Venerdì 23 ottobre alle 23:00 centinaia di giovani napoletani si sono riuniti davanti al palazzo della Regione Campania per manifestare contro il lockdown imposto dal governatore Vincenzo De Luca. Durante le proteste sono avvenuti scontri con la polizia e atti vandalici che hanno fatto scalpore.

I fatti.

I manifestanti dello scorso 23 erano principalmente da giovani. Essi si sono organizzati attraverso i social e sono partiti da Largo San Giovanni Maggiore nei pressi dell’università Orientale. Da lì, dopo aver manifestato pacificamente contro le restrizioni anti-covid, i giovani si sono spostati verso il palazzo della Regione Campania, in via Cesario Console.

Mentre la folla avanzava si sono aggregati dei gruppi di facinorosi che, incappucciati e con la mascherina, hanno iniziato a compiere atti vandalici e provocare le forze dell’ordine. Gli scontri sono avvenuti tra via Cesario Console e via Santa Lucia, sul lungomare.

I contestatori più violenti, dei quali è sconosciuta l’appartenenza a qualche gruppo o associazione, hanno lanciato oggetti contundenti e bombe carta contro la polizia. In risposta, gli agenti sono intervenuti con cariche di alleggerimento e lacrimogeni.

Nei momenti più critici della protesta, i manifestanti hanno disposto dei cassonetti in via Santa Lucia a mo’ di barriera e gli hanno dato fuoco. Inoltre un camion dei pompieri, inviato a spegnere i cassonetti in fiamme, è stato bloccato dalla folla.

Sono avvenuti anche degli assalti contro macchine presenti nella zona e delle volanti della Polizia. Durante i tumulti è stato aggredito Paolo Fratter, giornalista di Sky TG24, mentre seguiva gli sviluppi della vicenda. L’inviato ha trovato rifugio vicino ai mezzi delle forze dell’ordine.

La tensione è calata notevolmente dopo l’una di notte, quando il grosso della folla si è dispersa e sono rimaste solo 200 persone davanti al palazzo della Regione sorvegliate dai poliziotti.

Il bilancio degli scontri è di sei feriti tra polizia e carabinieri e due arrestati tra i manifestanti. Quest’ultimi, processati per direttissima (condannati uno a un anno ed otto mesi e l’altro a un anno e due mesi), sono stati rilasciati il giorno dopo. Infine è partita un’inchiesta per i danneggiamenti e le violenze

Le cause della protesta.

I disordini di Napoli sono stati scatenati dalle decisioni del Governatore Vincenzo De Luca per frenare i contagi da coronavirus che nelle ultime settimane sono aumentati pericolosamente in Campania.

De Luca per gestire l’allarmante crescita degli infetti ha adottato la linea dura. Ciò che ha fatto infuriare i napoletani è stato il coprifuoco notturno dopo le 11 di sera. Inoltre suscita timore la possibilità che in Campania venga imposto nuovamente un lockdown per 30-40 giorni.

L’ipotesi di un nuovo lockdown.

download I giovani guidano le proteste a Napoli contro il lockdown.
Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca (fonte: Facebook)

De Luca, che ha fatto della lotta al coronavirus il suo cavallo di battaglia, spinge perché si imponga un nuovo lockdown.

Il governatore si è espresso così sull’ipotesi di un nuovo lockdown:”I dati attuali sul contagio rendono inefficace ogni tipo di provvedimento parziale. È necessario chiudere tutto, fatte salve le categorie che producono e movimentano beni essenziali”.

I settori che continuerebbero a produrre anche in regime di lockdown, secondo Vincenzo De Luca, sarebbero l’agricoltura, l’industria, l’edilizia, l’agroalimentare e i trasporti.

Mentre sui contatti tra Comuni e Regioni in questa ipotetica quarantena si taglia corto dicendo: “È indispensabile bloccare la mobilità intercomunale e tra regioni. Non si vede francamente quale efficacia possano avere in questo contesto misure limitate”.

Le reazioni.

Le proteste a Napoli del 23 ottobre hanno generato una serie di dichiarazioni di indignazione e preoccupazione da parte dei politici.

Se da una parte uno dei manifestanti più violenti ha dichiarato: “Qui facciamo di nuovo le quattro giornate di Napoli, come il 27 settembre 1943, quando liberammo la città dai nazisti. Se il resto d’Italia non ha coraggio, l’esempio lo diamo noi contro questo governo di dittatori». Dall’altra diversi esponenti delle istituzioni si sono espressi con toni di disappunto e preoccupazione.

“Per noi questa è una giornata di amarezza. Via Santa Lucia è una strada percorsa dalla cultura. Vedere la violenza, i lacrimogeni, è una sconfitta. Dobbiamo capire le componenti di questa violenza. La notte scorsa c’erano i commercianti, ma era una protesta pacifica. La violenza va sempre condannata”. Dice Luigi De Magistris, il sindaco di Napoli.

Mentre il questore Alessandro Giuliano afferma che durante i disordini nel capoluogo campano ci si è trovati di fronte “a veri e propri comportamenti criminali verso le forze dell’ordine”.

La regia della mafia dietro le proteste di Napoli?

Le manifestazioni nella città partenopea hanno sollevato dubbi sulla provenienza dei facinorosi che hanno scatenato la guerriglia nelle strade. Come già detto prima, i violenti che si sono mischiati tra i giovani e i commercianti non hanno esposto alcun segno di appartenenza a qualsiasi gruppo.

Tuttavia le autorità non escludono che dietro le proteste ci sia la mano della mafia. A supportare questa ipotesi ci sono le testimonianze video che accertano “la presenza reale di uomini dei clan della Pignasecca, del Pallonetto e dei Quartieri Spagnoli”. L’autore di questa affermazione è il presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra in un post su Facebook.

Poi il viceministro dell’interno Matteo Mauri completa il quadro della situazione parlando di “azioni preordinate” e di proteste “organizzate nella quasi totalità da frange di tifosi violenti, da ambienti criminali, anche legati a settori dell’estremismo politico”, insomma, tutto fuorché spontanee.

Se davvero la criminalità organizzata sta dietro alle proteste di Napoli, la situazione sarebbe molto preoccupante. Infatti in questi mesi si è parlato di come la minaccia mafiosa possa incombere di più se le istituzioni non reagiscono efficacemente alla crisi generata dalla pandemia.

Conclusioni.

I disordini partenopei sono una fotografia del momento critico che sta vivendo l’Italia. Il lockdown in primavera ha messo a durissima prova le attività economiche in tutto il Paese che in estate hanno provato a ripartire tra le limitazioni. Una nuova chiusura può avere conseguenze devastanti per i negozi, la ristorazione e le famiglie che stanno provando a ripartire con tutte le loro forze.

In questo contesto così difficile la criminalità organizzata potrebbe accrescere il suo potere che in diverse zone della Penisola è già smisurato e aprire per la legalità e l’Italia perbene nuovi, foschi orizzonti.

Nei giorni successivi alle proteste a Napoli sono avvenute altre manifestazioni di commercianti e giovani a Roma, Torino e Firenze, segnate anch’esse da infiltrazioni di gruppi di ultrà ed estremisti di destra e sinistra e scontri con la polizia.

Questa spirale di disordini influenzerà le decisioni dello “sceriffo” De Luca che inizia a vacillare nelle sue granitiche convinzioni e del governo di Conte?

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