Jackson Pollock (1912-1956), è stato il maggior rappresentante dell’Action painting , caposcuola dell’espressionismo astratto, anticonformista e amante della sperimentazione.
Questo stile, consistente nel creare l’opera d’arte lasciando cadere la pittura sulla tela, o lanciandovi contro i colori in maniera apparentemente casuale, ha sempre diviso la critica: c’è chi lo ama e considera le sue opere capolavori assoluti e c’è chi vede nelle sue opere macchie di colore.
Nel 1959 il Reynolds News relativamente alle sue opere, titolò “Questa non è arte, è uno scherzo di cattivo gusto”.
La vita di Jackson Pollock
Conoscere la vita e lo stile di Jackson Pollock può essere una chiave utile per valutare le sue opere con uno sguardo nuovo.
Pollock non ebbe una vita serena: a causa dei problemi psichici di cui soffriva, finì con l’abusare di alcool e psicofarmaci. Questo ha fatto si che sviluppasse um carattere distruttivo e asociale, e che venisse associato più volte alla figura dell’artista maledetto tipico dell’Ottocento.
L’appoggio di Peggy Guggenheim
La collezionista d’arte statunitense Peggy Guggenheim sostenne Jackson Pollock fin dal 1942, quando ancora era sconosciuto al grande pubblico, decretandone il futuro successo.
Nel 1943 la mecenate dopo aver fatto esporre l’opera Guardians of the Secrets in una collettiva a New York, organizza una personale dell’artista, decidendo di metterlo sotto contratto per permettergli di creare a tempo pieno senza doversi preoccupare di altro.
Così nel 1947 Pollock realizza il dipinto Alchemy, destinato a diventare un’icona dell’arte contemporanea statunitense. É attraverso questa opera che l’artista mette a punto il dripping, conquistando la critica con questo nuovo modo di operare, segnando il punto di svolta nella sua carriera.
Dopo aver raggiunto l’apice, decise di abbandonare la tecnica che lo aveva portato al successo, ma l’estrema notorietà spense la sua creatività.
La stessa Peggy Guggenheim era consapevole che per via del suo carattere, non sarebbe durato a lungo sotto i riflettori: l’artista era così timido e difficile da presentare alla gente, che ogni volta arrivava ubriaco agli appuntamenti importanti per superare l’ansia e il nervosismo di dover conoscere persone nuove.
Il dripping painting
Nella tecnica dripping painting l’artista faceva gocciolare il colore su una tela posta sul pavimento sostenendo che fosse più a suo agio: si sentiva m parte del dipinto stesso, camminandoci sopra, calpestando la tela e potendo lavorare così dai quattro lati ed essere letteralmente ‘nel’ dipinto”.
Questo suo modo di dipingere, assolutamente rivoluzionario, si contrappose al classico artista che dipinge con sgabello, pennelli e cavalletto.
Realizzava le sue opere in uno stato di trance, nel quale è l’inconscio a guidare il pittore nel processo creativo, una sorta di danza sulla tela. Jackson Pollok si faceva ispirare dalla tecnica di pittura sulla sabbia dei nativi americani, praticata dagli stregoni. Apprese questa tecnica, accompagnando il padre agricoltore, durante dei rilevamenti presso i nativi americani.
Jackson Pollock utilizzava il suo corpo come i o strumento per dipingere: attraverso una danza faceva scivolare il colore sulla tela formando opere uniche nel loro genere. Viveva il disegno che stava facendo, il colore, sentiva la materia muoversi e prendere forma. C’è chi ha addirittura ipotizzato che inconsapevolmente abbia anticipato di 10 anni la scoperta della teoria del caos, ma sono solo ipotesi.
Pollock era il mezzo d’espressione della propria arte, che rifletteva la propria introspezione psicologica: i colori che popolano la sua anima venivano trasferiti sulla tela, mostrando il suo conflitto interiore, un groviglio di sensazioni impenetrabili, che lo portarono a morire a soli 44 anni in un tragico incidente stradale nella notte dell’11 agosto del 1956.
Un artista controverso, e un a persona difficile con mille problemi e limiti, che però non gli hanno impedito di diventare un simbolo, un nome importante nel mondo dell’arte che la moglie ha fatto in modo non venisse mai dimenticato, facendo diventare il nome Pollock simbolo di genialità e arte.