Keith Haring il ribelle dell’arte era simpatico, portava gli occhiali tondi e aveva i capelli ricci; era capace di creare un mondo con la sua fantasia. Un mondo fatto di amore, mostri inoffensivi e di strani personaggi.
Questo mondo vive nelle stazioni della metropolitana e i muri delle periferie di New York. Ancora una volta siamo negli anni 80 nella Grande Mela, dove l’entusiasmo e l’energia anima le notti e le menti di chi è protagonista di quel periodo.
Nonostante la creatività, la voglia di farsi sentire, esisteva un mostro che vagava silenzioso: stiamo parlando dell’AIDS, venuto fuori all’improvviso, sembrava volersi mangiare tutti quei giovani che con il loro entusiasmo e il loro talento avevano reso New York la capitale del mondo.
Keith Haring il ribelle, piange amici per i quali non può fare altro che stare al loro fianco, fino a dover fronteggiare lui stesso questo terribile nemico che non lascia scampo.
Keith Haring lotta, cerca di nascondersi dietro alle sue opere, ma tutto è inutile: il 16 febbraio del 1990 il mostro vince. E il mondo perde un grande artista.
Keith Haring il ribelle
Keith Haring (Reading, 1958 – New York, 1990) è considerato uno dei padri della street art, così come Basquiat e Warhol fa parte diventati delle icone degli anni 80.
La creatività era di famiglia: suo padre era un disegnatore di cartoni animati. All’età di 18 anni decise di iscriversi all’Ivy School of Professional Art di Pittsburgh per iniziare un corso come grafico pubblicitario, lo stesso punto di partenza di Andy Warhol, ma lascia dopo due semestri. Il suo carattere irrequieto lo porta a New York, dove frequenta la celebre School of Visual Art.
È qui che avviene l’incontro con Jean-Michel Basquiat, artista con cui condividerà le folli notti newyorchesi e i party fino all’alba.
Il suo studio non era sufficiente: Keith Haring usava come tavolozze i muri della città, conquistando con i colori accesi dei suoi graffiti stazioni della metropolitana, muraglioni in cemento e playground nelle periferie.
Aveva scelto la città come un’immensa tela, perché per lui l’arte doveva essere aperta a tutti, doveva abbattere le barriere, andare oltre l’essere di alto o basso livello. Le sue opere, i suoi graffiti sono caratterizzati da colori accesi e tratti semplici e ben definiti, quasi cartoni animati.
Il “bambino radiante”(Radiant Child), creatura iperattiva senza caratteri somatici che possono identificarne età o etnia, diventa la sua icona. Nel 1982 la sua mostra personale a New York riscuote un grande successo che ben presto si diffonderà anche in Europa.
Keith Haring il ribelle e il suo senso degli affari
Haring ha anche un grande senso degli affari e fu uno dei primi a trasformare l’arte in brand con gadget, magliette e disegni, a Soho era nato il primo “Pop Shop”
Di giorno lavorava e sviluppava idee , di notte viveva nei club di New York, tra musica, feste e sesso promiscuo. Questo stile di vita dissolto, lo porta nel 1985 a scoprire che ha contratto l’AIDS.
Morirà a soli 31 anni, lasciando dietro di sé una lunga lista di opere degne di nota, di cui tutti possiamo usufruire. Uno su tutti è il murale Tuttomondo a Pisa, situato su un muro della Chiesa di Sant’Antonio in pieno centro, e visibile a chiunque.
Il suo concetto di arte era esattamente questo: far sì che tutti potessero godere delle sue opere, senza doverle pagare. Per questo motivo disegnava sui muri, così tutti avrebbero potuto vedere i suoi dipinti liberamente e trarne le conclusioni che volevano.
Una frase di Keith Haring il ribelle celebre rimane :
“I bambini sanno qualcosa che la maggior parte della gente ha dimenticato.” (Keith Haring).
E come dargli torto? I bambini vedono oltre le apparenze, e forse anche Haring che non aveva perso la connessione con il suo bambino interiore.