Le opere di Tiziano, sono lo specchio della Repubblica di Venezia: energica ma elegante, razionale come solo sanno esserlo i mercanti, ma sfarzosa come un sontuoso vestito di carnevale.
Parlare di questo artista significa anche parlare di Giorgione, dieci anni più grande di lui.
Tiziano, le origini del pittore
Tiziano, all’anagrafe “Tiziano Vecellio” (Pieve di Cadore, 1488-1490 – Venezia, 1576), è uno dei più importanti pittori italiani ed è il principale esponente del Rinascimento veneziano.
Quando aveva solo nove anni i genitori, constatando il suo naturale talento per l’arte, lo mandarono a Venezia con il fratello Francesco per permettergli di affinare le sue abilità.
Bellini fu il suo primo mentore ,gli insegnò a padroneggiare la pittura ad olio.
Proprio durante quel periodo di apprendistato fece amicizia con Giorgione, anch’egli allievo di Bellini.
Il rapporto con Giorgione
Tiziano per lungo tempo lavorò come assistente del collega più maturo e, quando Giorgione morì a causa dell’epidemia di peste che si diffuse a Venezia nel 1511, fu Tiziano a completare una delle sue opere più celebri: La Venere di Dresda.
Il rapporto tra i due artisti si interruppe inevitabilmente nel 1511, quando un’epidemia di peste colpì Venezia e Tiziano di costretto a fuggire a Padova, mentre Giorgione rimase in città. I due non si rividero mai più perché proprio nella città lagunare Giorgione si spense..
Quando Tiziano decise di rientrare a Venezia, complice anche la partenza di Lorenzo Lotto, noto artista dell’epoca, per Roma e l’età avanzata di Bellini (ormai ottantenne), diventò in breve tempo uno dei più importanti e richiesti artisti della città.
Tiziano, artista eclettico
Il grande talento dell’artista, eclettico per eccellenza, gli permisero di ritrarre soggetti di ambiti anche molto distanti tra loro: dalla ritrattistica su commissione alle opere di arte sacra, dai soggetti a carattere mitologico ai temi allegorici e misteriosi.
Qualunque fosse il soggetto, l’uso attento e raffinato dei colori, gli permisero di imprimere un marchio personale e facilmente riconoscibile ai suoi lavori.
Il 1513 sancisce l’unione indissolubile dell’artista con la Serenissima, quando Tiziano rifiutò l’invito a Roma da parte di Papa Leone X per restare a Venezia. Nel 1516 Tiziano venne nominato Pittore ufficiale della Serenissima.
Tra il 1519 e il 1526 realizzò una delle sue opere più note: la Pala Pesaro. L’opera fu commissionata da Jacopo Pesaro, vescovo di Pafo (Cipro), per celebrare la vittoria dei veneziani contro i turchi nel 1502.
Opera oggi visibile a Venezia, nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari.
Tiziano e il legame con la nobiltà
Tiziano poté lavorare per le più importanti casate di Italia e di Europa. Lavorò per gli Este, i Gonzaga, i Della Rovere ma soprattutto per l’imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V d’Asburgo.
Tiziano, estremamente longevo per l’epoca, operò un drastico cambiamento di stile negli ultimi anni della sua vita , rinunciando ai colori accesi che caratterizzavano le sue opere, a favore di tinte più cupe ed effetti di chiaroscuro che, però, non furono apprezzati dai suoi contemporanei.
Una curiosità
Oltre che grande artista, Tiziano fu anche un abilissimo imprenditore. Come artista mise su una fiorente bottega che adottava alcune interessanti tecniche oggi conosciute nel mondo del marketing del lusso.
Una di queste era il mancato rispetto dei tempi di consegna, che rendeva le sue opere più ambite e preziose.