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Essere bianchi è davvero un privilegio?

Il mondo sta inesorabilmente regredendo: è di nuovo scontro tra razze, gli ultimi decenni di lotta per i diritti civili sono stati cancellati. Essere bianchi è tornato ad essere un privilegio. O forse lo è sempre stato?

Se guardiamo indietro agli ultimi 20 anni, possiamo notare una escalation di individuazione del nemico mai vista prima. E badate bene che non è una questione politica, perché tutti ci sono cascati: un giorno è l’avversario politico, quello dopo l’etnia di origine di un ladro, quello dopo ancora tocca a qualcun’altro. E questo ci ha portato ad oggi, alla costante individuazione di un nemico a cui dare la colpa del nostro fallimento.

Il grande bluff americano

Gli Stati Uniti si sono costruiti questa grande immagine di paese libero, in cui ognuno può raggiungere quello che vuole, il famoso sogno americano. Ma i fatti di questi giorni, e di questi ultimi decenni, ci dimostrano esattamente l’opposto.

Negli Stati Uniti se sei di colore poco ti è concesso, perché il colore della pelle ti darà dei limiti a prescindere. Direte “Ma Obama è diventato presidente”, ed è verissimo ma confrontiamo la sua immagine con quella di Trump. Un’analisi che prescinde totalmente dalla politica, sia chiaro.

Obama, nessuno scandalo sessuale, nessuna accusa di molestie, una moglie che è stata il suo primo amore, e due figlie con la stessa. Mai uno scandalo che minasse la sua immagine.

Trump: svariate mogli, figli con ognuna, accuse per molestie, e anche di violenze, noto guerrafondaio e xenofobo.

Tutto questo per dire: pensate che se Obama avesse avuto le accuse di Trump, sarebbe arrivato alla Casa Bianca? Peraltro costruita dagli schiavi di colore, a suo tempo. La risposta pare piuttosto ovvia.

La morte di George Floyd ci mette di fronte ad una realtà scomoda, che cerchiamo di negare: essere bianchi è un enorme privilegio, perché ci esclude in automatico da tutta una serie di esperienze negative.

Quando essere bianchi ti salva la vita

Le persone bianche non vengono fermate dalle forze dell’ordine se trovate alla guida di un’auto costosa, perché si dà per scontato che la posseggano. Alle persone di colore capita spesso di venire fermate perché stupisce che abbiano potuto comprarsi una macchina di un certo livello, in fondo discendono dagli schiavi no? Come possono permettersi cose costose? Le rubano ai bianchi, ovviamente.

Se sei bianco le porte te le spalancano, nessuno metterà in dubbio il tuo talento, a meno che tu non sia donna ma è un altro discorso. Gli uomini bianchi sono automaticamente di successo, mentre quelli di colore…no, perché tutt’oggi equiparati ad una classe sociale minore.

E a nulla sono serviti Martin Luther King, Rosa Parks, i movimenti per la parità, perché nel 2020 ancora dobbiamo usare l’hashtag #blacklivesmatter. Dobbiamo sottolineare che la vita di una persona di colore valga quanto quella di un bianco, perché non è ovvio né scontato.

Nel paese in cui i sogni si realizzano, la maggior parte degli inservienti sono di origini ispaniche o africane; se non sei bianco e ricco, accedere ad un’istituzione di livello superiore è quasi impossibile. Ci sono le borse di studio, ma gli standard sono elevatissimi, e il ragazzo di colore nelle università prestigiose desta sempre sospetto.

Se sei bianco sei credibile, se sei nero devi faticare il triplo per dimostrare che vali qualcosa, perché il mondo vedrà sempre uno schiavo che cerca di entrare nel mondo del padrone. Rubandogli possibilità.

E non pensiate sia un problema americano, perché noi in Italia i neri li trattiamo bene: li mettiamo ammassati in strutture fatiscenti, dopo avergli distrutto la casa e quegli ingrati si lamentano pure. Così fioccano fake news sugli immigrati che non vogliono il prosciutto, o che si ribellano perché vivono in spazi ristretti, o che picchiano una forza dell’ordine. Casta intoccabile in Italia.

Poi vai a vedere la notizia e scopri che per il ragazzo di colore ci stavano 5 agenti che provavano a prenderlo e non con le buone; che si ribellano per gli spazi ma perché vivono in 10 in posti in cui al massimo possono stare la metà delle persone, in strutture in cui non ci sta nemmeno il bagno, sperse fra le montagne per non far sapere ai benpensanti che in quella struttura ci sono immigrati; e si scopre che nessuno si è lamentato del prosciutto, ma è semplicemente stata fatta una domanda, ossia se fosse di maiale. Alla risposta si, è stato altrettanto semplicemente detto no grazie, preferisco altro. Questo è il modo in cui li trattiamo bene.

Volete un esempio lampante? Rudy Guede, unico condannato per la morte di Meredith Kercher a Perugia: Raffaele Sollecito e Amanda Knox, bianchi, ricchi e privilegiati, hanno potuto permettersi i migliori avvocati e ne sono usciti puliti; Guedé con il suo avvocato d’ufficio è in carcere per concorso in omicidio, ma con chi ha concorso? Non si sa.

Patrick Lumumba, nero anche lui, si è salvato perché quella sera stava in un locale e lo avevano visto in molti. Perché la bianca e povera vittima Amanda Knox aveva accusato lui. Il sogno americano ritorna: gli Usa hanno investito nell’innocenza della povera e bianca Amanda, vittima di una crimine commesso da fantasmi assassini. Tanto la vera vittima, Meredith, era pure di origini indiane, quindi totalmente trascurabile.

Quindi che piaccia o no, essere bianchi è un privilegio, una fortuna che capita per caso. E forse sarebbe il momento di iniziare a capire che le cose vanno cambiate. Altrimenti quando saranno due bianchi a doversi confrontare, chi vincerà? Quello con più soldi o con più potere? O arriverà un terzo puntando il dito contro uno dei due accusandolo di qualcosa?

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