La fotografa francese Chloé Jafé ci fa scoprire la vita segreta delle donne Yakuza, con un progetto chiamato “I give you my life”. Entrata a far parte della subcultura femminile del crimine organizzato giapponese, per sei anni la fotografa ha documentato la vita delle mogli dei boss Yakuza.
Le organizzazioni criminali destano sempre un discreto interesse nell’immaginario collettivo. Le numerose serie tv di stampo mafioso o gangster offrono spesso uno scenario fin troppo romanzato che porta il grande pubblico quasi ad empatizzare con i criminali protagonisti. Il Padrino, Quei bravi ragazzi, Narcos, Peaky Blinders sono film e serie tv (capolavori la cui visione è fortemente consigliata) create appositamente per intrattenere gli spettatori che raccontano della criminalità organizzata europea e americana.
Si sa poco invece della Yakuza, organizzazione mafiosa giapponese tra le più temute e ricche al mondo.
La vita segreta delle donne Yakuza, Chloé Jafé
In Giappone la Yakuza è profondamente radicata negli affari e nella cultura del paese. Tuttavia, si sa poco delle donne (mogli, figlie, amanti e hostess dei bar) che vivono all’interno di questa organizzazione e del loro ruolo. Ed è proprio la voglia di approfondire questa vita segreta che ha spinto Chloé Jafé alla realizzazione del suo progetto “I give you my life”, incentrato sulle donne Yakuza.
“Per definizione, un Yakuza non può essere una donna”, spiega Jafé. “Se sei uno Yakuza, allora sei un uomo. Quindi, le donne hanno un ruolo molto ambiguo e interessante.”
Chloé Jafé si è trasferita in Giappone, un paese di cui conosceva pochissimo la lingua e con grande dedizione e pazienza è riuscita a realizzare ciò che sembrava impossibile. Non è stato facile riuscire ad entrare in questa comunità notoriamente chiusa, ma la fotografa non si è fatta scoraggiare. Ha dedicato tempo alla ricerca, ha incontrato persone, ha imparato meglio la lingua ed ha approfondito la conoscenza della cultura giapponese. Alla fine, la sua perseveranza è stata premiata.
All’inizio Chloé Jafé ha lavorato come hostess in un bar, uno dei tanti club di Tokyo che si rivolgono quasi esclusivamente ad una clientela maschile e sono noti per essere di proprietà della Yakuza.
“C’è una zona grigia”, dice la fotografa in merito ai bar, “poiché le hostess a volte sono le mogli o le amanti dei boss, ma ciò non significa che tutte le donne che lavorano in questi bar lavorino per la Yakuza”.
Mentre lavorava come hostess, Jafé capì subito che le donne avevano pochissima autonomia e si rese conto che se voleva seriamente perseguire il suo progetto, aveva bisogno di ottenere il permesso da un capo della Yakuza.
La vita segreta delle donne Yakuza, l’incontro con il boss
Tutto è cambiato durante un matsuri, parola giapponese per “festival”. Dopo aver girato tutto il giorno per il festival, Jafé si riposò un attimo sedendosi su un marciapiede. Mentre si trovava seduta nel vicolo, le si avvicinò un uomo circondato da guardie del corpo e le offrì una birra.
Lei intuì che potesse trattarsi di un uomo molto importante e accettò il suo invito. È questo incontro che ha permesso a Chloé Jafé di poter realizzare il suo progetto.
Si ritrovarono a cena in un ristorante insieme ad altri uomini Yakuza, guardie del corpo e un poliziotto, fu proprio quest’ultimo a darle la conferma che si trovava al tavolo con un potente boss.
“Il mio giapponese era ancora goffo allora, quindi avevo preparato e stampato una proposta per spiegare chiaramente le mie intenzioni”, dice Jafé. “Quando l’ha letto, ha sorriso e si è chiesto perché volessi concentrarmi sulle donne. Poi mi ha detto che conosceva molte persone in tutto il Giappone e che poteva aiutarmi (…) probabilmente non pensava che fossi seria, ma dopo un po’, quando si rese conto della mia determinazione, aprì lentamente le sue porte.”
La vita segreta delle donne Yakuza, il ruolo delle mogli
La Yakuza ha una struttura patriarcale come il resto del paese, quindi la vita delle mogli Yakuza è simile a quella di una casalinga giapponese. Il gruppo di ogni boss è simile ad una famiglia, durante le riunioni gli uomini si occupano di denaro e le donne preparano il cibo.
Ma la Yakuza ha una struttura gerarchica, perciò a seconda del ruolo dell’uomo varia anche il ruolo della donna. La moglie del capo ha un ruolo fondamentale nel gruppo, è la sua ombra. “Lei cammina al suo fianco e sa tutto. Il suo ruolo è quello di prendersi cura delle giovani reclute e consigliare il capo. Se il capo va in prigione o muore, sua moglie prende il controllo del gruppo.”
È proprio da questa devozione che nasce il titolo della serie, ti do la mia vita.
Da ciò che ha potuto osservare Jafé, le mogli non avevano legami precedenti con l’organizzazione, si sono semplicemente innamorate di un uomo che ne faceva parte. A causa delle attività illegali dei mariti, le mogli tendono a vivere in una comunità chiusa, non sono collegate a donne fuori la Yakuza perciò hanno una vita segreta.
Poter entrare in questa comunità molto chiusa non è stato semplice, anche perché le donne non sapevano cosa pensare di Chloé Jafé. Credevano che fosse interessata ai loro mariti, o ai soldi dei loro mariti perciò era fondamentale per la fotografa guadagnarsi la fiducia delle donne.
Per poter stabilire un contatto, Jafé ha invitato le donne a raccontare dei loro tatuaggi, segno distintivo della Yakuza, e delle loro esperienze di vita.
La vita segreta delle donne Yakuza, i tatuaggi
Gran parte del progetto di Chloé Jafé è incentrato sull’ “irezumi” femminile, un tatuaggio tipico giapponese che copre parte o la maggior parte del corpo. Questo tipo di disegno, tradizionalmente associato alla Yakuza, è realizzato a mano con un manico di legno e un ago e può richiedere anni per essere completato.
Sono una prova di resistenza e pazienza per dimostrare la capacità di sopportazione del dolore.
Sebbene possano essere un’opera puramente artistica e creativa, i tatuaggi sono ancora un taboo in Giappone. Per la comunità giapponese i tatuaggi non sono una moda ma qualcosa che sottolinea la diversa appartenenza sociale.
Per le persone tatuate è difficile trovare lavoro, non possono andare nei bagni pubblici, Chloé Jafé ammette di avere un piccolo tatuaggio e di doverlo coprire ogni volta che va in palestra. I tatuatori sono spesso associati alle gang criminali e il governo chiede addirittura una licenza medica per poter tatuare.
Far posare le donne Yakuza per scattare foto dei loro tatuaggi è stata la parte più semplice per la fotografa, che ha detto: “Non mostrano mai i loro tatuaggi a nessuno perché non possono, ma ne sono piuttosto orgogliose”.
Parlando della storia dietro i loro tatuaggi, una figlia della Yakuza afferma che il motivo per cui ha iniziato a tatuarsi è stato scoraggiare alcuni ragazzi dall’avvicinarsi a lei. Voleva essere indipendente senza fare affidamento su un uomo. Ha iniziato a 38 anni, volendo vivere in maniera indipendente. Per lei, il tatuaggio sulla schiena è motivo di orgoglio, ma anche qualcosa che la protegge.