Soul è il nuovo film Pixar uscito sulla piattaforma Disney Plus. Una storia intensa, poco da bambini, che ci farà riflettere sul senso della vita. Ecco la recensione.
Lo scorso 25 dicembre è arrivato Soul, il nuovo film Pixar. Il film doveva uscire nelle sale a dicembre del 2020, ma purtroppo il Coronavirus non ha permesso l’apertura delle sale cinematografiche, perciò è arrivato direttamente sulla piattaforma streaming di Disney Plus.
Soul è il 23° lungometraggio d’animazione della Pixar ed è diretto da Pete Docter, già regista di Monsters & co, Up ed Inside Out, è anche il direttore creativo della Pixar dal 2018.
Trama Soul
In questa nuova avventura, troviamo come protagonista Joe Gardner, un insegnante di musica delle scuole medie, insoddisfatto del proprio lavoro. Il suo sogno, in realtà, è quello di diventare un famoso musicista jazz, idea che non va a molto genio a sua madre, poiché preferirebbe vederlo in un posto di lavoro stabile.
Arriva finalmente la sua occasione: un suo ex allievo lo informa che è disponibile un posto nella leggendaria jazz band di Dorothea Williams. Joe la impressiona molto e gli viene offerto il posto. Ma mentre va felicemente a prepararsi per la serata, cade in un tombino.
Lo scenario cambia e Joe si ritrova nell’Altro Mondo, sotto forma di anima, destinato ad andare nell’aldilà. Nonostante cerchi di scappare in ogni modo, rimane ancora in un questa sorta di limbo, l’Ante Mondo, un luogo di passaggio per le anime che si preparano per iniziare la loro vita sulla Terra.
Joe finge di essere un “mentore di anime” e gli viene assegnata 22, un’anima capricciosa e ribelle, la quale non vuole andare sulla Terra.
Per poter andare sulla Terra, infatti, ogni anima deve trovare la propria “scintilla”, ovvero la propria passione. Joe ce la mette tutta per cercare la scintilla di 22, ma l’impresa è inutile e sfiancante.
Dopo una serie di peripezie, i due riescono ad arrivare sulla Terra, ma nel corpo sbagliato: 22 diventa Joe e quest’ultimo entra nel corpo di un gatto.
Recensione Soul
L’idea di Soul è venuta a Pete Docter dopo aver vinto il suo secondo Premio Oscar con Inside Out. Docter voleva riflettere sulle origini della personalità umana e su come fosse delineato il concetto di destino. Solamente il lavoro sul personaggio principale è durato due anni: i creatori, infatti, hanno scelto per la carriera musicale, perché volevano una carriera per cui il pubblico avrebbe potuto fare il “tifo”.
Joe è il primo personaggio afroamericano della Pixar, data anche la grande affinità con la musica soul (il titolo, infatti, gioca sul doppio significato della parola, che significa “anima”, ma fa riferimento anche al genere musicale del protagonista).
Fonte foto: LifeGateIl film ha aperto la scorsa edizione del Festival del Cinema di Roma. I due protagonisti, Joe e 22, sono doppiati nella versione originale rispettivamente da Jamie Foxx e Tina Fey, mentre, nella versione italiana, ci sono Neri Marcorè e Paola Cortellesi.
Soul riprende la linea di Inside Out (sempre diretto da Pete Docter), per raccontare una storia personale, traslandola sull’universale.
Se in Inside Out vedevamo le emozioni umane come protagoniste, in Soul vediamo l’anima stessa ad essere protagonista della storia. Docter continua il suo studio sulla mente e le emozioni umane, ma questa volta la storia viene portata ad un piano astratto.
La domanda che ci facciamo tutti è: cos’è l’anima? È il riassunto delle nostre passioni e delle nostre caratteristiche?
In parte sì: in Soul vediamo come le anime vengano modellate nell’Ante Mondo per poi raggiungere la Terra, appena trovano la loro scintilla. Ed è proprio qui che si apre la discussione “filosofica” del nuovo film Pixar: cos’è la scintilla?
Joe pensa subito alla sua passione per la musica jazz, un sogno che l’ha accompagnato fin da piccolo e che lo porta quotidianamente a lottare contro le avversità. La “scintilla” è il lasciapassare delle anime per arrivare sulla Terra, per questo Joe cerca di trovare quella di 22.
Il cuore della storia, il momento in cui capiamo cosa sia veramente la scintilla, lo troviamo nel momento in cui Joe riesce a partecipare alla sua serata di debutto con la jazz band. Joe raggiunge il suo sogno finalmente, ma, finita la serata, riesce a pensare solamente ad una cosa: “tutto qui?”.
Quante volte ci siamo prefissati un obiettivo, lottando duramente per esso e ci siamo resi conto che non era questo granché, non appena lo abbiamo raggiunto?
Un altro momento importante del film è quando Joe cerca di ritornare nell’Ante Mondo per ritrovare 22. Guardando alcuni oggetti, gli ritornano in mente alcuni ricordi: il vestito confezionato dalla madre per la grande serata jazz, il primo bagnetto con lei, la prima volta in cui il padre gli ha fatto sentire un disco, i fuochi d’artificio visti sul tetto di un palazzo, una torta assaporata in un bar mentre fuori piove, una delle sue lezioni di musica o quando ha fatto ascoltare una composizione al piano a suo padre.
La scintilla non è la passione, la scintilla è la voglia di vivere e di assaporare la vita in ogni suo attimo, dal più piccolo al più grande.
Per questo 22 non riesce a trovare la sua scintilla: tutti i suoi mentori si fossilizzano su una passione, ma la passione non si trova fin dalla nascita, quello che importa per poter scendere sulla Terra, è l’amore per la vita.
Soul è un film che racchiude una poetica eccezionale, un inno alla vita in tutte le sue sfumature. Ma se da una parte, il film presenta un entusiasmante inno alla vita, invitando gli spettatori a gioirne in ogni attimo (una pellicola assolutamente necessaria, soprattutto in questi tempi), dall’altra fa riflettere lo spettatore: sto vivendo veramente a pieno la vita che mi è stata data? Oppure la sto sprecando, perché mi concentro solo sui fallimenti?
Di certo, la vita umana ha mille sfumature, belle e brutte, ma Soul invita lo spettatore a fare qualcosa che solitamente non fa: concentrarsi sulle cose belle. E le cose belle della vita non sono solo trofei o vittorie, ma anche piccole cose, come una passeggiata all’aria aperta o un abbraccio ad un amico.
Sicuramente Soul è uno dei film più maturi della Pixar, molto più adatto ad un pubblico adulto che bambino. Non mancano i momenti divertenti (basti pensare alla sfilza di mentori di 22 oppure alle parti di Terry), ma tutta la riflessione sulla vita e sull’esistenza si perde in una mente non adulta, ma va bene così.
Soul ha spaccato il pubblico, pur entusiasmando la critica: in molti l’hanno visto fin troppo serioso e poco “stile Pixar”, mentre altri hanno amato la storia intensa e riflessiva. Quello che tutti dovrebbero capire è che “Pixar” non equivale a “bambini”: la famosa casa di produzione ha spesso creato film per bambini, ma nelle pellicole più recenti (basti pensare ad Inside Out e Coco) è sempre riuscita a fare un ulteriore salto in avanti, per raccontare qualcosa di più, per inviare un messaggio più maturo.
In Soul vediamo quest’idea messa a punto e non importa se non sappiamo quale sarà esattamente il destino di 22, a noi basta sapere che ha trovato la sua “scintilla”, l’amore per la vita.
Soul è un film maturo e gioioso, ma vi farà comunque riflettere e, perché no, versare qualche lacrima. Ma la Pixar ha fatto centro di nuovo, regalandoci una storia di speranza, che ci fa amare la vita, proprio così com’è.