Monarchia spagnola ad un bivio. Dopo gli scandali causati dal Re emerito Juan Carlos I, che si sarebbe appropriato di soldi pubblici per molti anni approfittandosi del fatto che i documenti non sarebbero potuti essere pubblici, la famiglia reale si è trovata di fronte ad un bivio.
Il re emerito si è autoesiliato ad Abu Dhabi, lontano dalla famiglia e dalla sua patria che al momento non lo vede di buon occhio. Molti spagnoli percepiscono la monarchia come un peso, uno spreco di denaro pubblico.
La figura del re spagnolo é molto simile a quella del Presidente della Repubblica italiana: rappresenta l’unità, la nazione e il paese fuori dai confini.
L’attuale re Felipe Vi ha preso le distanze dal padre e dalle sue attività irregolari, ma molte ombre ricadono anche su di lui: il popolo so chiede se è possibile che non sapesse niente, soprattutto dopo la sua investitura.
Nel frattempo la principessa Leonor, primogenita e di conseguenza futura regina di Spagna, sta facendo le prove da futura monarca presenziando ad eventi pubblici e tenendo discorsi che dovrebbero ispirare la nazione. Cosa che non accade sia perché la ragazza ha solo 15 anni, ma soprattutto per la enorme sfiducia del popolo nei confronti della corona.
Nei giorni scorsi il re e il capo del governo Sánchez, si sono incontrati per parlare di una nuova legge della corona che prevederebbe una famiglia reale più trasparente, i cui movimenti potrebbero essere seguiti passo passo poiché si renderebbero pubblici documenti che al momento sono impossibili da consultare.
La volontà è quella di tendere la corona più moderna, togliendola dal polveroso passato in cui si è nascosta, per trasportarla nel 2021 con tutto ciò che comporta. Va detto, però, che se vogliono sopravvivere non hanno molta scelta: o una profonda innovazione o il lento declino.
Il governo al momento si divide tra chi sostiene che è il momento adatto, e che invece dice che la Spagna ha cose più urgenti da affrontare come la pandemia e la conseguente crisi economica che sta mettendo in ginocchio il paese. Analizziamo i fatti che hanno portato a questa decisione.
Monarchia spagnola ad un bivio: l’affare Juan Carlos
Il Re emerito ha abdicato nel 2014 in favore del figlio Felipe, ma a quanto pare si era messo da parte una vera e propria fortuna.
Tutto é iniziato con i sospetti su un conto svizzero, che rimandava ad una fumosa sede alle Bahamas di una presunta fondazione: il classico offshore, con a capo l’allora Re Juan Carlos I.
Su questo conto, fino al 2008, il Re Saudita avrebbe trasferito centinaia di milioni di dollari: lo scopo di tali trasferimenti è ancora sconosciuto. Donazione? Probabile ma per quale motivo?
Veniamo alla parte più succosa della storia: nel 2012 Juan Carlos si rompe un’anca durante un safari in Botswana, ma non è solo. È accompagnato dall’amante, Corinna Larsen. Il Re pare essere sempre stato un noto dongiovanni, con buona pace della moglie la regina Sofia.
La notizia che fece il giro del mondo fu quella dell’amante, e tanto fu lo scandalo che la banca svizzera in cui era depositato tutto il denaro chiese al re di ritirare i soldi e chiudere i rapporti con loro. Neutrali si, ma fino a un certo punto.
Juan Carlos allora che fa? Con un giuzzo di genialità, dona 65 milioni all’attuale amante e altri soldi ad una vecchia fiamma che viveva a Ginevra (scelta ovviamente mica perché viveva in Svizzera eh).
Essendo tutto questo partito da un’indagine svizzera, nel 2019, il corrispondente elvetico dea nostra guardia di finanza, chiamò a testimoniare Corinna Larssen. La donna, anche lei colpita da un’improvvisa genialità, sostenne che quei 65 milioni di euro fossero un regalo non richiesto che il re aveva deciso di farle, poiché si era molto legato a lei e al figlio. Regalo arrivato proprio quando doveva chiudere il conto svizzero: le casualità della vita.
Le autorità svizzere, hanno chiesto di indagare su questo conto, ma fino all’abitazione non era possibile indagare sulle attività del Re come capo di stato spagnolo. Una volta divenuto re emerito, é stato possibile aprire l’indagine ecco perché tutto si è svolto solo negli ultimi anni.
Ancora oggi non è chiaro a cosa sia relazionato questo conto: si pensava all’aggiudicazione da parte dell’Arabia Saudita di un grosso appalto in Spagna, ma questo è avvenuto un anno dopo il primo versamento da parte del Re Saudita
Juan Carlos ha uno stipendio di circa 195.000 euro annui da cui si devono escludere casa, viaggi e spese varie. Nonostante sia una cifra notevole, comparata con quanto in oggetto è quasi nulla.
Le indagini sono in corso, ma le domande che gli spagnoli si pongono sono molte: da dove arrivano questi soldi? Perché il re Saudita ha pagato Juan Carlos? Che gli ha dato in cambio? E quanti soldi ha chissà dove se può permettersi di donare 65 milioni all’amante per bontà d’animo e crimini scoperti?
L’autoesilio del Re emerito per salvare l’immagine della corona
Ora che Juan Carlos avesse amanti è risaputo, non è una bella cosa ma resta comunque una cosa personale. Meno lo è, l’appropriarsi di denaro di dubbia provenienza. Per questi motivi il re emerito ha deciso di allontanarsi dalla Spagna, affinché le sue vicissitudini non macchino la corona.
Com questo gesto ha voluto dare al figlio, il Re Felipe VI, la possibilità di governare tranquillamente senza la sua ingombrante presenza a palazzo. La decisione è stata comunicata lunedì pomeriggio, ma sarebbe stata presa giorni prima e durante la comunicazione Juan Carlos probabilmente era già fuori dal paese.
Si sono susseguite voci su dove potesse essere, fino a che non sono comparse foto del re claudicante ad Abu Dhabi, dove il 5 gennaio ha festeggiato in solitudine il suo 83esimo compleanno. Per il momento non ci sono imputazioni formali, il che significa che il re emerito non sta scappando dalla giustizia svizzera e dall’opinione pubblica spagnola.
Il discorso di fine anno di Felipe VI: il più difficile che abbia dovuto fare
Il re attuale si è trovato a dovere fare un discorso di fine anno piuttosto difficile: il 2020 è stato l’anno della pandemia, e la crisi economica sta colpendo la Spagna sempre più violentemente. Il popolo è stanco, confuso, si sente abbandonato e defraudato: da una parte il voler rispettare le regole, dall’altra la necessità di lavorare.
La chiusura di bar, ristoranti, alberghi e tutto ciò che il settore prevede, sta mettendo a dura prova la popolazione, che non sempre riceve gli aiuti che lo Stato ha promesso loro.
I fondi sono stati stanziati, ma molto spesso non vengono erogati: l’ERTE (un sussidio che dovrebbe spettare a chi a causa della pandemia si è trovato a dover stare a casa senza lavoro) in molti casi non viene percepito da mesi; gli aiuti per i disoccupati si sono notevolmente ridotti e sono aumentate le richieste di aiuto ad associazioni che procurano cibo e generi di prima necessità.
Una situazione difficile, a cui si aggiunge il malcontento per le azioni del Re emerito. Felipe VI ha parlato per svariati minuti, ripercorrendo il 2020, chiamando alla responsabilità, lodando gli spagnoli per come stanno affrontando questi mesi così duri.
Ma nel suo discorso c’è stato anche spazio per guardare al futuro, per difendere la costituzione e la democrazia. Ha difeso l’etica, dicendo che viene prima di tutto anche della famiglia, chiaro richiamo alla situazione del padre.
Ha gettato le basi per una nuova monarchia, più consapevole e meno elitaria, più vicina al popolo suo vero capo a cui rendere conto. Un discorso accorato, motivante e pieno di speranza. Seguiranno fatti a tante belle parole?
L’incontro con Sánchez
Il presidente del Consiglio Sánchez e il Re, si sono incontrati per discutere anche della nuova legge della corona: al momento i dettagli non sono stati ancora resi noti, ma da parte di entrambi c’è la volontà di dare vita ad una monarchia moderna, adatta al 2021 e che sia meno distante dai cittadini.
Uno dei punti che sicuramente saranno tra i più probabili di modificazione, è l’inviolabilitá del capo di Stato: questo è ciò che non ha permesso di perseguire Juan Carlos fino alla sua abdicazione, permettendogli di accumulare ricchezze e disporne arbitrariamente per disperderle.
Un altro punto che Sánchez ha messo sul tavolo, è la Catalogna: come sappiamo la provincia autonoma da anni chiede l’indipendenza, e si muove in questo senso senza nascondere i suoi intenti.
Sánchez sostiene che tutti abbiano sbagliato nell’affrontare questo problema, e che sia giunto il momento di lavorare insieme per tornare ad un Paese unito e che viaggia in un’unica direzione.
Il Presidente e il Re hanno gettato le basi per costruire la strada del rinnovamento, una nuova via da percorrere insieme per dare vita ad un Paese più forte e coeso. Staremo a vedere cos’è seguirá a questi intenti così nobili.
Nessuno dei due si è sbilanciato più di tanto, entrambi hanno solo ammesso che ci sono intenti comuni e che procederanno passo a passo. Nonostante la stampa spagnola abbia fatto domande per saperne di più, al momento pare che più di questo non sia dato sapere.