Dopo l’omicidio di George Floyd avvenuto lo scorso 25 maggio, i cittadini americani hanno iniziato una vera e propria rivoluzione, che poi ha coinvolto tutto – o quasi – il globo, statue incluse.
Le proteste sono partite negli USA, più specificatamente da Minneapolis, città dove George Floyd è stato ucciso senza aver opposto alcuna resistenza da 4 poliziotti sotto gli occhi sconvolti dei passanti, ma hanno coinvolto anche la Gran Bretagna, la Francia e persino l’Italia, che, nonostante sia spesso macchiata di razzismo, dimostra ancora una volta di lottare per l’uguaglianza dei cittadini in tutto il mondo.
Le manifestazioni erano iniziate in modo molto pacifico (con qualche eccezione), con i manifestanti seduti per strada con cartelli con scritto “I can’t breathe” (ultime parole di Floyd) o camminando muniti di mascherine e mantenendo le distanze, ma negli ultimi giorni i rivoluzionari hanno iniziato a vandalizzare (e, in alcuni casi, anche a buttare giù o decapitare) le statue di alcuni personaggi della storia definiti razzisti.
Proprio questo gesto ha fatto dividere le opinioni dei manifestanti e sui social in molti hanno espresso il proprio consenso o dissenso su ciò che sta avvenendo proprio in questo periodo nel mondo.
Black Lives Matter: statue decapitate e vandalizzate
L’abbattimento delle statue è iniziato a Bristol, città inglese, con la statua di Edward Colston, accusato di essersi arricchito con lo schiavismo e con il commercio degli schiavi, il cui monumento è stato gettato nel lago con le urla di sostegno di tutti gli attivisti presenti.
Molto presa di mira è stata la statua dell’italiano Cristoforo Colombo, conosciuto e studiato per la sua scoperta dell’America, ma in realtà i manifestanti lo definiscono solamente un razzista che ha colonizzato una terra già abitata attuando un genocidio sistemico e brutale dei nativi americani.
Christopher Colombus has been decapitated in Boston. pic.twitter.com/WkWUfDApgJ
— Anonymous (@YourAnonCentral) June 10, 2020
Colombo è stato decapitato, perché “l’America non è stata scoperta. L’America è stata saccheggiata, brutalizzata, sterminata, deturpata. In altre parole è stata colonizzata da personalità quale Cristoforo Colombo. Alla favoletta degli europei che vanno in giro per il mondo ad esportare civiltà non crede più nessuno.” (@parlaricordo su Twitter).
Boston, Richmond, Saint Paul, Minnesota, Miami, Virginia, ma anche le statue italiane hanno visto tempi migliori. È di Torino infatti la statua di Vittorio Emanuele II vandalizzata dall’associazione Kollettivo Studenti Autorganizzati, che lo ha rivendicato con un post su Facebook.
Quello che i manifestanti vogliono esprimere con la vandalizzazione delle statue dei razzisti, dei colonialisti o degli schiavisti è che la statua è “l’emblema dell’oppressione”, che è sbagliato ricordare e dare importanza a una persona che secoli fa ha ucciso tante persone.
O meglio, vogliono che i cittadini siano istruiti su tutte le azioni che il protagonista della statua ha fatto. Quindi, nel caso di Cristoforo Colombo, non è corretto che si vanti solo la sua audacia nello scoprire un nuovo territorio, ma è necessario anche ricordare la tirannia e la brutalità di cui è stato accusato (ad esempio, la Corona di Spagna lo ha accusato di torturare e mutilare i coloni americani).
Si fa anche presente come, mentre per alcuni possono sembrare sono delle statue, per altri sono simbolo di oppressione e di guerra e possono non trovare piacevole vedere una statua di chi ha ucciso tante persone innocenti.
Ma non tutti sono d’accordo.
Vandalizzazione delle statue: l’altra faccia della medaglia
Come in ogni evento mondiale e non solo, ci sono sempre due opposizioni, due – o più – opinioni contrastanti. In questo caso, sono tante le persone che ritengono che la caduta delle statue sia solamente un atto alla pari del terrorismo o del fascismo.
In molti ricordano il rogo dei libri avvenuto nel 1933, il famoso e terrificante “Bücherverbrennungen“, dove si sono bruciati tutti i libri non conformi all’ideologia nazista, ma quello nazista non è stato neanche l’unico caso. Lo scorso anno a Koszalin in Polonia, infatti, c’è stato un rogo di libri ritenuti blasfemi.
Altri invece fanno presente che bisogna sempre storicizzare. “Però #cristoforocolombo era del 400 e voi lo volevate multirazziale, informato sui diritti dell’uomo e a favore delle coppie di fatto.“, scrive I Guastatori su Twitter.
E lo stesso discorso dovrebbe essere fatto con il Colosseo, fanno presente alcune persone, dove, durante i suoi “tempi d’oro” era il luogo dove molti schiavi venivano costretti a combattere fino a morire, o con le statue o i busti degli imperatori romani, poiché, è noto, di come durante l’epoca dell’antica Grecia e dell’antica Roma, lo schiavismo fosse all’ordine del giorno e non solo.
Alla base dell’Ellenismo ci sono stati il sincretismo e la “koiné dialektos”, una lingua comune a tutti i popoli conquistati (e non con baci e abbracci ma con il sangue) dalla popolazione greca, quindi si cercava di “grecizzare” tutti i territori.
La guerra, il colonialismo, lo schiavismo, hanno fatto parte del passato della gran parte delle popolazioni, sia come oppressi e sia come oppressori, per cui il tentativo di cancellare il passato appare inutile a tutti coloro che ritengono un gesto sbagliato quello di distruggere le statue.
Infine, sui diversi social si fa notare di come le statue e i monumenti non siano un pericolo per il futuro, al contrario delle persone con ideologie fasciste, razziste e omofobe che si trovano al governo o si occupano di politica, quindi si dovrebbe concentrare la propria attenzione su loro e non su persone vissute centinaia di anni fa.
Il politically correct è andato troppo oltre?
È la domanda che in molti si stanno ponendo, in particolare dopo che la HBO ha preso la decisione di eliminare dal proprio catalogo il film di “Via col vento” (film del 1939) poiché “rappresenta l’America razzista”, per poi inserirlo successivamente ma con una didascalia che contestualizzi.
Il fatto che si debba contestualizzare fa pensare molto: davvero le persone del XXI secolo sono così ignoranti da aver bisogno di una didascalia che spieghi loro che, nel 2020, non esiste più schiavismo, che siamo tutti uguali e liberi di amare, pregare ed essere chi vogliamo?
Altri, invece, si chiedono se questo sia anche un tentativo per cancellare e dimenticare la storia. Si finirà per non studiare neanche più il periodo fascista e nazista a scuola? Le varie guerre con le tante morti?
Gli studenti del futuro saranno completamente disinformati sulle lotte che si sono dovute combattere per arrivare ai privilegi che si possiedono oggi?
Verranno anche dimenticati i poliziotti che hanno ucciso tutte quelle persone innocenti e che sono stati la causa delle rivoluzioni del 2020?
Si comincerà a parlare solamente delle conseguenze, delle vittorie delle rivoluzioni, delle guerre, senza minimamente citare il casus belli? E cosa dovrebbero imparare le persone del futuro da questo?
Studiare e ricordare gli errori del passato non ha mai fatto del male, soprattutto perché può farci capire che la censura, che sia dalla parte di chi ha oppresso che dalla parte di chi è stato oppresso, non è mai stata la scelta giusta, poiché dimenticare il passato ci fa dimenticare anche gli errori, con il rischio di ripeterli.