Tra le tante serie tv che ogni anno Netflix propone, per la fine di questo 2020, esattamente il 25 dicembre, al catalogo della più famosa piattaforma di streaming si aggiunge Bridgerton, prodotto che nasce in collaborazione con Shonda Rhimes (Grey’s Anatomy, Scandal, Htgawm etc). Abbiamo deciso dunque di lasciarvi la recensione di Bridgerton.
Recensione di Bridgerton – come si presenta il nuovo prodotto di Shonda?
La scrittrice ha deciso di riadattare sullo schermo i romanzi di Julie Quinn, in particolare la serie tv si basa sul primo degli otto romanzi (Il duca ed io) che raccontano le vicende della famiglia Bridgerton, un libro per ognuno degli otto fratelli.
Descritta come una versione di Gossip Girl ottocentesca, la prima stagione di Bridgerton si sviluppa sviscerando il debutto in società e la ricerca dell’amore della prima figlia femmina, Daphne. Sullo sfondo gli scandali che coinvolgono le principali famiglie aristocratiche, che tra un ballo e l’altro nella “stagione dei corteggiamenti” si diffondono ancor più velocemente di come oggi si divulgherebbe una notizia.
La penna dietro il pamphlet scandalistico, è quella dell’anonima scrittrice Lady Whisteldown (la voce originale è di Julie Andrews) la cui identità rimarrà segreta fino alla fine, spingendo la curiosità dello spettatore a proseguire nella visione degli episodi nel tentativo di smascherarla, allo stesso modo di Eloise Bridgerton.
Quello che Shonda Rhimes e il suo showrunner Chris Van Dusen che già in passato aveva lavorato con lei, creano, è una serie tv che si presta essere perfetta da guardare in questi giorni di feste natalizie (e “lockdown”) e che può essere apprezzata sia dagli amanti delle serie tv in costume che da coloro che sono alla ricerca di un intrattenimento senza pretese.
Se da un lato abbiamo detto che, per via dell’espediente narrativo, sembra quasi di ritrovarci tra l’elite di Manhattan, d’altra parte le ambientazioni e i costumi ci portano agli stessi tempi di Downtown Abby o Orgoglio e Pregiudizio. Ciò che rende godibile Bridgerton è sicuramente la capacità di Shonda di mescolare le tematiche di cui tratta nelle sue opere, ad una trama e delle ambientazioni inusuali per ciò che siamo abituati a vedere da parte sua.
Prima di procedere con la recensione di Bridgerton, vi riveliamo la trama. Attenzione, potrebbero esserci SPOILER.
Bridgerton – trama
“Sono stanca di pretendere e non posso continuare a fingere di non amarti.
Perché ti amo, amo tutto di te.
Anche le parti che credi siano troppo oscure o vergognose.
Ogni cicatrice. Ogni difetto.
Ogni imperfezione. Ti amo”
Daphne Bridgerton (Phoebe Dynevor) è la protagonista indiscussa della prima stagione. Ci viene mostrata come una ragazza ingenua, alla ricerca dell’amore e ancora acerba per essere presentata in società. Eppure le regole impongono che sia arrivato il suo momento per il debutto ufficiale, ed ecco che, al contrario delle sue aspettative, la giovane viene considerata il diamante della stagione. Ovvero colei alla quale tutti i pretendenti ambiscono.
Daphne non sembra particolarmente interessata all’altro sesso finché non incontra il duca di Hastings (Regè- Jean Page). Tra i due nascerà una sincera amicizia, che li porterà a stabilire un patto tale che il duca (Simon Basset) fingerà di corteggiare Daphne per evitare di essere accerchiato dalle madri delle ragazze in età da marito e per aiutarla a trovare marito. Quello che però entrambi non prevedono è l’ingarbugliato insieme di sentimenti che li porterà a “bruciare” l’uno per l’altra.
Diversi sono i personaggi che gravitano attorno alla coppia. In primis i fratelli di Daphne: Anthony, Benedict, Colin, Eloise, Francesca, Gregory e Hyacinth. Gli ultimi tre sono ancora troppo piccoli per entrare a pieno nelle vicende, al contrario dei fratelli maggiori. Anthony è il capofamiglia da quando il visconte li ha lasciati orfani. Si occupa della madre Violet (amorevole e pronta a assecondare tutti i “capricci” dei propri figli) e cerca di evitare ogni genere di scandalo, rinunciando anche all’amore.
Di Benedict non ci viene raccontato molto se non del suo lato artistico, a parlare di sé è invece Colin, che si innamora di Marina Thompson (cugina della famiglia Featherintgon) e a causa della condizione della giovane, sarà travolto dallo scandalo. Pecora nera della famiglia (e per tale motivo simbolo del femminismo che permea le serie di Shonda) è Eloise, poco interessata a trovare marito, piuttosto desiderosa di combattere contro le disparità di genere ed avere gli stessi diritti dei suoi fratelli maschi.
Oltre la famiglia Bridgerton, ci viene dato un assaggio delle vicende dei Featherintgon e attraverso flashback veniamo a conoscenza della famiglia Basset.
La pecca della trama della prima stagione di Bridgerton è l’essersi concentrata particolarmente sulla storia di Daphne, tuttavia se come si vocifera ci sarà una seconda stagione, speriamo di poter conoscere approfonditamente le vicende degli altri fratelli. Proseguiamo ora con la nostra recensione di Bridgerton illustrando i motivi del successo.
Recensione di Bridgerton – i motivi del successo
“Sei una Bridgerton, non c’è niente che tu non possa fare”
Sicuramente gli ingredienti che decretano il successo della nuova serie tv di Shonda sono diversi. Tolta la trama che tiene incollati i lettori più che altro per conoscere come si svilupperà la relazione tra Daphne e Simon, ciò che rende interessante Bridgerton e dunque anche non banale nonostante possa essere questa l’impressione iniziale, è l’insieme delle tematiche trattate.
In primis, come già visto in altre serie tv di Shonda, viene messo in luce il femminismo. I personaggi maschili della serie tv sono infatti oscurati dalle donne protagoniste, che pare riescano ad ottenere ciò che vogliono, anche in una società prettamente maschilista. Esse desiderano essere molto più che mogli e madri, e cercano di abbattere i limiti che la società impone, come il matrimonio di convenienza con il miglior partito scegliendo piuttosto di far vincere l’amore.
Lo vediamo nelle scelte di Daphne, Marina ed Eloise ed anche nella stessa identità segreta di Lady Whisteldown che senza scrupoli divulga tutto ciò che accade nella sfarzosa Londra ottocentesca.
Apprezzabile anche la scelta della Rhimes di coinvolgere un cast multietnico, decisione che, sebbene non presente nei libri, rispetta il contesto storico e viene spiegata affermando che Charlotte, la moglie di Giorgio III, è ritenuta da alcuni studiosi la prima regina mulatta della storia. Di conseguenza sono stati conferiti titoli nobiliari a famiglie di varie etnie.
La diversità portata sullo schermo fa parte di quella rilettura pop che la scrittrice dona a Bridgerton. Lo stile della Rhimes lo si nota infatti anche in altri frangenti come le numerose scene passionali che non potrebbero mai mancare nella produzione di casa Shondaland. In particolare vi è il sesto episodio, che si concentra principalmente sulla relazione tra Daphne e Simon, i cui discorsi (anche importanti) si sviluppano mentre i due sono intimamente coinvolti. Oltre queste, viene dato ampio spazio ai sentimenti, che in realtà durante l’ottocento veniva repressi mentre in Bridgeston fanno da padrone alle scene più importanti.
Recensione di Bridgerton – tra innovazione e punti critici
Un altro aspetto che rende la serie innovativa e diversa da altre serie in costume, è l’utilizzo delle canzoni moderne. Queste, vengono riadattate in versione classica e fanno da colonna sonora a diverse scene, in particolare quelle che mettono in mostra i balli. Ritroviamo ad esempio Girls like you dei Maroon 5, Wildest dream di Taylor Swift, Thank u, next di Ariana Grande e In my bloods di Shaw Mendes.
Sebbene vi siano quindi diversi aspetti che possono far storcere il naso agli amanti del genere o a coloro che sperano di ritrovare delle esattezze storiche, va detto che per la riuscita della serie duro è stato il lavoro dei protagonisti. Gli attori hanno infatti preso lezioni di pianoforte, equitazione, si è dovuto imparare un certo linguaggio e portamento per entrare nella parte al meglio, ma dal racconto dei retroscena non sempre è stato difficile.
Luke Newton (Colin) ha infatti dichiarato che sia in scena che dietro le quinte, lui e gli interpreti dei fratelli Bridgerton, cantavano e sembravano una vera boyband. Simbolo questo della magia che solo Shonda sa creare, ovvero di far sentire il suo cast una vera e propria famiglia.
Dettaglio da apprezzare sono anche i costumi utilizzati sulle scene. Le stoffe e i colori dei vestiti non sono stati scelti casualmente ma richiamano la personalità dei protagonisti, come l’azzurro indossato da Daphne che ne rappresenta la sua purezza. L’attenzione per i dettagli fa si che ci si incanti davanti agli abiti indossati.
Se per alcuni la visione di Bridgerton è stata dettata unicamente dal “è prodotto di Shonda, devo guardarlo” e per altri è stato magico il richiamo del trailer (sebbene in realtà da esso si evince solamente una certa banalità che poi non rispecchia appieno la serie) fatto sta che la nuova creazione ha già fatto parlare di sè per tanti svariati argomenti (è stata persino accusata di aver mostrato uno “stupro” – scena in cui Daphne inganna il duca pur di avere un bambino-) e che proprio grazie a questo, si aspetta con ansia una seconda stagione. Dobbiamo pur conoscere tutti gli altri segreti della famiglia Bridgerton, no?
Speriamo che la nostra recensione di Bridgerton vi sia piaciuta, buona visione!