Ieri si è svolta la 93° edizione degli Oscar: un’edizione unica nel suo genere, a cominciare dalla location. Vediamo chi sono stati i vincitori di quest’anno.
La 93° edizione degli Oscar è finalmente arrivata, anche se in ritardo ed è stata unica nel suo genere. In un anno terribilmente difficile per il mondo del cinema, quest’edizione degli Oscar è riuscita comunque a svolgersi, anche se in forma ridotta.
La cerimonia, infatti, ha visto la partecipazione in presenza degli attori e dei nominati, a differenza degli altri premi di questa stagione: nessun collegamento su Zoom per questi Oscar. La cerimonia si è svolta sia al Dolby Theatre che all’Union Station, in forma ridotta e con molti meno partecipanti del solito.
I nominati si trovavano in piccoli tavoli nella platea e le esibizioni per le canzoni nominate sono state registrate nei giorni precedenti alla cerimonia, per semplificare al massimo la cerimonia, a causa dei protocolli Covid.
Ma nonostante una cerimonia “più in piccolo”, gli Oscar di quest’anno si mostrano come piccolo baluardo di rinascita per uno dei settori colpiti più duramente dalla pandemia.
Ma vediamo chi sono stati i vincitori di questa 93° edizione degli Oscar.
Iniziamo dai premi tecnici.
Partiamo subito dai Migliori effetti speciali, con l’Oscar che va a Tenet, il grande snobbato di quest’anno, che vince un premio su due candidature ricevute.
Il premio per il Miglior sonoro (che quest’anno ha accorpato anche il premio del miglior montaggio sonoro) va, prevedibilmente, a Sound of Metal, che batte Mank, Soul, Greyhound e Notizie dal mondo.
Il premio per il Miglior Trucco e acconciatura va a Ma Rainey’s Black Bottom, battendo il nostro Pinocchio: una vittoria fortemente contestata sul web.
Anche il premio per i Migliori Costumi va a Ma Rainey’s Black Bottom, grazie al lavoro di Ann Roth (battendo di nuovo Pinocchio, in gara anche in questa categoria).
Il premio per il Miglior Montaggio va a Sound of Metal.
L’Oscar per la Miglior Scenografia va a Mank, così come quello per la Miglior fotografia. Due premi molto importanti e significativi per l’audace pellicola di Fincher.
Ma passiamo alla parte musicale degli Oscar.
L’Oscar per la migliore colonna sonora va prevedibilmente a Trent Reznor, Atticus Ross (entrambi con una doppia nomination quest’anno) e Jon Batiste, per le musiche di Soul, il capolavoro Pixar.
Grande delusione per l’Italia, invece, per l’Oscar per la migliore canzone originale: il premio va a H.E.R. per la canzone Fight for you di Judas and the Black Messiah. Laura Pausini, con la sua Io sì (Seen) non riesce a vincere l’ambita statuetta.
https://www.youtube.com/watch?v=xeig2aqpJTc
Il premio per il Miglior cortometraggio d’animazione va a Se succede qualcosa, vi voglio bene; il premio per il Miglior cortometraggio documentario va a Colette; l’Oscar per il Miglior cortometraggio va a Due estranei; il premio per il Miglior documentario va a My Octopus Teacher.
Nonostante la grande concorrenza, a vincere l’Oscar come Miglior film d’animazione è stato Soul di Pete Docter, ultima fatica Pixar. A concorrere c’erano Onward, Over the Moon, Shaun, vita da pecora: Farmageddon – Il film e Wolfwalkers.
Passiamo alle sceneggiature.
Il premio per Miglior sceneggiatura originale va a Una donna promettente, battendo a sorpresa il favorito Il processo ai Chicago 7 di Aaron Sorkin, mentre la statuetta di Miglior sceneggiatura non originale va a The Father, battendo il favorito Nomadland.
La statuetta per il Miglior film internazionale va prevedibilmente alla Danimarca, con Un altro giro di Thomas Vinterberg. Il discorso di ringraziamento del regista è stato uno dei momenti più toccanti della cerimonia, poiché ha ricordato sua figlia, morta a soli 19 anni in un incidente d’auto.
Ecco i premi Oscar per le migliori performance.
Il premio per Miglior attrice non protagonista va a Yoon Yeo-jeong per Minari. L’attrice ha scherzato molto sulla presenza di Brad Pitt, che le ha consegnato il premio e sul fatto che tutti sbaglino la pronuncia del suo nome. Sicuramente uno dei momenti più divertenti della cerimonia.
Mentre quello per Miglior attore non protagonista va a Daniel Kaluuya, per Judas and the Black Messiah, già vincitore del Golden Globe.
Il premio per la Miglior attrice protagonista va incredibilmente a Frances McDormand, che vince il suo terzo Oscar nella categoria (dopo Fargo e Tre Manifesti a Ebbing, Missouri). Si tratta di una vittoria inaspettata: i bookmaker davano per vincitrice Carey Mulligan per Una donna promettente.
Frances McDormand batte anche Viola Davis, Andra Day e la meravigliosa Vanessa Kirby, molto apprezzata per la sua prova in Pieces of a woman.
Anche il premio come Miglior attore protagonista è stato totalmente inaspettato: l’Oscar, infatti, va a Anthony Hopkins per The Father, il quale, a detta di molti, mette in scena la prova della sua vita (e lui ci regala sempre performance meravigliose).
I bookmaker davano per vincente il compianto Chadwick Boseman per la sua prova immensa in Ma Rainey’s Black Bottom con un Oscar postumo (oltretutto Boseman aveva vinto quasi tutti gli altri premi della stagione).
Hopkins vince il suo secondo premio Oscar, a distanza di 29 anni da Il silenzio degli innocenti, battendo Chadwick Boseman, Gary Oldman, Riz Ahmed e Steven Yeun.
L’Oscar per Migliore regia va a Chloé Zhao per Nomadland (come ampiamente previsto dai bookmaker). Si tratta della seconda regista donna a vincere un Oscar in questa categoria, dopo Kathryn Bigelow nel 2010 per The Hurt Locker.
E infine, l’Oscar come Miglior Film va a Nomadland, l’epopea contemporanea dei nomadi moderni, costretti in strada dalla Grande Recessione.
Nomadland vince l’ambita statuetta contro Il processo ai Chicago 7, Una donna promettente, Judas and the Black Messiah, Mank, The Father, Minari e Sound of Metal.
Si chiude così il sipario sulla 93° edizione degli Oscar: un’edizione unica del suo genere, che lancia un messaggio di speranza per il cinema, anche in tempi bui come quelli che stiamo vivendo.
Quest’anno, l’Academy ha voluto dare maggiore spazio ai film indipendenti o alle piccole produzioni, invece delle produzioni più grandi, anche a causa delle posticipazioni a causa Covid.
I film nominati rappresentano la varietà e, mai come quest’anno, le statuette hanno premiato la diversità e, in un anno come questo, la cosa non può che farci stare bene.
Per il resto, è stata una cerimonia decisamente piatta, con diversi momenti morti. Sicuramente il cambio di location e la presenza di ospiti ridotta all’osso non hanno aiutato a far scorrere al meglio la serata.
La cerimonia ha scatenato alcune polemiche sui social: innanzitutto, l’In Memoriam è stato fin troppo rapido, con qualche fermo immagine sui personaggi “più amati” che se ne sono andati, come Ennio Morricone, Sean Connery e Chadwick Boseman. Sono state diverse le polemiche per le mancanze, come quella di Naya Rivera.
Un’altra polemica è sicuramente legata al motivo di non lasciare, come sempre, per ultimo il premio per il Miglior Film, annunciandolo nel penultimo atto e lasciando l’ultimo ai premi per i migliori protagonisti.
Probabilmente ci si aspettava la vittoria di Boseman come Miglior attore protagonista, premio poi andato a Hopkins, neanche presente alla cerimonia o in collegamento.
Che dire?
Tranne qualche sorpresa, sono stati sicuramente degli Oscar molto prevedibili e anche abbastanza sottotono, a causa dei protocolli per il Covid.
Nonostante tutto, è stato un messaggio di speranza verso un futuro che, speriamo, sarà più roseo per il cinema e per tutti noi.
Ai prossimi Oscar.