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La storia dei gatti dall’antico Egitto fino ad oggi

I gatti sono tra gli animali da compagnia più diffusi nelle case degli italiani tanto da aver superato anche il numero di cani.

Si stima, infatti, che in Italia ci siano circa 7,3 milioni di gatti domestici contro i 7 milioni di cani.

Ma i gatti, si sa, non sono simpatici proprio a tutti. Complice il loro carattere molto indipendente e a volte schivo, questi felini sono spesso considerati altezzosi, con un atteggiamento quasi… regale.

Ed è proprio dall’impero dell’antico Egitto che iniziamo a raccontare la loro storia, dimostrando come i gatti siano sempre stati protagonisti nelle epoche passate.

La storia dei gatti

Antico Egitto

Il gatto domestico viene classificato come Felis Silvestris Catus e si pensa che discenda dalla specie africana Felis Silvestris Libica. Apprezzato per la sua abilità nel cacciare roditori e serpenti, il gatto rappresentava per gli egizi un simbolo di grazia e benevolenza nei confronti dell’uomo.

Gli antichi Egizi erano convinti che alcune divinità assumessero le sembianze del gatto, tanto che i grandi sacerdoti riuscivano a trarre messaggi divini proprio studiando il comportamento dell’animale.

Bastet fu tra le più venerate divinità della religione egizia, raffigurata come donna dalla testa di gatto.

La dea-gatta era inizialmente una divinità guerriera al pari di Sekhmet (dea della guerra, della violenza e delle epidemie) ma andò gradualmente perdendo i connotati di aggressività per divenire una figura protettiva e rassicurante, patrona della fertilità, della maternità e della vita domestica. Un amuleto di Bastet attorniata da gattini era frequente fra le donne che desideravano una gravidanza: tanti cuccioli quanti figli si sperava di avere.

La devozione per questa divinità si estese anche ai gatti comuni che divennero animali sacri e quindi protetti dalla legge, infatti l’uccisione anche accidentale di un gatto comportava la pena capitale.  Quando un gatto di casa moriva, i familiari si radevano le sopracciglia in segno di lutto, il corpo veniva imbalsamato e solitamente trasportato a Bubaste, città consacrata ai gatti. Alla dea Bastet, inoltre, era dedicata la giornata del 31 ottobre con canti e balli che coinvolgevano tutto l’impero.

Impero Romano

Nell’antica Roma i gatti erano sacri a Diana e si credeva che avessero poteri magici, concessi loro dalla Dea. La Dea latina Diana, associata alla luna, alla femminilità e alla magia, proteggeva la gravidanza e intratteneva un rapporto privilegiato con la natura, gli animali e le piante.

L’introduzione nell’Impero Romano del culto di Bastet rafforzò nei romani il culto del gatto sacro. In ogni città infatti vi era un tempio dedicato alla Dea, detto Serapeum. Nei templi di Iside i gatti giravano tranquillamente, sia al loro interno che nei suoi giardini, e la gente portava loro offerte di cibo.

Ai soldati che avevano prestato servizio in Egitto era permesso, a proprio rischio e pericolo, di portare clandestinamente un gatto in patria, le matrone si circondavano di gatti di ogni provenienza e colore, i commercianti ne importavano da ogni paese facendoli incrociare tra loro per ottenere razze più belle e più rare per cui più costose.

Presso i romani il gatto godette di un notevole favore, anche se non venne divinizzato come in Egitto.

Medioevo

Nel Medioevo i gatti vissero periodi molto duri.

La Chiesa, sempre focalizzata sul reprimere ogni forma di paganesimo, insegnò che gli animali considerati sacri erano in realtà dei demoni minori. Così il gatto passò a essere considerato animale demoniaco, al servizio delle streghe e dei gruppi eretici, e per tale motivo molti furono vittime di feroci persecuzioni.

Si pensava che durante i riti satanici il gatto fosse la reincarnazione terrestre del diavolo e si presentassero ogni qualvolta si effettuasse un rito pagano, e questo valeva soprattutto per i gatti neri (ancora oggi associati ad un presagio di sventura). Secondo alcuni scritti medievali “il modo con cui il gatto gioca con il topo prima di ucciderlo è paragonabile a come il demonio si comporta con il peccatore”. Così un animale del tutto innocuo si trasformò in un vero e proprio motivo di terrore.

Quando in Europa iniziò la caccia alle streghe, i gatti finirono arsi vivi sui roghi insieme ad esse. Anche durante il processo ai Templari non mancò l’accusa di far partecipare i gatti alle cerimonie religiose e di pregare per essi. Come conseguenza, ancora una volta finirono con loro sul rogo.

Ma la persecuzione dei gatti ebbe conseguenze ben più drastiche: il loro sterminio, infatti, fu una delle cause della diffusione delle pestilenze, che a partire dal 1300 flagellarono l’Europa. Malattie come la peste erano trasmesse all’uomo tramite le pulci che si annidavano nei peli del topo, cibo preferito dei gatti.

Così i gatti si presero una bella rivincita sugli uomini del Medioevo.

Età contemporanea

Solo nel XIX secolo, grazie alla seconda rivoluzione industriale, alla diffusione della cultura e del benessere, il gatto verrà considerato un animale da compagnia per l’uomo. Accolto nelle case e finalmente rispettato, compare in dipinti, fotografie, illustrazioni, pagine di letteratura.

La sua crescente affermazione nella società attuale è da attribuire anche alla fortuna che alcuni felini hanno avuto sul grande schermo. Come dimenticare Salem, il meraviglioso gatto nero della sitcom “Sabrina vita da strega; il soriano Gatto, Orangey in inglese, che con la sua interpretazione in Colazione da Tiffany vinse addirittura il PATSY Award (Picture Animal Top Star of the Year).

Va ricordato anche Garfield, il bel gatto arancione che ama le lasagne e odia il lunedì, e il Gatto con gli Stivali compagno di avventure di Shrek che con i suoi occhioni dolci ha conquistato il mondo.

I gatti oggi sono protagonisti anche dei social media, alcuni sono dei veri e propri influencer felini.

La regina di Instagram è senza dubbio Nala, vincitrice del Guinness World Record come gatto più famoso di Instagram con 4,3 milioni di follower e una sua linea di cibo per gatti. Altrettanto famosa è Venus, la gatta con il muso metà arancione e metà nero, che sembra opera di photoshop e invece è cosi dalla nascita; Venus è diventata simbolo della bellezza non-canonica che esalta i tratti unici e caratteristici e li rende dei veri e propri punti di forza.

fonte: instagram/@venusthetwofacecat

 

Finalmente il gatto torna ad essere un animale molto apprezzato, considerato a tutti gli effetti un membro della famiglia che lo ospita.

 

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