Istanbul la Sublime Porta, cerniera tra Occidente ed Oriente, crocevia di commerci, popoli e culture affronta con slancio il futuro con solide radici nella Storia.
Quella che troviamo trionfante tra due continenti, assisa sul Corno d’oro è Istanbul, una megalopoli di 15 milioni di abitanti.
Passeggiando per le sue strade un viaggiatore troverà le strade brulicanti di vita e grattacieli ultramoderni dove gli affari volano sulle ali del vento. Insomma, il nostro viaggiatore avrà davanti ai suoi occhi una grande città proiettata verso il futuro.
Ma è davvero solo questo Istanbul? È solamente la capitale economica di una Nazione come la Turchia che negli ultimi anni sgomita per guadagnarsi il suo posto nel mondo? Certo che no.
Muovendosi tra le vie centrali di Istanbul si capirà subito che questa città ha molto da offrire ai visitatori. I monumenti testimoniano la lunga e complessa storia di Istanbul. Nel corso di più di 2600 anni di vita la città ha mutato padroni e cultura diverse volte contribuendo a creare un melting-pot artistico e culturale unico.
Fondata nel 660 a.C. da un gruppo di coloni provenienti dalla greca Megara, l’insediamento chiamato Bisanzio diventò grazie alla sua posizione sul Bosforo oggetto di contesa tra i Greci a sud, i Barbari a ovest e nord e i Persiani a est.
L’anno cruciale della storia antica di Istanbul è il 330 d.C., quando Costantino rifondò la città abbellendola come fosse una nuova Roma.
L’imperatore romano infatti si trasferì a Bisanzio e la rese la nuova capitale imperiale. La città era facilmente difendibile, al centro di ricchi traffici commerciali e vicina alle opulente, ma instabili province orientali.
Per l’Impero Romano in preda alla crisi, Costantinopoli (il nuovo nome di Bisanzio) rappresentò un segnale di rinata potenza e stabilità.
La città di Costantino si dotò di nuovi sontuosi edifici che i visitatori possono immaginare osservandone i resti. Sorsero il palazzo imperiale, dimora dei sovrani fino all’XI secolo, adornato dai mosaici conservati nel Museo del Mosaico, il nuovo Foro, la monumentale Cisterna Basilica per le scorte idriche e, soprattutto, il colossale Ippodromo.
Ciò che rimane dell’Ippodromo si trova nel centralissimo quartiere di Sultanahmet vicino a molti altri monumenti iconici di Istanbul. All’epoca dell’Impero Romano d’Oriente dopo varie ristrutturazioni il Circo poteva contenere 100.000 spettatori.
Al centro dell’Ippodromo si trovano i resti di due monumenti molto affascinanti: la colonna serpentina e l’obelisco di Teodosio. Secondo le fonti la prima proveniva dal Santuario di Delfi e celebrava la vittoria dei Greci a Platea. Invece l’Obelisco di Teodosio, che prese il nome dall’imperatore che costruì anche le poderose mura cittadine, fu asportato da Eliopoli in Egitto dove fu costruito in onore del Faraone Tutmosi III nel secondo millennio a.C..
In questo luogo, ormai ridotto dopo secoli a pochi resti, si sono scritte alcune pagine importanti della storia turca. A tifare gli aurighi, veri e propri vip ante litteram, c’erano due tifoserie, i Verdi e gli Azzurri.
Questi ultrà erano anche esponenti delle formazioni politiche. All’interno del Circo quindi scoppiarono gravi tumulti contro i governanti come la rivolta di Nika (in greco vuol dire “vinci!” ed era motto dei rivoltosi) nel 532 d.C. contro Giustiniano.
Dopo il 476 d.C., Costantinopoli rimase a capo della metà orientale dell’Impero Romano e visse tra il V e VI secolo d.C. uno dei momenti più alti della sua parabola storica.
Sotto l’ambizioso imperatore Giustiniano, la Nuova Roma crebbe ulteriormente e fu al centro di un grandioso programma edilizio.
In questo clima di prosperità venne edificata la basilica di Santa Sofia, il simbolo di Istanbul.
Hagia Sofia fu costruita sopra una chiesa precedente consacrata alla stessa santa distrutta durante la rivolta di Nika. Giustiniano la ricostruì e per farlo chiamò migliaia di lavoratori sotto la guida degli architetti Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto e usò materiali pregiati provenienti da tutto l’impero.
L’imponente struttura fu costruita in 5 anni (532-537 d.C.) e ritoccata nei decenni successivi arrivando all’altezza di 55,6 metri: la basilica più grande dell’epoca. Gli affreschi interni furono completati sotto Giustino II (565-578 d.C.). La basilica divenne la sede del potente patriarcato cristiano ortodosso di Costantinopoli.
La storia di Santa Sofia è lunga e tormentata, quasi come fosse lo specchio delle vicissitudini che Costantinopoli e l’Impero Bizantino passarono nel corso dei secoli. Tuttavia la maestosa basilica sopravvisse al crollo del dominio dei Basileus d’Oriente e nel 1453 Maometto II, il conquistatore turco della città, la rese una moschea coprendo tutte le decorazioni cristiane ed aggiungendo oggetti di culto islamici.
Sotto gli Ottomani Aya Sofia (così la basilica è chiamata in turco) venne ristrutturata, abbellita maggiormente da medaglioni con iscrizioni calligrafiche e minareti e subì nei secoli diversi interventi di consolidamento (uno di questi fu diretto da due fratelli italiani, Gaspare e Giuseppe Fossati).
Dal 1935 al 10 luglio scorso Santa Sofia è stata un museo. A volere questo cambiamento fu il primo presidente della Repubblica turca Mustafà Kemal.
Il passaggio da luogo di culto a museo fu sancito dalla rimozione delle coperture messe dagli Ottomani sulle decorazioni bizantine sul pavimento e sui muri. Però negli ultimi anni l’odierno presidente Recep Erdogan ha fatto pressione per far ritornare Aya Sofia una moschea e il 24 luglio 2020 è stata compiuta la prima preghiera islamica pubblica. La notizia ha suscitato scalpore sia in Turchia sia in Occidente a causa della prova di forza di Erdogan contro le severe proibizioni poste quasi un secolo fa da Kemal.
Nell’apogeo della dominazione bizantina Costantinopoli divenne la città più grande e potente d’Europa, sede di una corte sfarzosa, di monumenti maestosi e traffici fiorenti.
Tuttavia le cose umane sono effimere. Le sconfitte militari, le crisi politiche ed economiche e i terremoti minarono alle fondamenta la Nuova Roma. Negli ultimi secoli dei Bizantini (XII-XV secolo) Costantinopoli versava in condizioni pessime ed era alla mercè di popolazioni aggressive e dinamiche come i Turchi e le Repubbliche marinare italiane.
A partire dal XII secolo Genovesi, Veneziani ed altre repubbliche marinare riuscirono ad ottenere fondaci ed agevolazioni commerciali nei territori dell’Impero. L’attuale distretto di Beyoglu (nella parte nord del Corno d’oro) ha origini genovesi e si chiamava Galata o Pera. A testimonianza dell’antica colonia genovese è rimasta la Torre di Galata, parte fondamentale del complesso di difesa cittadino ed oggi punto panoramico privilegiato sulla parte antica di Istanbul. Nel quartiere durante il Novecento vivevano ancora molti Italo-Levantini.
La fine dell’Impero Romano d’Oriente non decretò quella di Costantinopoli, chiamata dai nuovi dominatori turchi Istanbul. Come la fenice risorge dalle sue ceneri anche la nuova capitale dell’Impero ottomano ritornò all’antico splendore.
A partire da Maometto II, i sultani si impegnarono a costruire nuovi monumenti in città. Sorsero perciò numerose moschee come la Moschea Blu a Sultanahmet (vicino all’ippodromo e al sito dell’antico palazzo imperiale) tra il XVI e il XVII secolo.
Il promotore di questa grande moschea fu il sultano Ahmed I. La Moschea è chiamata Blu per via delle migliaia di piastrelle blu e verdi di Izmir (Smirne) che a contatto con la luce donano agli interni un’illuminazione suggestiva.