Se dovessimo immaginare di dare un nome ai padri dell’arte Italiana Sicuramente penseremmo a Leonardo, Michelangelo e Giotto, artisti che con le loro intuizioni hanno rivoluzionato la storia dell’arte.
Giotto è stato uno di quegli artisti che, nei pochi decenni che lo hanno visto creare, ha reso antiquate opere che solo fino a pochi anni prima erano considerate assolutamente innovative.
È stato tra i primi a comprendere e utilizzare, la potenza del chiaroscuro per avvicinare le sue opere alla realtà, oltre ad essere stato il primo a introdurre in “Occidente” l’uso della prospettiva che nelle sue opere, supera la bidimensionalità dell’arte bizantina ottenendo forme più vicine alla realtà.
La sua arte, di fatto, segna il passaggio dal Medioevo all’Umanesimo. Giotto può quindi essere definito il “rivoluzionario”, almeno per tutto quanto attiene l’arte figurativa.
Giotto: La vita e la carriera
Giotto da Bondone, meglio noto semplicemente come Giotto, nasce probabilmente nell’anno 1267, a Colle di Vespignano, presso Vicchio nel Mugello.
Stimato e osannato, fu uno di quei pochi artisti rivoluzionari che finì i suoi giorni ricco e famoso.
Giotto fu Uomo d’affari ed imprenditore, il suo nome è legato alla città di Firenze, di cui diviene nel 1334, “Magistrum et gubernatorem” per quanto riguarda il lavori del duomo e delle parti più importanti della città, oltre che un valido architetto.
È suo il Campanile del Duomo di Firenze, chiamato anche “Campanile di Giotto”.
Intorno ai dieci anni, il piccolo Giotto comincia già a frequentare la bottega di Cimabue, dove di lì a poco suo padre finirà per collocarlo in pianta stabile.
L’influenza di Cimabue è evidente in quelle che sono considerate le prime opere di Giotto:un’opera su tutte,la ”Croce dipinta” di Santa Maria Novella, compiuta tra il 1290 e il 1295, con il volto del Cristo dai lineamenti tardo bizantini.
Dal 1303 al 1305 è a Padova, chiamato a realizzare l’affresco della cappella di Enrico Scrovegni,a testimonianza della grande considerazione che godeva a quel tempo l’artista, considerato ormai nettamente superiore al suo maestro Cimabue.
Intorno al 1311, ritornato a Firenze, dipinse una delle opere più importanti della sua carriera: la “Maestà” degli Uffizi. Questa opera esprime tutta la grande modernità dell’artista, in procinto di stabilire un nuovissimo rapporto con lo spazio, come testimonia la prospettiva del trono.
La “O” perfetta di Giotto
Un giorno papa Benedetto XI inviò un suo delegato nello studio di Giotto per vagliare le sue capacità artistiche da riportare al pontefice, che stava selezionando i migliori artisti italiani.
Mentre, come da prassi , tutti gli interpellati consegnarono al delegato i loro dipinti miglior, l’artista Fiorentino si limitò a disegnare con un solo movimento della mano impugnando un pennello, una “O” perfetta, dicendo allo stupefatto interlocutore di portare quel foglio di carta a Benedetto XI.
Non vorrei dilungarmi oltre , molti sono stati gli aneddoti legati alla figura dell’uomo e dell’artista, e chiudo l’articolo con uno di essi:
“Si dice che mentre era a scuola da Cimabue un giorno, per gioco, disegnò una mosca su di una tela, con tanta cura da sembrare reale.
Il suo maestro provo inutilmente a scacciarla prima di accorgersi che l’insetto era solo dipinto. Saputo che era opera dell’allievo, lo congedò, ritenendo, giustamente, concluso il suo periodo di apprendistato”.
Un altro aspetto che lo lega agli artisti contemporanei più importanti, Giotto ebbe atelier nelle più note città italiane: Firenze, Assisi, Padova, Roma, Napoli, Bologna, Milano.
Giotto ebbe 8 figli, per alcune fonti 5, non tutti “propriamente” di bell’aspetto, e quando qualcuno gli fece notare la dissonanza tra la natura e le sue opere, lui rispose cosi:
“Di giorno li dipingo, di notte li faccio (i figli) “
Il giorno 8 gennaio del 1337 Giotto muore a Firenze: viene sepolto con grandi onori in Santa Reparata (Santa Maria del Fiore).