Sindrome di burnout: lo stress dei lavoratori che mette a rischio la salute
Durante questo periodo di emergenza, molti operatori sanitari sono stati messi a dura prova. A farne le spese è stata soprattutto la loro salute psico-fisica. Nello specifico, si parla di sindrome di burnout.
La parola burnout ha origine anglosassone e significa “esaurimento” o “crollo”, identifica quindi una condizione di stress che viene percepita a livello lavorativo. Riguarda principalmente le professioni sanitarie ma può colpire anche tutte le categorie di lavoratori che si ritrovano in un contesto lavorativo con condizioni stressanti o con numerose responsabilità sulle loro spalle.
La sindrome di burnout può riguardare anche altre tipologie di persone, si parla infatti anche di burnout genitoriale. Spesso, la nascita di un bambino, impone nuovi compiti e responsabilità per il neo genitore. Da ciò deriva uno stress che porta il soggetto a credere di non essere un buon genitore. Di conseguenza vi può essere un distaccamento emotivo dai figli che incide sul rapporto genitore-figlio causando problemi nella sfera relazionale. Infatti, un buon attaccamento con la persona che si prende cura di noi sin dalla nascita, è alla base per le successive relazioni create in futuro.
Sindrome di burnout: sintomi
Una definizione più approfondita del termine è stata data dalla psichiatra Maslach nel 1975 che ha affermato che la sindrome di burnout conduce ad un esaurimento emotivo, a depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale.
In poche parole, quando il soggetto sente di aver oltrepassato il limite emozionale e fisico, si sente completamente prosciugato ed incapace di rilassarsi. (esaurimento emotivo). Di conseguenza inizia ad assumere un atteggiamento di distacco sia nei confronti del lavoro che verso le persone che incontra. In questo modo cerca di proteggersi dal futuro incerto e dallo stress (depersonalizzazione) ma in realtà inizia ad avere una percezione negativa di sé stesso e delle sue capacità (ridotta realizzazione personale).
Inoltre, possono essere presenti numerosi sintomi di burnout come assenteismo, stanchezza, conflitti in famiglia, affaticamento dopo il lavoro, uso di sostanze, insonnia, crisi di pianto.
Sindrome di burnout: cause
Quali sono le cause del burnout più comuni? Generalmente si pensa che esse possano dipendere dall’individuo ed in parte è vero, soprattutto quando si cerca una continua affermazione in campo lavorativo causando però problemi nella sfera relazionale ed emotiva. In realtà più che le caratteristiche individuali, ad incidere è il contesto lavorativo. Ad esempio ci può essere un eccessivo carico di lavoro, conflitti con i colleghi a causa dell’organizzazione aziendale, aumento di responsabilità, mancanza di stimolazione e frustrazione per la mancanza di elogi e gratificazioni.
Sindrome di burnout: interventi
Come abbiamo detto, ad essere vittime della sindrome di burnout sono soprattutto le professioni sanitarie ed in questo periodo di emergenza medici ed infermieri hanno fatto gli straordinari per aiutare. Proprio nelle prime quattro settimane di pandemia è stata condotta una ricerca promossa dal Centro di Ricerca EngageMinds HUB che fa parte dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Ne è emerso che sette operatori sanitari su dieci, cioè il 70%, hanno avuto sintomi di burnout. In particolare tra le problematiche si è visto che erano presenti la paura di essere contagiati, l’irritabilità, la difficoltà a dormire e gli incubi notturni.
Questi dati ci ricordano l’importanza di creare interventi per evitare che si arrivi all’esaurimento emotivo e fisico del soggetto. Il burnout non è facile da riconoscere, e spesso si pensa che il problema riguardi solo l’individuo e non il contesto lavorativo. ecco perchè è importante tenere in considerazione entrambi i fronti.
Livello individuale
Sicuramente il primo passo è ammettere di avere un problema ed in secondo caso mettere in atto strategie che possono aiutare a superare questi momenti di esaurimento emotivo. Rivolgersi ad uno psicologo per esempio, può essere utile per imparare ad acquisire gli strumenti necessari e lavorare concretamente sul problema. In pratica, fare un lavoro su noi stessi per focalizzarci su quale è il reale problema che ci attanaglia.
A livello individuale può essere opportuno anche l’utilizzo della mindfulness. La mindfulness è una tecnica che ha lo scopo di permettere di avere consapevolezza delle emozioni positive e negative in modo da risolvere i conflitti quotidiani e raggiungere un maggiore benessere psico-fisico.
Si può iniziare a mettere in pratica delle piccole attenzioni verso se stessi. Staccare la spina, prendendosi una pausa dagli impegni, trovare una valvola di sfogo come lo sport, coltivare hobby, impostare piccoli obiettivi volta per volta, possono essere tutti modi di ridurre lo stress e trovare un appiglio che non sia nel mondo del lavoro per ricaricarsi.
Livello organizzativo
Come abbiamo detto però la sindrome di burnout è legata anche al contesto gruppale e molto spesso le organizzazioni ignorano questa problematica accrescendone soltanto le conseguenze derivate. Pertanto è importante per le organizzazioni prendere coscienza dell’esistenza di questa problematica tra i lavoratori e promuovere modalità di intervento che possano facilitare le condizioni lavorative.
Ad esempio, si può condividere il carico di lavoro con il gruppo, dividendo i compiti in modo tale che nessuno sia oberato di lavoro, alimentare quindi il senso di squadra e comunità, imparare a comunicare per chiarificare gli aspetti che andrebbero modificati. In questo modo si potrebbe creare un’ambiente di lavoro più produttivo e che automaticamente incide positivamente anche sull’individuo come singolo.