Giovanni Gastel: origine aristocratica, nipote di Luchino Visconti, la sua convinzione di morire da giovane, lo spinge a mettersi in gioco e non lasciar nulla di incompiuto: teatro, recitazione, regia scrittura.
A 17 anni ha già pubblicato il suo primo libro di poesie (Casbah ) e un romanzo , la fotografia , il fashion system nel quale inciampa quasi per caso, sorride quando racconta il suo primo arrivo su un set importante, era quello di Gianfranco Ferrè, e l’assistente dello stilista, trovandosi di fronte un uomo , essendo convinto che dovesse arrivare una fotografa, ad alta voce pronuncia una frase, che sarà il benvenuto per Giovanni nel patinato mondo della moda: “ Dove cazzo è questa Gastel”.
Giovanni Gastel e la fotografia
In realtà, al’inizio, il rapporto con la fotografia è stato un po’ forzato. Fu una sua fidanzatina che all’età di 16 anni spinse Giovanni a perseverare nell’utilizzo della macchina fotografica, ed è a lei che ancora oggi dice grazie, a tal punto che il suo primo studio fotografico lo chiamò Alessandra’s Studio.
Stare dietro all’obiettivo ti insegna che cosa dovrebbe fare chi sta davanti, per Giovanni Gastel un ritratto riuscito è sempre un gioco di seduzione tra il fotografato e il fotografo.
Una volta, nel suo studio, mi confidò che spesso, quando scatta per un ritratto la foto che poi sceglierà é già presente nei primi 3 scatti: la fotografia è quell’attimo, quel secondo, che hai saputo costruire prima ancora che il soggetto si sieda davanti a lui.
La fotografia per Giovanni Gastel parla soprattutto di moda, di ritratto, ma fondamentalmente parla di lui stesso, di come le cose e le persone entrano nella sua sfera personale fino a trasformarlo in un filtro attraverso al quale far passare dolori, gioia, emozione sentimento, che verranno reinterpretati in uno scatto.
A differenza di molti colleghi Giovanni Gastel è molto contento che la fotografia sia diventata la lingua di questo momento attraverso i social, luogo dove ognuno si sente fotografo e tutto sembra facile.
Oggi un fotografo professionista dovrebbe dare un importanza relativa alla macchina fotografica , in realtà dovrebbe concentrarsi sulle differenze di linguaggio, diversi punti di vista, trovando la propria identità.
Tutti oggi si sono abituati a lavorare sulle cose in comune, che ci rendono affini agli altri, ma chi sceglie una via artistica deve imparare a convivere con l’opposto, perché il vero valore è essere se stessi , unici e fieri di esserlo, difetti compresi.
Questo è Giovanni Gastel.