), prendeva armi e bagagli, facendo attenzione a non dimenticare nulla, dalla crema solare ai giocattoli in gomma per i bambini e stipava tutto (faticosamente) in macchina. In quegli anni, nonostante il boom economico, gli italiani potevano sì, permettersi una macchina, ma si trattava al massimo di una piccola utilitaria, una Fiat Cinquecento, una Seicento o una Millecento Fiat. I bagagli venivano legati con appositi elastici e la famiglia, anche numerosa, veniva stipulata nella macchina, pronta per ore ed ore di viaggio, da Nord a Sud, da Sud a Nord.
Nonostante la fantozziana “partenza intelligente” si creavano lunghissime file già al primo casello, per svariati chilometri, ma non ci si arrabbiava, era lo scotto da pagare per il lusso delle vacanze.
Bambini che piangevano e che si annoiavano, caldo asfissiante “alleviato” dai finestrini aperti (ovviamente di aria condizionata, in quegli anni, non c’era traccia) e tanto tempo da passare seduti e schiacciati in macchina.
Quando si arrivava a destinazione, si scaricavano armi e bagagli e si andava nella struttura vacanziera: un piccolo albergo sul mare, magari una camera per tutta la famiglia, dove in un letto si dormiva in cinque, un’area per il campeggio o il paesino d’origine dei genitori, per andare a trovare zii e nonni. Non importava la destinazione, bastava essere in vacanza, anche vicino ad un mare senza acque cristalline o in paesini dove non c’era nulla: gli italiani dell’epoca non si preoccupavano del lustro e del prestigio della destinazione, sapevano di essere comunque fortunati ad essere in vacanza.
Le località più gettonate erano la riviera romagnola, il Veneto, le Marche, ma anche il Lazio e la Campania col passare del tempo. Intorno agli anni Sessanta arrivò il turismo anche nel Sud Italia, meno nelle isole, poiché più difficoltose e dispendiose da raggiungere. Col passare del tempo arrivano sempre più turisti dall’estero, facendo diventare l’Italia come meta turistica per eccellenza.
Proprio per questo iniziano ad aprire le piccole pensioni nelle località balneari, sopratutto a conduzione familiare.
Il virus ha cambiato radicalmente anche le vacanze: i viaggi all’estero hanno avuto il loro boom solo negli anni Novanta, diventando, però, un’abitudine oggi. Ma ecco l’inversione di rotta: quest’anno saranno pochi gli italiani a prendere l’aereo e volare lontano, la maggior parte tornerà al mood vacanziero degli anni Cinquanta e Sessanta, con le loro macchine e con destinazione mete balneari o montanare, alla riscoperta del territorio italiano.
Quest’anno non ci saranno vacanze lunghe delle settimane, ma verranno preferite le vacanze “mordi e fuggi” e le gite fuoriporta.